Non manca una voce in questo piagnisteo a microfoni aperti?
Manca solo una voce in questo coro. Tutto questo chiasso la sta soffocando.
Non è quella della ragione, ormai eco lontana, non è quella della logica, costola preziosa strappata dal petto di un adamo qualunque e buttata via, non è quella del senso del sacro che vuole la vita frutto misterioso di un’unione piacevolissima. Nemmeno quella della natura: chiamata in causa, derisa e poi riabilitata tutto nel giro di qualche commento. Perché se è contro natura dare l’aspirina per chi ha la febbre, come ha scritto AleCattelan in risposta all’utente che lanciava il monito per cui non viene mai niente di buono andando contro naturaaaaaaa, allora come può essere tanto bello e naturale, come ci assicura @rominabertei, che due uomini siano padri di una bimba?
Manca del tutto la voce della bambina. Non questa, figlia di una grossolana finzione letteraria. Ma quella di bambine vere che poi, con una fatica impari, diventano ragazze e donne. E se non hanno potuto rispecchiarsi nel volto della loro vera mamma, magari scomposta tra donatrice e gestante, o del loro papà seppur ridotto a fornitore di sperma, hanno sofferto dolori intensissimi e spesso senza poter dar loro voce.
Pochi giorni fa la mia collega Annalisa Teggi ha fatto megafono a Millie Fontana e al suo discorso del 2015:
Figlia di una coppia lesbica, atea, 23enne. Pone questa semplice domanda alla comunità LGBT: devo sentirmi omofoba perché guardandomi allo specchio mi chiedo da chi abbia preso i miei occhi verdi?
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Ecco cosa manca, soprattutto.
Non basta l’amore, Millie ama entrambe le sue “madri” lesbiche; non basta una casa, non bastano relazioni stabili, non basta l’accudimento, non basta, non basta e non basta.
Serve sapere da dove vengo, a chi assomiglio, con chi caspita me la posso prendere, per poi perdonarlo, se ho il culo basso o le orecchie a sventola. E anche da chi voglio distaccarmi: rispetto a chi posso dire di me: mia madre era così, io invece…
Essere padri e madri pertiene, appunto, all’essere. E nell’adozione, nobilissimo istituto legislativo sotto attacco anch’esso, al centro c’è il bambino e il suo vero interesse e i genitori adottivi suppliscono ad una perdita del bambino e non il contrario.
Quando diventiamo genitori esercitiamo innanzitutto un’ autorità senza competenza, dice Fabrice Hadjadj che quando guarda questi temi ha una vista da dodici decimi. Non siamo profili professionali intercambiabili per cui basta la formazione e chiunque può esercitare la genitorialità.
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A volte occorre pensare più a lungo alle cose e non cedere alla tentazione della risposta acchiappa-like
Carissimo Alessandro, che fai così bene il tuo lavoro; quando vedi che sei troppo apprezzato, quando per esempio una senatrice Cirinnà si spella le mani per il tuo pezzo anti omofobia (quando capiremo di che si tratta forse l’Apocalisse sarà già un ricordo), quando la tua vela si gonfia perché tutti o quasi soffiano da quella parte, fatti qualche domanda sulla rotta che stai seguendo. E soprattutto guarda le tue bambine e chiediti se sarebbe giusto privarle della loro mamma, se davvero sarebbe tutto uguale.
Ora vorrei Costanza Miriano in loop che chiede a gran voce: “dove’è la madre di questi bambini? dov’è la madre?!”
E di nuovo chiederei a chi osasse la boutade: “concetto antropologico” a chi?