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Conoscevate la Settimana dei Barbuti?

Anthony the Great

Antoine Mekary | ALETEIA

Dolors Massot - pubblicato il 21/01/19

Dal 15 al 22 gennaio molti protagonisti del santorale portavano la barba

Portate la barba? Siamo allora nella settimana dell’anno che vi rappresenta meglio. È la “Settimana dei Barbuti”. Perché si chiama così? Per una ragione cristiana. Se prendiamo un calendario, vedremo che nel santorale dal 15 al 22 gennaio appaiono santi (alcuni dei quali molto famosi) con la barba, che nell’iconografia che li rappresenta non è solo un ornamento estetico.

Secondo la saggezza popolare, infatti, queste celebrazioni cadono nella settimana più fredda dell’anno, ed è allora logico che il detto reciti “Settimana dei Barbuti, settimana di starnuti”, o “A Sant’Antonio fa un freddo del demonio”.

Dal 15 al 17 gennaio celebriamo San Mauro Abate (15 gennaio), San Paolo Eremita (sempre il 15 gennaio) e Sant’Antonio Abate (17 gennaio). Seguono San Fruttuoso di Braga (21 gennaio) e San Vincenzo Martire (22 gennaio).

San Mauro Abate (15 gennaio)

MAURO
Francesco Solimena - Marie-Lan Nguyen-PD

San Mauro Abate è stato un religioso del VI e VII secolo, nato in una famiglia illustre nell’anno 511 a Roma.

È stato discepolo di San Benedetto, e si è dedicato alla vita religiosa nell’ordine benedettino, fondando vari monasteri in Francia, nella zona di Angiò, vicino al fiume Loira.

È morto il 15 gennaio 583. I suoi resti furono trasferiti nell’Estremadura (Spagna), anche se non se ne hanno prove documentali per via di un incendio. Attualmente una sua reliquia è contenuta nel reliquiario della Seo (la cattedrale) di Badajoz.

San Paolo Eremita (15 gennaio)

PAUL HERMIT
Mattia Preti (1613–1699) -PD

Il santo vestiva con foglie di palma intrecciate e si nutriva di acqua e datteri. Nacque nell’anno 228 nella regione della Tebaide, in Egitto. Ricevette un’educazione completa e imparò il greco, la lingua culturale dell’epoca.

Nel 250 l’imperatore Decio avviò una persecuzione contro i cristiani, pretendendone l’apostasia. Paolo, credendo che la paura potesse farlo vacillare e rinnegare il suo Signore, preferì nascondersi, ma un suo cognato che ambiva ai suoi beni lo denunciò alle autorità.

Paolo dovette allora fuggire nel deserto, e si rifugiò in una zona di grotte. Nella solitudine del deserto, Paolo scoprì che la sua vocazione era pregare e fare penitenza per il mondo allontanandosene completamente. Non avrebbe mai immaginato che la sua vita avrebbe consistito nel vivere quel distacco tanto radicale per più di 90 anni, fino alla morte, avvenuta quando ne aveva 113.

Si dissetava a una sorgente vicina e si nutriva con i datteri di una palma, con le cui foglie poteva anche procurarsi qualche indumento. San Girolamo (successivo a lui) ha scritto che quando non aveva datteri il santo si avvicinava ogni giorno a un corvo che gli dava del pane.

In quella zona desertica visse anche Sant’Antonio Abate, e fu questi che dovette dargli sepoltura quando morì. Miracolosamente, due leoni scavarono la sua tomba davanti a lui, che dovette solo deporvi i resti del santo eremita.

La vita di San Paolo, primo eremita, divenne fonte di ispirazione nell’epoca del Barocco.Velázquez, José de Ribera, Poussin, Teniers… hanno realizzato magnifiche opere con il santo come protagonista, per la sua vicinanza alla riflessione sulla morte e la fugacità della vita.

Sant’Antonio Abate (17 gennaio)

SAN ANTONIO ABAD
Bautista Mayno (1581–1649)-PD

Nato nel Basso Egitto, nel villaggio di Comas (vicino a Heracliopolis Magna), sentì presto la chiamata di Dio a vivere la vocazione cristiana con un forte senso di preghiera e distacco, e iniziò a visitare le comunità eremitiche che stavano sorgendo. In seguito sentì che Dio gli chiedeva un distacco totale, e cercò più a fondo la solitudine, morendo a 105 anni.

Conosciamo alcuni dei dettagli della sua vita grazie a Vita di San Paolo Eremita, di San Girolamo, che racconta come grazie a due leoni riuscì a seppellire San Paolo, fenomeno insolito che gli è valsa la fama di patrono di chi si occupa delle sepolture e degli animali.

In alcuni luoghi è oggi comune la benedizione degli animali (da lavoro nei campi o domestici). Una delle leggende che si raccontano su di lui fa riferimento a una femmina di cinghiale che andò a chiedere aiuto al santo perché i suoi piccoli erano ciechi. I piccoli recuperarono miracolosamente la vista, e l’animale non si allontanò mai da lui, difendendolo anche dai parassiti.

In molti luoghi del mondo, nel giorno della festa di Sant’Antonio Abate si svolge la benedizione degli animali. A Barcellona, dove si trova il famoso quartiere di Sant Antoni, si organizza Els tres Tombs, una festa con sfilate e benedizione degli animali.

Nel XII secolo è stato istituito l’Ordine dei Cavalieri Ospedalieri di Sant’Antonio per assistere le persone affette da malattie contagiose come tubercolosi e lebbra.

San Fruttuoso di Braga (21 gennaio)

FRUCTUOSUS
-Joseolgon-(CC BY-SA 4.0)

Nato a Toledo o nella regione del Bierzo in una famiglia visigota nobile appartenente alla corte di Toledo, nell’attuale provincia spagnola di León, rimase orfano da adolescente e decide di dedicarsi alla vita eremitica. Fondò una comunità nel Bierzo, battezzata la “Tebaida bierzana” per le sue similitudini con la vita degli eremiti in Egitto.

Fondò una ventina di monasteri da nord a sud della penisola iberica, infondendo in loro un grande spirito di preghiera e penitenza. Nel X Concilio di Toledo venne nominato arcivescovo di Braga (Portogallo) per sostituire colui che era stato fino a quel momento arcivescovo, che aveva confessato i suoi peccati contro la castità.

San Fruttuoso è considerato il padre del fenomeno monastico iberico.

San Vincenzo Martire (22 gennaio)

VINCENT
Anonymous-PD

Noto anche come San Vincenzo di Huesca, fu discepolo di San Valerio di Saragozza. Entrambi vennero arrestati dietro ordine del governatore Publio Daciano, che aveva visitato Roma per applicare un editto dell’imperatore con cui si perseguitavano fanaticamente i cristiani. Era l’anno 303.

I detenuti (vescovo e chierico) furono inviati a Valencia. Valerio venne esiliato, mentre Vincenzo fu incarcerato e sottoposto a martirio. Si dice che sia morto il 22 gennaio, anche se la data non è confermata. Si sa invece che l’aguzzino si convertì alla fede cristiana.

Le cattedrali di Valencia e Braga conservano come reliquie del santo entrambe le braccia.

Il martirio di San Vincenzo dà un’idea dell’accanimento della persecuzione contro i cristiani. Venne legato a un cavalletto, che lussava tutte le ossa, e in seguito il governatore ordinò che fosse scuoiato e messo su una graticola. Fu poi gettato in prigione, e lì morì. Il suo cadavere fu legato a una macina e gettato nel fiume Turia, che però poi lo restituì. Venne sepolto alla periferia di Valencia, da cui trae origine la basilica di Sant Vicent de la Roqueta. I cristiani mozárabes gli hanno reso culto nel corso dei secoli.

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