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Spiritualità
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La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, un tempo per comprendere ciò che ci unisce

Rassemblement oecuménique à Notre Dame de Pentecôte, La Défence.

Rassemblement œcuménique à l'occasion de la Semaine de prière pour l'Unité des Chrétiens. De g. à dr. Francis LAPIERRE, diacre permanent, Agnes VON KIRCHBACH, pasteur de l'ERF, P. Alain LOTODÉ, vicaire épiscopal de Nanterre, Serge SOLLOGOUB, archiprêtre orthodoxe, Alain LAMBROUT, pasteur adjoint de l'Ass. Chrétienne du Bon Berger. Maison d'Egl. Notre-Dame de Pentecôte. La Défense (92) France © P.RAZZO/CIRIC

16 Janvier 2013 : Rassemblement oecuménique à l'occasion de la Semaine de prière pour l'Unité des Chrétiens en 2013.

Vincent Olivier - pubblicato il 18/01/19

Dal 18 al 25 gennaio si svolge la settimana dell’unità dei cristiani: un tempo che tutti i cristiani possono dedicare a meglio comprendere ciò che li unisce, ma anche quel che li separa, per camminare meglio gli uni verso gli altri.

Canonico regolare di Sant’Agostino, padre de La Roncière ha passato i suoi primi anni di sacerdozio come insegnante al servizio della Chiesa greco-cattolica rumena – in piena ricostruzione dopo quarant’anni di persecuzioni sotto il regime comunista di Ceausescu. Ha ricevuto un indulto per celebrare in due riti (una deroga accordata dal Papa o dalla Santa Sede, che dispensa dal diritto comune della Chiesa cattolica, N.d.R.), e dunque ha dovuto imparare a celebrare secondo il rito bizantino. È stato a lungo delegato diocesano per l’ecumenismo, un vero costruttore di ponti: su Hozana sta animando una settimana di preghiera per gustare la ricchezza della cristianità.




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Per il religioso non ci sono dubbi: l’ecumenismo è ancora troppo “protocollare”:

Ci si incontra, si partecipa insieme a una celebrazione, ci si abbraccia e ci si saluta all’anno prossimo. Diventa una questione da specialisti (i delegati diocesani e qualche appassionato) e non un’urgenza che ci riguarda tutti.

Per rimediare a questo male, ci sono diverse soluzioni: anzitutto, non esitare a scoprire veramente l’altro assistendo al suo ufficio liturgico (sempre facendo attenzione a rispettare i sacramenti della sua confessione) – un mezzo rapido e sicuro di “aprire un sentiero”.

«Troppo spesso siamo nell’ecumenismo del minimo comune denominatore»

Più in generale, è la nostra concezione dell’ecumenismo che dovrebbe evolvere:

Troppo spesso siamo nell’ecumenismo del minimo comune denominatore, si accroccano delle cerimonie con pezzi da questa e da quella liturgia – cerimonie nelle quali, stringi stringi, nessuno si trova a proprio agio.

Al contrario, padre Martin ritiene che l’ecumenismo potrebbe essere un cammino «di emulazione spirituale» grazie allo «scambio di doni» avviato da Giovanni Paolo II: si tratta di «offrirsi fra cristiani quel che abbiamo di meglio sul piano spirituale e liturgico». È in questo spirito che egli ha scritto Trésors Spirituels des Chrétiens d’Orient et d’Occident [Tesori spirituali dei cristiani d’Oriente e d’Occidente, N.d.T.].




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E così padre de La Roncière conosce le difficoltà di un vero ecumenismo. E a Cluj (Romania) ha condiviso la vita dei greco-cattolici, la situazione con gli ortodossi è

molto tesa. Da una parte perché non hanno apprezzato il riavvicinamento con la Chiesa di Roma nel 1700; e poi soprattutto a causa delle relazioni che la Chiesa ortodossa ha potuto avere con il potere comunista: questo ha procurato ferite che sono tuttora aperte.

Mettere l’accento sulla preghiera

E tuttavia, anche tra cattolici sono possibili degli arricchimenti reciproci:

In Romania, come in Polonia, sono stato colpito dalla pietà e dal fervore, anche fra i giovani. Dio va da sé, è naturale pregare. Ci si va a confessare naturalmente, senza fare tante storie. Forse è una fede un po’ “da casalinga”, ma la gente si pone tante questioni in meno… a Occidente sono tutti molto cartesiani!

Un chiaro indicatore di progresso per la Chiesa in Francia è quindi il mettere maggiormente l’accento sull’educazione alla preghiera. Non si impara mai abbastanza a pregare, i laici non sono abituati ad essere radicati in una vita di preghiera. È la preghiera che fa scendere le cose dalla testa al cuore, è solo nella preghiera che la fede può ispirare i nostri atti e i nostri impegni quotidiani.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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