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La pertosse, che cos’è e come si cura?

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Ospedale Bambino Gesù - pubblicato il 15/01/19

Si tratta di una malattia batterica che ha sintomi particolarmente gravi nei bambini più piccoli.

Nella pertosse, la tosse può assumere caratteristiche diverse, da una forma tipica e caratteristica, ad una sfumata e simile ad altre malattie respiratorie. Nella manifestazione clinica classica si osservano serie di colpi di tosse ravvicinati fino a lasciare il paziente senza respiro, tanto che alla fine dell’accesso questo inspira rumorosamente, con una specie di fischio (il cosiddetto tirage). Questi accessi di tosse, nelle forme più gravi, sono estenuanti e, soprattutto nel lattante, possono compromettere notevolmente lo stato generale. La tosse è spesso notturna e frequentemente seguita da vomito. Si tratta di una tosse poco produttiva che può essere accompagnata da scarso catarro denso.

La pertosse nel lattante

Nel lattante si possono osservare altri due segni caratteristici. Uno è l’apnea. Il bambino rimane letteralmente senza respiro. Questo segno si può osservare sia dopo gli accessi di tosse, ma anche isolatamente. In alcuni casi, addirittura, l’apnea può presentarsi anche senza la tosse. Il secondo segno caratteristico è la cianosi, generalmente associata agli eccessi di tosse e all’apnea. Il bambino, a causa della mancata ossigenazione causata dall’accesso prolungato di tosse e/o dell’apnea, assume un colorito bluastro che si risolve non appena la funzione respiratoria riprende.




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Il criterio dell’età

Nel bambino i sintomi tendono ad essere più caratteristici, come descritto in precedenza, mentre con l’aumentare dell’età i sintomi sono meno evidenti fino a diventare sfumati nell’adulto.
È proprio nei ragazzi più grandi e nell’adulto che la diagnosi può essere difficile e che i ripetuti colpi di tosse, magari notturni e accompagnati da vomito, ma in pieno benessere per la maggior parte della giornata, possono essere scambiati per una comune malattia virale o addirittura per un’asma bronchiale o una broncopneumopatia ostruttiva, che è una malattia tipica dell’adulto.

La durata della tosse

La caratteristica propria della pertosse è la durata della tosse che la accompagna. Quest’ultima dura da diverse settimane fino a diversi mesi, con ampie variazioni secondo la gravità. Ne consegue che qualunque tosse di durata maggiore di 2 settimane che non abbia altre giustificazioni ovvie, dovrebbe essere indagata con un prelievo del muco nasofaringeo per la conferma della diagnosi. Infine, trattandosi di una malattia batterica contagiosa, non è infrequente trovare nello stesso nucleo familiare più componenti con i sintomi della pertosse. Dato che l’incubazione della malattia è breve, la scoperta di un caso di pertosse dovrebbe sempre condurre a una breve indagine nel nucleo familiare per identificare casi, specie negli adulti, che vanno adeguatamente trattati.




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La terapia

Non esistono terapie specifiche per la tosse che si osserva nella pertosse. I sedativi della tosse, i fluidificanti e i preparati a base di cortisone sono inutili. Nei casi più gravi, è il supporto all’alimentazione e all’idratazione che va garantito con un ricovero in ospedale che permette di monitorare eventuali complicazioni. Il riconoscimento precoce della malattia e l’esecuzione tempestiva degli esami diagnostici sono elementi essenziali per iniziare la terapia antibiotica che ha maggiore probabilità di ab- breviare i sintomi della malattia se iniziata precocemente.

Il ruolo della vaccinazione

Il secondo fattore che condiziona le manifestazioni cliniche è lo stato vaccinale. I pazienti che non sono vaccinati sono quelli che hanno le manifestazioni cliniche più eclatanti. Da queste osservazioni si capisce bene come i pazienti nei primi mesi di vita, perlopiù non vaccinati, sono quelli con le manifestazioni cliniche più gravi e che devono spesso ricorrere alle cure ospedaliere.
Man mano che il bambino riceve le dosi successive di vaccino contro la pertosse contenuto nell’esavalente, le manifestazioni cliniche sono più lievi. Sebbene i vaccini praticati di routine abbiano una elevata efficacia, per raggiungere la piena protezione bisogna che vengano somministrate tutte le dosi. Inoltre, l’efficacia si riduce nel tempo e, in mancanza di richiami vaccinali, si può ritornare suscettibili alla malattia ed avere di nuovo le manifestazioni tipiche. Bisogna ricordare che esistono le eccezioni e, anche nel bambino vaccinato, è possibile osservare raramente la malattia con i sintomi tipici.




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