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I cristiani perseguitati in Giappone si salvarono grazie al Rosario

GIAPPONE CRISTIANESIMO PERSECUZIONE

Unione Cristiani Cattolici Razionali

Unione Cristiani Cattolici Razionali - pubblicato il 13/01/19

E’ stato scoperto un rotolo relativo al periodo della persecuzione in cui compaiono immagini della vita di Cristo contemplate durante la recita del Rosario, l’unico strumento che trasmise la fede tra le generazioni di cristiani clandestini

Il museo Sawada Miki Kinenkan di Oiso (Giappone), ha reso noto un documento che potrebbe far luce sulla storia del cristianesimo nel paese asiatico. Secondo gli esperti, il documento risale al cosiddetto periodo Azuchi-Momoyama, che corrisponde grosso modo alla fine del 16° secolo, quando i cristiani erano vittime di persecuzione.

Si tratta di un rotolo di carta sul quale compare una serie di disegni ad inchiostro che rappresentano i misteri gioiosi, dolorosi e gloriosi che si contemplano nella preghiera del Rosario. I personaggi dipinti indossano abiti tradizionali hakama, i pantaloni tradizionali giapponesi dell’epoca. I test effettuati con il metodo del radiocarbonio hanno confermato la data che compare scritta: “1592 anni dalla sua nascita”, in riferimento alla natività di Cristo.

Siamo nel periodo della persecuzione cristiana giapponese. La storia cristiana in Giappone è iniziata con San Francesco Saverio e i suoi fratelli gesuiti nel 1549, i quali evangelizzarono i popoli che incontrarono e diedero avvio alla prima comunità cristiana. Si stima che verso la fine del 1500 vi fossero oltre 200mila cristiani in Giappone, tra cui diversi daymios, i signori feudali giapponesi.




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Con l’ascesa al potere di Toyotomi Hideyoshi, tuttavia, iniziò la persecuzione. Con la scusa di combattere l’influenza delle nazioni europee, Hideyoshi vietò l’evangelizzazione e nel 1587 emise un ordine per espellere i cristiani. Cinque anni dopo la creazione del rotolo, i primi 26 martiri cattolici del Giappone vennero crocifissi proprio per ordine di Hideyoshi. Il successivo imperatore, Tokugawa, bandì la religione ed intensificò la persecuzione tanto che nel 1632 altri 55 cattolici subirono il martirio. Alcuni anni dopo, cinque gesuiti entrarono segretamente in Giappone ma furono scoperti e giustiziati.

Da quel momento in poi il cattolicesimo giapponese sopravvisse clandestinamente e senza sacerdoti per quasi tre secoli. Nella seconda metà del XIX secolo, dopo la riapertura del Giappone al resto del mondo, venne concessa anche la libertà di religione e i cattolici vennero alla luce provocando notevole stupore negli europei e negli stessi giapponesi, i quali erano convinti che il dominio imperiale avesse estinto la fede cattolica. Il rotolo recentemente scoperto mostra che quel che mantenne viva la fede nei clandestini fu proprio la devozione alla Vergine. Senza sacerdoti e senza sacramenti, la recita comunitaria o personale del Santo Rosario divenne uno dei punti focali della devozione e la meditazione dei misteri, in cui si contemplano alcuni momenti della vita di Gesù Cristo, furono per molti l’unica forma di educazione religiosa e lo strumento di trasmissione della fede.




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All’interno del museo si possono osservare molti reperti risalenti agli anni della persecuzione cristiana nel Sol Levante. In un’apertura laterale di una statua del Buddha, ad esempio, è stato ritrovato nascosto un crocifisso in avorio ed immagini che, a prima vista, potevano essere scambiate per una delle tante divinità femminili giapponesi ma che in realtà rappresentavano la Vergine Maria. Colpiscono anche delle spade di samurai su cui si osservano piccole croci nel manico, altre immagini invece risultano sfigurate in quanto provengono dai persecutori giapponesi che costrinsero i contadini sospettati a calpestare immagini della Vergine e crocifissi, nel tentativo di scoprire se si trattava di cristiani in clandestinità.




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Il film Silence, diretto da Martin Scorsese, racconta in modo esemplare la vita clandestina dei cristiani in Giappone attraverso gli occhi di due gesuiti che nel 1638 arrivano in Giappone in ricerca del loro maestro spirituale e, con grandissima sorpresa, trovano una comunità cristiana che vive nel nascondimento. Ma con una devozione più sentita rispetto a quella delle società occidentali e, grazie al recente ritrovamento, oggi sappiamo che ciò che ha mantenuto salde nella fede generazioni di cristiani clandestini fu la recita del Rosario.




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Qui l’articolo tratto dal sito “Unione Cristiani Cattolici Razionali”

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