Anche quando affrontiamo direttamente il dolore e le ferite che ci hanno inflitto gli altri, però, spesso sottolineiamo solo il dolore e la debolezza, o facciamo troppo affidamento su aiuti esterni (come i farmaci), dimenticando tutti gli aspetti positivi e rafforzanti interenti alla situazione nella sua totalità. Come la mia tendenza a ossessionarmi per ciò che poteva andare male con il mio piede, o a dipendere troppo da altre parti della gamba, come esseri umani spesso ci concentriamo sul dolore e sui torti percepiti in una situazione particolare, perdendoci tutti i modi in cui siamo stati supportati durante il cammino.
Fare questo non cambia il fatto che ci sia stato un dolore. La mia caviglia si era storta davvero su quella radice qualche giorno prima. Ancor più grande della ferita, però, sono state l’incredibile guarigione e le forze entrate in gioco quasi istantaneamente dopo aver provato il dolore. I medici possono dirci di usare degli antidolorifici e del ghiaccio per ridurre il gonfiore, ma questo può renderci indifferenti al fatto che il gonfiore stesso è necessario perché si possa recuperare. Lo stesso vale nei nostri rapporti – per giungere alla nostra meta, a volte le cose si ingigantiscono e peggiorano prima di migliorare, come sa bene chiunque si sia storto una caviglia.
Tutto ciò include comunque un certo grado di prudenza e una netta conoscenza relativa al nostro obiettivo di una guarigione autentica. Sapevo che correre fin dall’inizio avrebbe potuto provocarmi un dolore più intenso. Nel mio desiderio di rimettermi rapidamente, questo approccio impaziente avrebbe potuto sortire l’effetto contrario. Allo stesso modo, nel lungo periodo è chiaro che la nostra volontà dev’essere moderata dalla chiara consapevolezza di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, altrimenti ogni passo provocherà una ferita maggiore e apprensione anziché più forza e l’agognata guarigione. È per questo che quella mattina, anziché dirigermi verso la mia meta abituale sapevo che l’importante era andare avanti, qualunque fosse la destinazione.
Tutti noi vogliamo il pieno recupero e la guarigione totale nella nostra vita, e nella nostra mente questo implica spesso il fatto di raggiungere una destinazione o un accordo particolare. Concentrandoci solo su un obiettivo, però, può essere facile chiedersi perché un dolore particolare riemerga, ricordandoci apparentemente che andare dove vorremmo potrebbe non essere effettivamente l’obiettivo che dovremmo perseguire. È invece il movimento diretto e prudente verso le nostre paure e insicurezze che permette la guarigione in modi mistici, in una dimensione invisibile in cui le nostre debolezze vengono trasformate in poteri nascosti che sono sempre stati lì.