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Guidava gli elicotteri per l’esercito. “Poi la mia fonte di forza è diventata Cristo”

don daniele leoni

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 11/01/19

Don Daniele Leoni da elicotterista in ex Jugoslavia, Albania e Iraq a sacerdote: la mia vita era bellissima, ma alla fine mi sono arreso

«Sono stato nell’esercito per 19 anni. Ho partecipato alle missioni in Albania, Kosovo, Bosnia, Serbia e Iraq. Ero un elicotterista». Non è la storia di un militare qualunque, ma di un sacerdote. Si chiama Don Daniele Leoni, classe 1971, ed è parroco di Pozzo (Arezzo).

«A 19 anni sono partito militare», racconta a (Credere/Famiglia Cristiana, 9 gennaio), «prima in artiglieria a Udine, il reggimento più operativo d’Italia, l’unico autorizzato a sparare la granata nucleare, poi a Viterbo alla scuola per sottufficiali. Mentre ero lì mi resi conto che era tutto vero quello che diceva la Chiesa. Cominciai a pensare che se Dio era davvero Dio, valeva la pena dargli tutto. Tuttavia, quando mi congedai, non sapevo ancora il risultato del concorso per pilota di elicotteri che avevo fatto».


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La vittoria del concorso

Era il 1994, ricorda Don Daniele, «iniziai a frequentare il seminario di Arezzo e decisi di entrare. Era già tutto fissato e il pomeriggio lasciai la mia ragazza. La mattina dopo, ancora dormivo, viene mio padre e mi fa: “Dani, Dani, ci sono i carabinieri al telefono”. “Tenente Leoni”, mi dicono dall’altra parte, “lei ha vinto il concorso per elicotterista”. Appena riattaccato chiamai il rettore del seminario e gli dissi: “Don Gianca’, grazie dell’opportunità, ma vado a fare il pilota di elicotteri, ciao ciao cia’”, click. E andai a fare il lavoro più bello del mondo. Fai cose grandi per il tuo Paese, che non è soltanto curarne gli interessi all’estero».

“E’ sempre un servizio”

«Quando aiuti le persone – prosegue il sacerdote – sia che si tratti di soccorrere un ferito portandolo via da una zona di combattimento, sia che si tratti di recuperare chi si è perso e vai con il soccorso alpino, o quando intervieni nella lotta antincendio, è sempre un servizio».

La missione in Iraq

Nel 2004 era in missione a Tallil, in Iraq, qualche miglio a sud di Nassiriya. «Per chilometri e chilometri non c’era nemmeno una cappellina. Pensate che quando venne a farci visita monsignor Angelo Bagnasco, che all’epoca era ordinario militare — l’ho portato io fin lì in elicottero da Kuwait City — celebrammo la Messa di Natale nella tenda del magazzino viveri, con un puzzo di salamoia che vi lascio solo immaginare».


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“Lei è una vergogna”

Pregare, confessa Don Daniele, «mi dava una grande pace e ogni tanto si univa a me una caporalessa». «Andavamo – sottolinea il prete – in un parcheggio dove non ci disturbava nessuno e recitavamo il Vespro. Dopo qualche tempo fui però convocato dal colonnello: “Lei è una vergogna! Non lo sa che un ufficiale con un caporale non può avere rapporti intimi?!”. Io cascai dal pero… ma quando la cosa fu chiarita, il colonnello mi confessò: “Forse siete gli unici che fate la cosa giusta qui”. Tempo una settimana e arrivò del personale americano che ci costruì una bellissima cappellina in legno. I compaesani del comandante ci donarono anche una campana».

Il ritorno in seminario

«La mia vita era bellissima – sentenziail sacerdote – ma i momenti di pace vera li sperimentavo solo quando stavo con il Signore. Allora mi arresi ed entrai nuovamente in seminario. Adesso eccomi qua. Prima offrivo servizio a una nazione, adesso a tutti gli uomini. Non è più un aiuto relegato a questa vita, ma che punta alla vita eterna, dove fonte di ogni forza è Cristo».

«Il nostro combattimento adesso – chiosa – non è contro le potenze della terra, ma contro le potenze del male. Satana è più che mai attivo e porta avanti la sua strategia agendo contro la fede e contro la famiglia».


Card. Gualtiero Bassetti

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