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“Ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca”

NASCONDINO, OCCHI, BIMBO

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don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 10/01/19

Gesù non merita stima o ammirazione, ma un cambiamento radicale del nostro sguardo: il figlio di Giuseppe è davvero il Figlio di Dio.

In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione.
Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.
Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.
Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore.
Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.
Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».
Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca. (Lc 4,14-22)

«Non è costui il figlio di Giuseppe?»: partiamo dalla fine del Vangelo. La scena è un crescendo di stupore che sfocia in questa espressione. Gesù è tornato a casa, e il suo ritorno viene accompagnato da due forme di testimonianza da parte dello Spirito: una predicazione che non lascia indifferenti, e la fama dei segni che finora ha compiuto. Ma come tutti noi sappiamo tornare a casa non è sempre facile. Il luogo dove dovremmo essere più compresi può diventare anche il luogo dove siamo più fraintesi. La gente di Nazareth quando pensa a Gesù lo pensa come il figlio di Giuseppe. E questo è già un bel complimento.

Ma è troppo poco pensare a Gesù come uno che è figlio di una brava persona, forse tra le migliori che ne siano mai nate. Gesù non è semplicemente il figlio di Giuseppe, Egli è il figlio di Dio. E per far passare questo messaggio Gesù legge davanti a tutti un passo preso dal rotolo del profeta Isaia in cui chiaramente si fa accenno al messia: “mi ha mandato ai poveri, ai prigionieri, ai ciechi, agli oppressi affinché tutti loro trovino ciò che stanno cercando”. Dice Gesù alla fine di questa lettura: “Oggi, si è adempiuta questa Scrittura, che voi avete udito”. Cioè tutto quello che avete da sempre aspettato adesso si trova davanti a voi.

Lo shock che avrà provocato una simile affermazione lo si comprende dalla schizofrenia delle risposte: “Tutti gli rendevano testimonianza, e si meravigliavano delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca”, che è un po’ come dire da una parte “è bellissimo!” e dall’altra “ma non è possibile!”. Eppure tutta la nostra fede si gioca esattamente su questo cambiamento che ci viene chiesto anche a noi attraverso questo racconto: vogliamo credere a Gesù semplicemente come un personal trainer che dà buoni consigli per vivere meglio oppure vogliamo accettare e accoglierlo per ciò che è, cioè il Figlio di Dio? Una simile scelta fa cambiare molte cose nella nostra vita, perché lo Spirito agisce con potenza lì dove c’è la fede e non la semplice stima o ammirazione. 

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