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L’infinita pazienza con cui Dio leviga la mia anima

FIGLIO, DOWN, PADRE

Nathan Anderson | Unsplash

Fraternità San Carlo Borromeo - pubblicato il 09/01/19

Una giornata di caritativa in una cooperativa per disabili e l'imprevisto dono di accorgersi che Dio non molla mai la presa su di noi, finché non impariamo.

di Luis Javier Rosales

Ho trascorso un mese presso la cooperativa Nazareno, a Carpi, facendo caritativa con persone disabili che si occupano di artigianato. La mia giornata era così: sveglia presto, lodi e silenzio, poi la messa; dopo di che, andavamo in cooperativa a fare colazione. Mi è stato di grande aiuto avere un tempo fisso e stabile di preghiera per mendicare la disponibilità del mio cuore e l’aumento dell’affezione per i ragazzi, cioè la capacità di guardare Cristo nei loro volti.


MANI, DISABILE, DISEGNO

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C’è stato un episodio particolarmente significativo. Un giorno ho aiutato Beppe, un anziano settantenne con la sindrome di Down, a fare dei pupazzi, riempiendoli di cotone. Dovevo fare i miei pupazzi e al tempo stesso aiutare lui a fare i suoi. Però, dato che non riusciva a spingere bene il cotone dentro la sagoma, dovevo mo­strargli in continuazione come farlo. In continuazione significa ogni 15 secondi per tre ore filate. “Così no, si fa così, guardami. Con la penna lo infili fino in fondo alla gamba del pupazzo. Vedi? Prendi il cotone, e paf!, lo infili fino in fondo”. Lui rispondeva sempre co­sì: “Eh, eh! Bravo, bravo!”. Poi ci provava e sbagliava ancora, e di nuovo io: “No, così no, guarda come faccio”. E di nuovo lui: “Bravo, bravo, sì, sì”. E avanti così. Sono arrivato a pranzo che ero stanchissimo. Mangiamo insieme e vedo che era contentissimo di aver lavorato “bene”: era stata una bella mattina di lavoro.

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UfaBizPhoto/Shutterstock

Più tardi ho capito il valore di quella mattina: anche Dio fa così con me. Una volta dopo l’altra mi insegna, è paziente. Una volta dopo l’altra. Non si stanca finché non imparo.
Inoltre, stando nella cooperativa, ho capito che ciascuna di queste persone fa un’attività necessaria allo scopo finale. Ognuno di loro è utile e necessario per il tutto, anche facendo cose a prima vista banali e semplicissime.


ALBERTO MERONI

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Penso alla mia vita in seminario. Anche qui tutto ha un valore immenso e gli altri hanno bisogno della mia risposta personale davanti al compito che ho, cioè prendere sul serio la mia vocazione e il mio rapporto con Cristo. La mia giornata è piena di piccoli gesti nascosti, apparentemente banali. Li voglio vivere nella verità, guardando allo scopo come quei ragazzi.

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