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Perché piangere nel momento dell’angoscia

WOMAN ANXIETY
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Lorena Moscoso - pubblicato il 08/01/19
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Vi siete mai chiesti quale sia il motivo per cui alcune persone sembrano soffrire con una certa serenità? La pace che offre la preghiera non è paragonabile a nullaAlcune persone affrontano il dolore, la malattia o la morte di un familiare con una pace che richiama l’attenzione.

A volte questa serenità di fronte alla morte viene confusa con freddezza. Mi viene in mente che chi subisce una perdita probabilmente è ormai rimasto senza lacrime.

Ci sono però altre persone che hanno in sé una pace che si distingue, e che pur essendo spezzate dal dolore fisico o emotivo sembrano avere uno spirito di pietra.

Questa qualità delle persone che descrivo non è una cosa propria, quanto il frutto della preghiera – della fede e della speranza di sapere che ora tutto è nelle mani di Dio, che i nostri cari defunti godono ora della Sua presenza.

Ricordo che quando avevo appena due anni sono partita con la mia famiglia. Dovevamo visitare un parco in cui si arrivava in treno e si ripartiva alla fine della visita.

Quando il treno iniziava ad annunciare la sua partenza mi sono resa conto che non avevo alcuno dei miei familiari intorno a me e mi sono spaventata.

Ero convinto che non avrei mai rivisto la mia famiglia e sono piombata in un incubo.

Giravo su me stessa aprendo e chiudendo gli occhi perché le lacrime scorressero e mi lasciassero vedere più chiaramente un volto conosciuto.

Non vedevo nessuno in quella folla che si affrettava a salire sul treno. Ero sola e disperata. Nessuno si fermava ad aiutarmi.

All’improvviso tra la gente ho riconosciuto mio padre che correva verso di me. Mi ha presa in braccio ed è corso verso il treno. Non ricordo nient’altro.

Questa esperienza mi fa pensare molto a come ci sentiamo quando affrontiamo preoccupazioni, dolori, circostanze critiche o perfino estreme.

Abbiamo il cuore e la mente divisi. Cerchiamo disperatamente risorse che ci offrano delle soluzioni, ricordiamo il passato e temiamo il futuro.

L’angoscia si impossessa di tutta la nostra esistenza, e siamo estenuati perché non troviamo un attimo di riposo prevedendo la catastrofe.

Aggrappati all’ultimo filo di speranza, ricordiamo le cose più fondamentali che abbiamo imparato: uniamo le mani e iniziamo a pregare.

L’esperienza di molti con la preghiera può essere frustrante: perché non si sa come pregare, non si conosce Cristo, si ha una vita spirituale immatura, ci si trova in stato di peccato e molte altre ragioni.

Al di là dell’infinità di risultati di una preghiera ben fatta, però, la preghiera ha qualcosa che non smette mai di stupirci: ha la capacità di ancorarci e farci raccogliere.

Malgrado la sofferenza, si ha la convinzione che quando si prega non si è alla mercè delle proprie emozioni.

Stabili e sereni, si ha la capacità di vedere e di riflettere con maggiore chiarezza su ciò che accade.

La preghiera sostenuta e continua apre le porte e mostra nuove strade, trasforma e alla fine guarisce.

È questo il motivo per cui vediamo queste persone che affrontano le loro crisi con maggiore serenità; sono capaci di staccarsi dal passato e di affrontare il futuro incerto nelle stesse condizioni.

Sanno di essere sostenute dalle mani di Dio. Questo è ora il loro centro, fonte di pace e di crescita.

Non so se sapevo pregare quando ho avuto quell’esperienza, ma posso vedere che forse la ragione pr cui non ricordo nulla dopo che mio padre mi ha presa in braccio è che ormai potevo riposare tranquilla. La calma e la sicurezza erano state restituite al mio cuore.