I maestri spirituali insistono sul fatto che siamo tutti chiamati a percorrere la vita di preghiera fino ad arrivare alla contemplazioneLa vita cristiana è necessariamente caratterizzata dalla vita di preghiera. In tutti i maestri spirituali troveremo, in modi diversi, sempre la stessa verità: la preghiera è indispensabile per il cristiano. Il Signore stesso ci invita nel Vangelo a “pregare incessantemente”. Definire cosa sia la preghiera può essere al contempo semplice e confuso.
Da un lato possiamo dire che pregare è semplicemente parlare con Dio, ma tutti coloro che hanno già avuto una piccola esperienza di preghiera sanno che anche se questa definizione è vera dev’essere specificata meglio se vogliamo avere un’idea più esatta di quello di cui si tratta. Quando cerchiamo di addentrarci un po’ di più nelle forme e nei metodi per pregare, sembra comune trovare la contemplazione come apice di quella vita, ma cos’è la contemplazione?
Seguendo i passi di Antonio Royo Marín, un maestro domenicano, possiamo intendere in generale la contemplazione come la risposta che il nostro spirito dà a uno spettacolo grandioso che richiama potentemente la nostra attenzione. È in qualche modo il fatto di guardare un oggetto con ammirazione.
Ad esempio, quando vediamo sbocciare un fiore possiamo semplicemente vedere e constatare una realtà o permettere che questa tocchi in qualche modo la nostra interiorità e che ci “parli” e ci “interpelli”. Forse possiamo distinguere la differenza tra un semplice guardare e il contemplare.
E possiamo contemplare non solo un fiore, ma il mare, una catena montuosa, una bella cascata o un’opera d’arte. In tutti questi casi parliamo di una specie di contemplazione che possiamo definire naturale. La contemplazione cristiana è invece soprannaturale, ed è stata definita in molti modi. Sant’Agostino dice che “la contemplazione è una deliziosa ammirazione della verità che risplende”. San Francesco di Sales ha affermato dal canto suo che “non è altro che un’attezione amorevole, semplice e permanente dello spirito alle cose divine”. Una caratteristica di questa contemplazione è il fatto che è infusa in noi, ovvero una luce superiore (di Dio) ci illumina con le verità che contempliamo.
Royo Marín, nel suo libro intitolato Teologia della Perfezione Cristiana, scende in molti dettagli riferiti alla contemplazione, e arriva a questa definizione: “È una semplice intuizione della verità divina proveniente dalla fede illustrata dai doni della comprensione, della sapienza e della scienza in stato perfetto”. Forse non è una definizione bella come quella di Sant’Agostino o di San Francesco di Sales, ma illustra bene come contemplare sia un dono di Dio all’uomo che ha fede.
Imparare con Papa Francesco
Papa Francesco ci dice che per la preghiera di contemplazione basta prendere il Vangelo, leggere e immaginarsi sulla scena, immaginare cosa accade e parlare con Gesù come ci viene dal cuore.
Da tutto ciò può derivare la sensazione che la contemplazione sia qualcosa di molto elevato, per persone scelte per rivelazioni mistiche, ma non per il cristiano “comune”. I maestri spirituali insistono però sul fatto che siamo tutti chiamati a percorrere la vita di preghiera fino ad arrivare a questa contemplazione. E penso che per questo vale la pena di capire che non esiste alcun cristiano “comune”, perché la santità a cui siamo chiamati è sempre nuova, unica, riflesso della grandiosità infinita e bella di Dio. Non siamo chiamati ad essere comuni, ma ad essere santi e a contemplare il volto di Dio faccia a faccia nella sua Gloria.
Con questo breve testo non siamo riusciti neanche a grattare la superficie della realtà della preghiera di contemplazione. C’è molto da approfondire, ma come ha fatto Maria quando ha contemplato il messaggio di Dio per mezzo dell’angelo, lasciamo che Dio infonda nel nostro cuore la sua Verità, perché contemplandola ci poniamo al suo servizio nelle varie realtà che viviamo.