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Gesù vuole da noi gli stessi doni che gli hanno portato i magi

3 MAGI

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Tom Hoopes - pubblicato il 07/01/19

San Gregorio Magno spiega cosa dovrebbero significare per noi oro, incenso e mirra

Conosciamo tutti la storia che la Chiesa ha celebrato questa domenica, festa dell’Epifania. Amiamo gli elementi originali che introduce nella storia del Natale: la stella, i cammelli e i magi con oro, incenso e mirra.

Quello che forse non capiamo è che quei tre doni non sono solo strani oggetti del passato, ma un modo per ricordare ciò che Gesù vuole ogni giorno da ciascuno di noi. Gesù vuole che gli diamo “oro” “risplendendo alla sua vista con la luce della sapienza”.

San Gregorio Magno ha spiegato il significato di ciascun dono e ha affermato che Cristo se li aspetta ogni giorno da ognuno. Quando ha paragonato l’oro alla sapienza, tutti hanno capito cosa intendeva.

La sapienza è il primo dei doni dello Spirito Santo. Lo riceviamo con il Battesimo e ci dà la capacità di “apprezzare ciò che è giusto”, vedere i beni di Dio e amarli, ma funziona solo se la restituiamo a Dio. Il Vangelo ci mostra cosa accade quando usiamo la sapienza solo per noi.


THE 3 MAGI

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Erode, preoccupato per le notizie portategli dai magi, riunisce i capi dei sacerdoti per rispondere alla domanda: Dov’è il Cristo che deve nascere? Gli rispondono “A Betlemme di Giudea”, e spiegano esattamente come lo sanno.

La specificità della loro risposta è sorprendente. Sanno benissimo cosa dicono le Scritture, ma nessuno di loro accorre alla mangiatoia.

Sant’Agostino dice che “leggono le Scritture in modo non proficuo”. È un bell’eufemismo.

La prima lettura di Isaia predice la visita dei magi e descrive come i sacerdoti avrebbero dovuto reagire ad essa: “Guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore”.

Ma il cuore dei capi dei sacerdoti non ha palpitato. Avevano intellettualizzato la loro fede e non sono riusciti a portarla nel cuore.

Confrontate i sacerdoti con i magi.

Questi ultimi non solo avevano l’intelligenza per sapere che i segni astronomici che avevano visto erano significativi, ma il fatto stesso che abbiano portato in dono dell’oro mostra che conoscevano il valore dei segni che avevano visto in cielo.

E noi? I fatti della nostra fede ci riempiono di stupore? Il nostro intelletto tocca il nostro cuore? O come i sacerdoti di Erode crediamo senza stupirci, abbiamo fede ma senza amore?

Allo stesso modo, o diamo a Gesù “incenso” o finiamo come Erode.

San Gregorio dice che l’incenso, come quello usato a Messa, simboleggia la preghiera. Erode, un re ebreo noto per la sua mancanza di pietà, avrebbe potuto usarne un po’.

Quando i magi vanno alla ricerca di Gesù dice loro: “Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. In realtà, però, voleva solo eliminare Gesù perché lo riteneva una minaccia al potere a lui tanto caro.

I magi erano l’opposto.

Quando trovano finalmente il bambino Gesù, fanno ciò che Erode fingeva solo di voler fare: “Si prostrarono e lo adorarono”.


PAPIEŻ FRANCISZEK

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Tutta la vita di Erode sarebbe cambiata se avesse fatto questo. La nostra può cambiare anche ora se lo facciamo.

Quanto spesso, però, evitiamo la preghiera per orgoglio, pensando che Gesù sfiderà le nostre priorità egoiste? Quanto spesso rifiutiamo la preghiera per vanità, credendo che ci metterà in imbarazzo di fronte agli altri? E quanto spesso rinunciamo alla preghiera per amore del comfort, pensando che ci scomoderà troppo? San Gregorio diceva che dovremmo offrire ogni giorno dell’incenso a Cristo “attraverso la dolce fragranza delle nostre preghiere”.

Dobbiamo infine offrire a Gesù della “mirra”, come fecero i magi.

La mirra era un unguento sia curativo che usato per le sepolture. Nella mirra, dice quindi San Gregorio, “è simboleggiata la mortificazione della carne”. “Offriamo mirra quando offriamo i desideri della carne”.

I magi hanno fatto esattamente questo alla fine del Vangelo.

Avevano ricevuto un’accoglienza regale da parte di Erode ed erano stati trattati come studiosi dai suoi intellettuali di spicco. Era stato promesso loro ancor di più se fossero tornati come aveva chiesto il re, ma hanno rifiutato. Hanno rinunciato a tutto.

“Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese”.

Hanno visto la propria vita come una ricerca di Gesù, e una volta che lo hanno trovato erano soddisfatti.

Possiamo vivere allo stesso modo, trascurando tutti i beni minori che ci affascinano e scegliendo Lui. Iniziamo oggi stesso.

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