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I sindaci fanno bene ad opporsi a Matteo Salvini sul decreto sicurezza?

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Leoluca Orlando, sindaco di Palermo e il ministro Salvini

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 04/01/19

Tutto ruota sulla concessione della residenza ai migranti. Perchè la nuova norma non agevola l'integrazione di quelli regolari

Si fa strada l’obiezione dei sindaci alla «legge Salvini», ovvero il Decreto sicurezza.

Il primo ad annunciare la protesta contro il decreto è stato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che ha dato disposizione scritta all’ufficio dell’anagrafe della sua città di non applicarne l’articolo 13, quello che stabilisce il divieto di iscrizione all’anagrafe cittadina per i titolari di permesso di soggiorno per richiesta d’asilo (cioè quello dato temporaneamente agli stranieri in attesa di sapere se la loro richiesta di protezione internazionale sarà accolta e dunque avranno asilo politico in Italia).

È una disposizione ritenuta da molti vessatoria, che colpisce gli stranieri regolari senza produrre vantaggi visibili. Senza iscrizione all’anagrafe, infatti, non si può fare richiesta di carta di identità e si rimane privi di residenza.

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I dubbi di banche e centri per l’impiego

In teoria, anche in queste condizioni, gli stranieri avrebbero comunque diritto ad accedere a servizi pubblici e privati, ma come ha ricordato l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, molti enti pubblici e privati non conoscono perfettamente le regole e quindi si rifiuteranno di erogare servizi a persone prive di residenza.

Banche e centri per l’impiego, per esempio, potrebbero rendere più lenta e difficoltosa l’apertura di un conto corrente o l’iscrizione nelle proprie liste di collocamento a uno straniero dotato di regolare permesso di soggiorno, ma senza residenza (Il Post, 3 gennaio).

Colpiti anche i minori

La norma colpisce anche i minori non accompagnati, i quali hanno tutti il permesso di soggiorno per motivo umanitari, e gli stranieri che hanno il permesso di soggiorno per motivi di lavoro.

Tutto questo rallenta e disincentiva i processi di integrazione dei migranti regolari in Italia. 


POPE FRANCIS,ROHINGYA

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De Magistris: discriminazioni razziali

Al fianco di Orlando si schiera il sindaco di Napoli Luigi de Magistris: «Da quando amministriamo Napoli abbiamo sempre e solo interpretato le leggi ordinarie in maniera costituzionalmente orientata. Noi continueremo a concedere la residenza, non c’è bisogno di un ordine del sindaco o di una delibera perché in questa amministrazione c’è il valore condiviso di interpretare le leggi in maniera costituzionalmente orientata»

«Là dove c’è un dubbio giuridico – aggiunge De Magistris – un’interpretazione distorta o una volontà politica nazionale che tende invece a violare le leggi costituzionali o a discriminare in base a un motivo di tipo razziale, noi non possiamo che andare in direzione completamente opposta rispetto a questo diktat proveniente da Roma» (Avvenire, 3 gennaio).

Sala: non si blocca nessuna richiesta all’anagrafe

Anche Milano è d’accordo con Orlando: «Il sindaco Orlando lancia la disobbedienza sulla Legge Salvini? Vedremo, e sarà innanzitutto Beppe Sala a decidere, nelle prossime settimane come comportarci». È la posizione della giunta di Milano espressa dall’assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano Pierfrancesco Majorino che dice di condividere «totalmente le critiche» del primo cittadino di Palermo

«Certamente due cose possiamo già sottolinearle – aggiunge –: 1) Non abbiamo nessuna intenzione di togliere l’iscrizione anagrafica ai richiedenti asilo che l’hanno già fatta. Legge o non Legge. 2) In queste settimane stiamo accogliendo nei centri per senzatetto italiani e stranieri. E per gli stranieri on ci poniamo certo il problema se siano regolari o meno. Meglio ospitarli nei centri che saperli per strada».


POPE FRANCIS,MIGRANTS

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Salvini: siete “amici dei clandestini”

«Amici dei clandestini, traditori degli italiani!», scrive il ministro dell’Interno su Facebook, riferendosi ai sindaci che si oppongono al decreto sicurezza. Già prima aveva dichiarato: «È finita la pacchia. Se qualche sindaco non è d’accordo si dimetta».

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Ma qualche tempo fa…

Lettera43 (3 gennaio) ha notato che qualche tempo fa la linea dell’attuale ministro dell’Interno sulla disobbedienza civile invocata da Orlando e gli altri sindaci, rispetto all’applicazione del decreto, sarebbe stata tollerata con toni diversi. L’11 maggio del 2016, giorno dell’approvazione della legge sulle unioni civili alla Camera attraverso il voto di fiducia, il leader della Lega dichiarava in un’intervista radiofonica: «La disobbedienza alle leggi sbagliate è una virtù. È una legge sbagliata e per alcuni aspetti discriminatoria. Non si capisce perché dovrebbe esserci la pensione di reversibilità per le coppie gay, mentre viene messa in discussione quella delle coppie sposate anni e anni fa».


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Conte apre ai sindaci

Dopo gli scontri tra Salvini e i sindaci interviene Palazzo Chigi: «Se l’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani, dunque i sindaci) desidera segnalare eventuali difficoltà applicative – si legge in una nota – ben venga la richiesta di un incontro con il Governo, al quale anche il presidente del Consiglio è disposto a partecipare insieme al ministro dell’Interno. Inaccettabili, invece, sono le posizioni degli amministratori locali che hanno pubblicamente dichiarato che non intendono applicare una legge dello Stato» (La Repubblica, 3 gennaio).


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