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Dietrofront del Governo sulla tassa sulle onlus

LUIGI DI MAIO

Michele Spatari | NurPhoto | AFP

Lucandrea Massaro - pubblicato il 28/12/18

Il premier Conte assicura miglioramenti a gennaio, il vicepremier Di Maio: “La cambieremo con il primo provvedimento utile”

La Manovra del Popolo, in via di approvazione definitiva, comprende molte misure di vario genere (ne abbiamo parlato qui) ma anche una norma che potrebbe rendere difficile, se non impossibile, il prosieguo del lavoro di decine, forse centinaia di organizzazioni non profit che operano in Italia a vario titolo e che suppliscono alle necessità degli italiani e – spesso – alle mancanze dello Stato. Si tratta di volontariato, mense, aiuto ai disabili in primis, ma anche associazioni di promozione culturale. Il provvedimento è il raddoppio dell’Ires sui profitti di queste realtà, una norma che la CEI per bocca del suo presidente, il cardinal Bassetti ha definito “una provocazione” e che i Francescani, per bocca del portavoce, padre Enzo Fortunato, hanno commentato così:”Si destabilizza chi vuol essere strumento di bontà e si taglia la possibilità di fare di più”. Scrive padre Enzo: “In questi giorni sono tante le notizie che hanno raggiunto le nostre case: l’Etna, l’Indonesia, la morte di innocenti, tanti cristiani uccisi e perseguitati. In tutti noi nasce un senso di sana solidarietà: un cuore che si apre ai drammi del mondo, ai drammi del nostro Paese, alla vicinanza di chi chiede un po’ di compagnia, perché solo. Il nostro cuore si apre dinnanzi alla bellissima pagina di quella anziana signora che sentendosi sola chiede aiuto a chi è preposto non solo all’ordine pubblico, ma anche al disagio della solitudine, indirizzando a quel nobile pilastro del nostro Paese che è il servizio sociale”. Un servizio che potrebbe non essere più possibile se la norma non cambia. Impressionante in questo senso le reazioni del Governo per bocca del Viceministro all’Economia, Laura Castelli che all’AGI dice: «E’ giusto: se sei del terzo settore “enti ecclesiastici e non” si presuppone che tu non faccia utili visto che sei senza scopo di lucro. Noi tassiamo i profitti delle no profit mica tassiamo i soldi della beneficenza!». Eccesso di zelo forse, ma anche ignoranza verso la materia in questione che fa pensare non ad un errore, ma alla scelta di chi non sa cosa sta per normare. Come scrive – con una certa “ferocia” – Riccardo Bonacina su VITA:

L’avanzo di gestione nelle realtà non profit non può essere distribuito né direttamente né indirettamente ed è questo un modo per ribadire lo scopo principale delle organizzazioni non profit laddove si realizzano scopi ideali e non finalità lucrative – specularmente non è altro che l’obbligo di devoluzione permanente del patrimonio dell’associazione per gli scopi istituzionali di quest’ultima. L’assenza delle finalità lucrative negli enti non profit è una delle caratteristiche giuridicamente rilevanti, rimarcata dalle norme che vietano la distribuzione degli utili, anche indirettamente, e che, quindi, vincolano la destinazione alle attività istituzionali dell’organizzazione.

Non sapere – per un ministro – che l’obbligo per le onlus non è avere pareggio di bilancio, ma che gli utili non possono essere divisi tra i soci è grave. La levata di scudi però ha fatto fare marcia indietro al Governo:

Così il Premier Giuseppe Conte su Facebook

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Il cardinal Bassetti aveva avuto modo di rispondere al ministro Salvini che – difendendo il provvedimento – aveva tuonato contro i “vescovoni”:

“Il raddoppio dell’Ires non e’ un dono, ma una provocazione. Il nostro Paese sta vivendo un momento difficile, ma non mi sarei aspettato di vedere colpito il volontariato e tutto cio’ che rappresenta: si tratta di migliaia di istituzioni senza fini di lucro, che coprono uno spettro enorme di bisogni ed esigenze, da quelle ambientali a quelle sanitarie, da quelle di supporto alla coesione sociale e di contrasto alla poverta’ a quelle ricreative, culturali ed educative. La storia italiana e’ stata tormentata, ma se c’e’ una cosa che ha riscattato tante cattiverie e miserie e’ il sentimento morale di partecipazione popolare alle difficolta’ e alle disgrazie della gente”. Bassetti conclude: “La Chiesa italiana ha i suoi limiti, ma non puo’ essere processata sui social o con qualche dichiarazione. Chiedo che sia compresa e, al piu’, sfidata con comportamenti e azioni degne di essere imitati” (Vita, 27 dicembre).

Il leader del Popolo della Famiglia, il giornalista Mario Adinolfi, sornione ha commentato così la vicenda:

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L’intervento dei frati francescani sa molto di “bacchettata” al Governo giallo-verde  “Si tratta di migliaia di istituzioni senza fini di lucro che partono dal nord al sud dell’Italia e coprono come un manto gli enormi bisogni ed esigenze: da quelli ambientali e a quelli sanitari, da quelli che sorreggono la coesione sociale al contrasto delle povertà, da quelli educativi a quelli ricreativi. Animando un sentimento, che fa bene, prima ancora che alla chiesa, allo Stato; anzi alla nostra comunità come l’ha chiamata papa Bergoglio, auspicando una politica nobile nel suo messaggio per la giornata mondiale della pace che vivremo il primo gennaio. Un sentimento che fa bene alla nostra Italia e non solo a una parte del nostro Paese”.Un intervento, garbato nei toni e costruttivo, ma che si evince dalle parole di Luigi Di Maio, ha avuto una eco forte nel Consiglio dei Ministri:

“Quella norma va cambiata nel primo provvedimento utile. Si volevano punire coloro che fanno finto volontariato e ne è venuta fuori una norma che punisce coloro che hanno sempre aiutato i più deboli. Non possiamo intervenire nella Legge di Bilancio perché si andrebbe in esercizio provvisorio. Ma prendo l’impegno di modificarla nel primo provvedimento utile. Inoltre, abbiamo sentito la comunità dei Frati di Assisi, che ringraziamo per il loro instancabile impegno, e li incontreremo quanto prima” (Dire)

Su Di Maio, sul Foglio, il vignettista Makkox ironizza così la situazione
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