Per trascorrere una Vigilia di Natale di preghiera e gioia in attesa della nascita di Nostro Signore Oggi è la Vigilia di Natale , che bello! Da giorni riceviamo mail, messaggini, biglietti di auguri tutti più o meno uguali, che spesso rischiamo di leggere senza curiosità. Mentre scorriamo quelle poche parole già pensiamo alla risposta con un po’ di ironia: “Anche a te e famiglia”. Per questo abbiamo pensato di condividere con voi alcune poesie che raccontano lo stupore, la gioia, il mistero del Santo Natale. Soprattutto per chi dice: “quest’anno il Natale non lo sento proprio”. Coraggio! Gustatevi questi versi dei Padri della Chiesa: potete anche utilizzarli come testo di auguri, trascriverli nei bigliettini per i vostri doni natalizi o semplicemente leggerli, “pregarli”. Sono tratti dal libro La notte respira la sua luce. Poesie e canti di Natale dei Padri della Chiesa a cura di Alessandra Peri (Castalvecchi ) che nell’introduzione scrive:
La gioia del Natale è gioia della salvezza. Non è dato Natale senza Pasqua. I Padri della Chiesa ci aiutano a guardare la Storia dalla giusta prospettiva, per cogliervi i segni della presenza di Dio. Una presenza che nella grotta di Betlemme – nella luce che avvolge i pastori, nel giubilo che cantano gli angeli, nella stella che guida i Magi – parla già del sacrificio della Croce e della gloria della Resurrezione. Nella nascita di Gesù è già anticipata e prefigurata la Croce, il compimento della salvezza.
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È Natale, Signore.
O è già subito Pasqua?
Il legno del presepio è duro,
come il legno della croce.
Il freddo ti punge
quasi corona di spine.
L’odio dei potenti ti spia e ti teme.
Fuga affannosa nella notte.
Sangue innocente di coetanei,
presagio del tuo sangue.
Lamento di madri desolate,
eco del pianto di tua Madre.
Quanti segni di morte, Signore,
in questa tua nascita.
Comincia così il tuo cammino tra noi,
la tua ostinata decisione
di essere Dio, non di sembrarlo.
Le pietre non divertano pane.
Non ti lancerai dalla dorata cima del tempio.
Non conquisterai i regni dell’uomo.
Costruisci la tua vita di ogni giorno
raccogliendo con cura meticolosa,
con paziente amore,
tutto quello che noi scartiamo:
gli stracci della nostra povertà,
le piaghe del nostro dolore,
i pesi che non sappiamo portare;
le infamie che non vogliamo riconoscere.
Grazie, Signore, per questa ostinazione,
per questo sparire,
per questo ritrarti,
che schiude un libero spazio
per la mia libera decisione di amarti.
Dio che ti nascondi,
Dio che non sembri Dio,
Dio degli stracci e delle piaghe,
Dio dei pesi e delle infamie,
io ti amo.
Non so come dirtelo,
ho paura di dirtelo,
perché talvolta mi spavento
e ritiro la parola;
eppure sento che devo dirtelo:
io ti amo.
In questa possibilità di amarti,
che la tua povertà mi schiude,
divento veramente uomo.
Amo gli stracci, le piaghe, i pesi
di ogni fratello.
Piango le infamie di tutto il mondo.
Scopro di essere uomo,
non di sembrarlo.
Il tuo Natale è il mio natale.
Nella gioia di questo nascere,
nello stupore di poterti amare,
nel dono immenso di vivere insieme,
io accetto, io voglio, io chiedo
che anche per me, Signore,
sia subito Pasqua.
(Luigi Serenthà)
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Il suo amore per me ha umiliato la sua grandezza.
Si è fatto simile a me perché io lo riceva,
si è fatto simile a me perché io di lui mi rivesta.
Non ho avuto paura di vederlo
Perché egli è per me misericordia.
Ha preso la mia natura perché io lo comprenda,
il mio volto, perché io da lui non mi distolga.
Odi di Salomone
Nato il Signore Gesù dalla Vergine Santa,
tutto il creato venne illuminato:
mentre i pastori vegliano nei campi,
i magi adorano e gli angeli cantano.
Erode si agita, perché Dio è apparso
nella carne, il Salvatore delle nostre anime.
Anatolio di Costantinopoli
Il bambino celeste, disceso dal cielo
è stato concepito nel seno di Maria;
il Figlio eccelso della divina essenza
si è abbassato ad una figlia di questa terra;
l’Essere, il Figlio nascosto del Padre
è venuto nel seno della Vergine,
La luce è discesa dal cielo;
la fiamma abitò nella carne;
il Dio da Dio in una figlia di questa terra,
proveniente dalla casa di Davide.
La sua maestà non perdeva nulla in onore
Per il fatto che era discesa dal trono nel seno;
non perdette la sua divina essenza
quando assunse la natura umana.
Egli non discese già con un corpo in Maria;
né d’altronde da lei è nata una semplice carne.
Da lei non è nata soltanto una natura:
una è entrata in lei e due ne sono uscite.
Una sola è discesa dal cielo;
ma ha fatto in modo che una seconda uscisse da lei.
Isacco di Antiochia
Ella è beata: ha ricevuto lo Spirito che la rese immacolata. È divenuta il
tempio ove abita il Figlio delle altezze celesti (…).
Ella è beata: per mezzo di lei fu restaurata la stirpe di Adamo, furono ricondotti quelli che avevano abbandonato la casa del Padre (…).
Ella è beata: i limiti del suo corpo hanno contenuto l’Illimite che riempie i cieli senza che questi possano contenerlo.
Ella è beata: dando la nostra vita al comune Progenitore che generò Adamo, rinnovò le creature decadute.
Ella è beata: offerse il seno a colui che scatena i flutti del mare.
Ella è beata: ha portato il gigante che sorregge il mondo, l’ha baciato e coperto di carezze.
Ella è beata: ha suscitato ai prigionieri un liberatore che dominò il loro carceriere.
Ella è beata: le sue labbra hanno toccato colui la cui vampa fa indietreggiare gli angeli di fuoco.
Ella è beata: ha nutrito col suo latte colui che dà vita a tutti i mondi.
Ella è beata: perché a suo Figlio tutti i santi devono la loro felicità.
Benedetto il Santo di Dio che te è germogliato.
Giacomo di Sarug
Venite, esultiamo nel Signore,
esponendo questo mistero:
il muro di separazione che era frammezzo è abbattuto,
la spada di fuoco retrocede
e i cherubini si ritirano dall’albero della vita
e anch’io partecipo del paradiso di delizia
da cui ero stato scacciato per la disobbedienza;
poiché l’Immagine perfetta del Padre,
l’impronta della sua eternità,
prende forma di servo,
procedendo da Madre ignara di nozze,
senza subire mutamento:
ciò che era è rimasto, Dio vero,
e ciò che non era ha assunto,
divenendo uomo per amore degli uomini.
A lui acclamiamo: o Dio, nato dalla Vergine, abbi pietà di noi.
Germano di Costantinopoli
È fiorita la radice di Iesse
e il virgulto ha dato il suo frutto;
feconda ha partorito un figlio
la madre, e rimane vergine.
Accettò di esser deposto in una greppia
colui che fu autore della luce;
con il Padre creò i cieli,
sotto la madre fu messo in fasce.
Colui che diede la legge al mondo,
a cui appartengono i dieci comandamenti,
si è fatto uomo, degnandosi
di vivere sotto il vincolo della legge.
Nasce ormai la luce e la salvezza,
la notte dilegua, la morte è sconfitta;
venite, o genti, credete:
Maria ha dato alla luce Dio.
A te sia gloria, o Gesù,
che sei nato dalla Vergine,
col Padre e il Santo Spirito
nei secoli dei secoli. Amen
Inno del VII-VIII secolo