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S. Teresa d’Avila mi ha detto alcune cose che vi voglio raccontare

TERESA

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Paola Belletti - pubblicato il 20/12/18

Sbaglio anche nel leggere i libri ma confido in Colui che è l'ordine e che sa far tornare tutto al proprio posto. Ho aperto Il Castello Interiore di Santa Teresa d'Avila e ho imparato...

Ho un metodo di lettura pieno di limiti e controindicazioni ma con esso spero ogni tanto di suscitare la pietà di Dio che orienti pagine e occhi su di esse secondo le mie più impellenti necessità. Vivo spesso di urgenze e rimedi dell’ultimo minuto anche nelle faccende spirituali, sebbene sappia, per esperienza e per l’educazione della nostra Madre tanto saggia, la Chiesa, quanto sia salubre il ritmo, l’abitudine, il metodo.




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Ma chiedo perdono a Dio e chiedo a Lui di cucirmi un abito da questi scampoli raccolti qua e là, di farmi una regola da queste eccezioni. E non smetto di cercare di coltivare piccoli giardini pensili, fossero solo anche poche erbe aromatiche in vasi sospesi.

Fatto sta che tra i tanti classici della spiritualità cristiana che voglio mangiare e far diventare parte di me sta anche Il Castello interiore di Teresa d’Avila.




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L’ho incontrata di corsa, questa Teresa, la Grande, la tenace e volitiva. Stavamo portando il nostro piccolo al primo intervento serio agli occhi. La data cadde nel giorno della sua memoria liturgica e siccome stavo già petulando da tempo preghiere a S. Giuseppe che la grande misitca e riformatrice spagnola segue e sponsorizza con grande convinzione, mi sono a mia volta convinta che fossero d’accordo e che si sarebbe costituito un bel cluster di Santi particolarmente attenti ai bisogni del nostro figlio e di noi altri figli più grandi e zucconi.

Ne ho letti alcuni passaggi, partendo dall’inizio e procedendo piano piano, glossando a lato del testo per fissare le cose fondamentali, per vederle scritte. Ma sono passati addirittura alcuni anni da allora e li misuro dai ricoveri intercorsi in mezzo e da quanto sia diventato grande il più piccolo dei figli, per non parlare della più grande di loro, quattro.

Ieri mi è ricapita tra le mani: invoco lo Spirito Santo scusandomi di importunarLo con la proposta di guidare il discrimine che avrebbe aperto le pagine.

E mi si è aperto a pagina 129, da lì ho letto fino alle 131. (edizioni Paoline). Teresa ha già condotto le anime delle sue figliole alla quinta dimora o meglio a quello che capita a chi il Signore Dio conduce alla quinta dimora.

Siamo già in alto, le anime che si sono inoltrate tanto a fondo o in alto sono fedeli alla volontà di Dio e non vogliono in nulla fare la propria (parafraso S.Teresa). In che modo anime siffatte possono essere tratte in inganno? Questa è la prima obiezione.

E ancora, e questa è la seconda:

Per quali vie il demonio può introdursi in voi così pericolosamente da rovinare la vostra anima, voi che siete tanto distaccate dal mondo e frequentate tanto i sacramenti e vivete in compagni, possiamo dire, degli angeli, giacché, per la bontà del Signore, tutte voi non avete altro desiderio che di servirlo e di riuscirgli gradite in ogni cosa? (p. 130)

Ovvio che questo capiti alle anime tutte invischiate nei pericoli del mondo, ma a noi che “di mestiere” cerchiamo e vogliamo solo fare la Sua volontà, come può capitare di essere tentate, tormentate e addirittura rovinate dall’instacabile nemico? Dice Teresa dando voce alle sue figliole.

Prima di leggervi la risposta di Teresa voglio darmi il tempo di commuovermi pensando ad una cosa: la nostra anima che a volte manco siamo sicuri di avere, noi tutti invischiati nel mondo e un mondo ora tanto più attrezzato e insidioso, proprio la nostra anima, il mio io, il tuo io, è terreno di uno scontro epico. Siamo contesi! E da Dio, cioè dal titolare, dal capo supremo, dall’inventore degli agglomerati di galassie, da Colui che ha fatto brillare stelle come bombe atomiche, che ha calcolato maree, gas, detriti, balletti geologici, coreografie di glaciazioni e optimum climatici. Ecco Lui non smette di occuparsi di me e della mia anima: la desidera indefessamente.

E così, ma spinto dall’odio e con un potere infinitamente minore, fa anche il maligno. Questa sola notizia, a volte, mi salva dalla tristezza. La mia mente affollata di sciocchezze si terge come un cielo di novembre dopo la corsa di un vento freddo e diventa azzurra, larga e soprattutto lieta. Un master di autostima, di auto compassione, di tenerezza e rispetto per sé stessi.

Ma vediamo come difendersi dalle insidie dell’odiatore di professione. Sì, vale anche per noi tutti invischiati che cerchiamo di ritrovare la strada per il monastero interiore.




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Teresa d’Avila risponde così alla prima domanda:

Se quest’anima rimanesse sempre attaccata alla volontà di Dio, evidentemente non si perderebbe. Ma viene il demonio con le sue grandi astuzie e, sotto colore di bene, la distacca a poco a poco dalla volontà divina in ben piccole cose, destandole interesse per altre che le fa credere non siano cattive offuscandole man mano l’intelligenza, raffreddandole la volontà e facendole crescere l’amor proprio, finché da una cosa all’altra la va allontanando dal volere di Dio e avvicinando al suo proprio volere.

Come al solito il maligno non sa far altro che copiare deformandolo l’agire di Dio. E’ di Dio la gradualità, l’invito progressivo, una chiamata sempre più forte alla libera volontà. Ma mentre Dio fa crescere in noi la libertà e la forza con la quale avvincerci a Lui sempre più integralmente, il demonio ci spoglia, ci indebolisce, ci toglie lucidità e intelligenza e forze.

E in questo modo, aggiunge Teresa,

si dà risposta anche alla seconda obiezione, perché non esiste clausura tanto stretta dove il demonio non possa introdursi né deserto così remoto ove rinunzi ad andare.

Possiamo riflettere che allora non esiste posto tanto caotico e immerso nel mondo da impedirci di ritirarci in noi stessi, addentrarci nel profondo e là, in pace, contemplare Dio.

Buon Avvento, buon Natale, buon incontro con il Re!


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