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Il venerabile Alessandro Nottegar, un servo inutile innamorato del Crocifisso

Nottegar

Reginapacis.vr.it

Matrimonio cristiano - pubblicato il 14/12/18

Curando i lebbrosi, insegnando alle figlie a pregare, aiutando la moglie nelle faccende domestiche c'era in lui la medesima gioia di chi si affida incondizionatamente a Dio.

Alessandro Nottegar nasce a Verona il 30 ottobre 1943 da una famiglia contadina che, al termine della quinta elementare, lo manda a studiare dai Servi di Maria. Dopo anni di studio, preghiera e discernimento, capisce di essere chiamato al matrimonio. Si iscrive a Medicina e nel 1971 sposa Luisa, dalla quale ha tre figlie. Una volta laureato, Alessandro rifiuta una sistemazione sicura e ben remunerata come medico di famiglia nel Veronese e parte con la sua famiglia per il Brasile, dove lavora gratuitamente per quattro anni come medico dei poveri, dapprima in un piccolo ospedale del Mato Grosso, poi in un lebbrosario e infine in uno sperduto paesino dell’Amazzonia.


MONTSERRAT GRASES

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Convinto che anche gli sposi sono chiamati alla santità, una volta rientrato a Verona, decide, con la moglie Luisa, di iniziare una nuova comunità di vita, fondata sulla preghiera, l’accoglienza e il servizio ai poveri. Sceglie così di vendere la propria eredità e di mettere il ricavato, con tutti i risparmi di famiglia, a disposizione di questo progetto. La Provvidenza moltiplica sette volte questa somma: Alessandro può così comprare una casa sulle colline di Verona; qui, il 15 agosto 1986, ha inizio la Comunità Regina Pacis.

Soltanto un mese dopo, il 19 settembre 1986, a soli 42 anni, Alessandro muore improvvisamente d’infarto.

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Il giorno 14 maggio 2007 si è aperto il processo informativo diocesano; il 4 maggio 2017 Alessandro è stato dichiarato “Venerabile” da Papa Francesco.

Una delle principali caratteristiche del Venerabile Alessandro Nottegar è l’umiltà: lui non ha mai fatto vanto dei suoi studi e della sua cultura, ma anzi, li ha messi a disposizione degli altri. Quando viveva la sua missione in Brasile, diceva: «Sono indegno di servire nei malati Cristo Crocifisso. Vedo in loro mio padre, mia madre, mio fratello, i miei figli». Durante la missione il suo obiettivo, oltre a quello di fornire le cure agli ultimi, era quello di ridare dignità all’umanità ferita, in particolare dei lebbrosi, coinvolgendoli in varie attività alle quali partecipava in prima persona.

Ma oltre a essere un eccellente medico, Alessandro era uno sposo e un padre amorevole.

Ciò che stupisce della figura di Alessandro è la sua capacità di rendere straordinario l’ordinario: «un uomo che ha parlato poco e ha compiuto scelte straordinarie, ritenendosi sempre un “servo inutile”», egli è riuscito a sublimare l’umano e il divino già qui sulla terra, facendo ogni cosa sempre con il sorriso sulle labbra.

Nella vita del dott. Nottegar la preghiera era di fondamentale importanza. Tutte le scelte, dalle più piccole alle più grandi, erano messe nelle mani di Dio affinché si compisse la Sua volontà: «… Ma se collaboro un po’ con Lui, quando prego sento che il Signore mi trasforma e mi prepara a essere segno sempre più chiaro della sua Salvezza, che ha portato a tutti in abbondanza».


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Assieme alla moglie Luisa, aveva messo al centro della loro vita di coppia e di famiglia la preghiera insieme. Inoltre, lui spesso dopo una giornata di ospedale si offriva di svolgere i lavori domestici, come lavare i piatti e pulire i pavimenti. Se Luisa “protestava”, la risposta che riceveva era: «Donna, non posso regalarti i fiori tutti i giorni per dimostrarti il mio amore; lascia che ti “sollevi” dai lavori più pesanti».

Alessandro e Luisa hanno avuto anche la grande capacità di trasmettere l’abbandono e la fiducia in Dio alle figlie, non con grandi discorsi teorici e teologici, ma con la vita e l’amore.

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L’esempio di Alessandro è fondamentale nel mio cammino di separata che ha scelto di rimanere fedele al Sacramento perché, mettendomi in ascolto dei suoi insegnamenti, ho dato un senso alla mia scelta: ho sentito chiaro l’invito alla preghiera, al fiducioso abbandono in Dio che tutto può e non lascia cadere nel vuoto il grido di dolore dei suoi figli. Ma più di tutto ho imparato l’Amore, l’Amore con la A maiuscola, quello che non chiede nulla in cambio, quell’Amore che arriva fino al sacrificio estremo della Croce, quell’Amore “vuoto a perdere”, quell’Amore che arriva anche a farsi mangiare, quell’Amore che per primo mi è stato donato da Cristo sulla Croce.


BENEDETTA BIANCHI PORRO

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Credo che Alessandro sia un grande esempio per tutti, perché rende la santità fruibile e alla portata di chiunque; la sua vita infatti non è stata costellata da grandi imprese eroiche, ma soltanto da un Amore e una fiducia incondizionata in quel Dio che ci ha creati e redenti per l’eternità, vivendola nella vita quotidiana di uomo, marito, padre e medico.

Chiudo con una frase che caratterizza in modo speciale l’abbandono fiducioso del dott. Alessandro alla volontà di Dio: «Signore apri la strada della tua Volontà e chiudi tutte le altre».

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