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“Ero molto egoista e concentrato su me stesso”. Bergoglio svela perché uscì dal seminario

CARDINAL BERGOGLIO,TEA

AP Photo | DyN

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 12/12/18 - aggiornato il 18/01/23

Due episodi chiave nella vita del futuro Papa: quando è stato salvato dalla morte grazie ad una suora italiana e la voglia di aderire ai gesuiti

Che cosa di Gesù e della vita consacrata ha attratto il giovane Jorge Bergoglio? Da cosa è stato sedotto? Papa Francesco racconta oggi, senza “censura” la sua vocazione nel libro “La forza della vocazione” (Dehoniane).

Ci sono alcune date da tener presente per comprendere meglio la scelta di Bergoglio.

21 settembre 1954: è il giorno della svolta: quando il futuro Papa passa davanti alla parrocchia di San José di Flores a Buenos Aires prova un sentimento mai sperimentato prima. A quel punto si confessa ed è subito dopo questo momento che desidera la vocazione sacerdotale. Frequenterà il seminario del quartiere Villa Devoto.

11 marzo 1958: dopo il seminario, inizia il suo noviziato delle Compagnia di Gesù nella provincia di Còrdoba.

Bergoglio mentre prepara da mangiare – fr
Le Père Bergoglio cuisinant © HO / BERGOGLIO FAMILY / AFP
Un giovane Jorge Bergoglio durante i suoi anni in Argentina

Così Suor Cornelia gli salvò la vita

In seminario Bergoglio confessa di essere stato ancora un uomo molto concentrato su se stesso ed egoista. Insomma, la vocazione non riusciva a viverla a pieno. C’è un episodio che ricorda bene, che ha fatto cambiare per sempre il suo stato d’animo. Cioè quando ha rischiato di morire. Ecco il suo racconto di quei momenti drammatici:

«Uscii dal seminario, o meglio, mi portarono via, su di una barella, sul punto di morire, con una polmonite che il medico del seminario aveva intenzione di curare, così per dire, come un raffreddore o un’influenza, con l’aspirina. Quella sera, allora, quando arrivai all’ospedale, il medico che mi assisteva, insieme a una religiosa, mi tolse un litro e mezzo d’acqua dalla pleura. I polmoni erano pieni. Certo è che mi salvarono la vita. Più che il medico – certo anche lui – fu la suora a salvarmi veramente. Il medico aveva prescritto che mi dessero una dose di antibiotici (due antibiotici distinti), ma quando quello se ne fu andato, questa religiosa italiana, Cornelia Caraglio, delle domenicane di Albi, che aveva insegnato in Grecia, disse: “Raddoppiare”. Una monaca saggia, certamente. Comandando che mi si raddoppiassero le dosi, mi salvò la vita. Questo accadde un 13 di agosto. Me lo ricordo come se fosse oggi. Dopo un mese uscii dall’ospedale, ma non per molto. Andai a casa per riprendermi e tornare a novembre per l’operazione, con cui mi tolsero il lobo superiore di uno dei polmoni».




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“Stop” al seminario

In quella circostanza, ammette Bergoglio, «ripensai la mia presenza in seminario. Mi venne voglia di essere… non so, più missionario. Allora si affermò l’idea della vita consacrata, più che il seminario. Non volevo camminare da solo. Mi piacevano i domenicani e anche i gesuiti. In tutto questo, mi aiutò nella scelta un salesiano, il sacerdote che mi aveva battezzato, e finii nella Compagnia (del Gesù ndr)».




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“Volevo sentirmi utile per la Chiesa”

Che cosa lo attrasse della vita consacrata e della Compagnia? Anche in questo caso la risposta del futuro Papa è molto schietta: «Non so. Forse ero molto egoista ed ero molto centrato su me stesso, ma quello era il primo passo di cui avevo bisogno, era quello che mi veniva da fare: impegnarmi, essere utile, fare qualcosa. Ciò che allora mi spinse – direi – fu quella che oggi definiremmo disponibilità alla Chiesa, essere a disposizione per tutto quello che mi avrebbero ordinato».

La “spinta” di Gesù

«Certamente – conclude Bergoglio – la persona di Gesù stava lì da sempre, e mai è scomparsa fin dalla prima chiamata, ma in quel momento, per quanto riguarda l’opzione a favore della vita consacrata, pesò più la disponibilità alla Chiesa».




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