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2 grandi lezioni dal Natale, secondo il beato John Henry Newman

BLESSED JOHN HENRY NEWMAN

Public Domain

Philip Kosloski - pubblicato il 11/12/18

Il cardinale credeva che ci fossero due elementi molto importanti su cui meditare nel periodo natalizio

Il beato John Henry Newman riconosceva la ricchezza del Natale e notava in particolare due lezioni che dovremmo imparare da questa festa.

In un sermone scrisse: “Ci sono due lezioni principali che ci vengono insegnate nella grande festa che celebriamo oggi… essere allegri e gioiosi, ed esserlo in mezzo alle circostanze oscure e ordinarie della vita che il mondo ci offre”.

Newman proseguiva spiegando queste due lezioni alla luce di un passo del Vangelo di Luca in cui gli angeli portano la “buona notizia di una grande gioia” agli umili pastori.

Perché gli ospiti celesti dovevano apparire a quei pastori? Cosa c’era in loro in grado di attirare l’attenzione degli angeli e del Signore degli angeli? Quegli angeli erano istruiti, distinti o potenti? Erano particolarmente noti per pietà e doni?

Non si dice niente in grado di farci pensare una cosa del genere. Potremmo parlare sicuramente della fede che avevano, almeno alcuni di loro, perché a chi ha sarà dato, ma non c’è nulla che mostri che erano più santi e illuminati di altri bravi uomini dell’epoca, che attendevano la consolazione di Israele.

No, non c’è alcun motivo per supporre che fossero migliori degli uomini comuni nella loro situazione, semplici e timorosi di Dio, ma senza alcun grande tratto di pietà o radicate abitudini religiose.

Perché allora sono stati scelti? Per la loro povertà e oscurità. Dio onnipotente guarda con una sorta di amore speciale, o (come potremmo definirlo) affetto, gli umili… L’angelo è apparso a uomini di quel tipo per aprire la loro mente e insegnare loro a non essere abbattuti e in soggezione perché occupavano i gradini inferiori. È apparso per mostrare loro che Dio ha scelto i poveri in questo mondo perché siano eredi del Suo regno, e per rendere onore alla loro categoria.

“Non temete”, ha detto, “perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: ‘Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore’”.

Questa lezione di umiltà si unisce alle parole di Gesù: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli” (Matteo 5, 3).

Dio ha scelto di non venire come un re ricco, che entra trionfante a Gerusalemme, ma come un uomo povero, nato in un luogo oscuro senza pompa ad accompagnarlo. È un Re dei poveri e degli umili, che sceglie di rialzare chi è caduto.

La seconda lezione, riferiva il cardinale Newman, è quella della gioia:

“Non temete”, ha detto l’angelo, “perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: ‘Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore’”. E poi, quando aveva terminato il suo annuncio, “a un tratto vi fu con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini ch’egli gradisce!»”

Sono state queste le parole che i beati Spiriti che assistono Cristo e i suoi santi hanno detto quella notte ai pastori, per risollevarli dal loro spirito freddo e affamato e dar loro grande gioia; per insegnare loro che erano oggetto dell’amore di Dio tanto quanto gli uomini più grandi della Terra; anzi, ancor di più, perché è a loro che ha dato per primi la notizia di ciò che stava accadendo quella notte. Suo Figlio era nato nel mondo. Eventi di questo tipo vengono comunicati ad amici e persone intime, a chi amiamo, a chi simpatizzerà con noi, non agli estranei.

Come avrebbe potuto Dio onnipotente essere più generoso, e mostrare in modo più forte il suo favore nei confronti degli umili che affrettandosi (se posso usare il termine) a confidare il segreto grande e gioioso ai pastori che vegliavano di notte sul loro gregge?

Il Natale è un giorno di grande gioia, in cui i poveri e gli umili del mondo vengono risollevati e diventano eredi del Regno dei Cieli. Indipendentemente dal nostro status nel mondo, Dio ci ama e ci chiama a sé. È questa la grande gioia del Natale, a cui tutto il mondo può prendere parte.

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