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Il “Museo della Tortura” e l’Inquisizione: sconfessando un post pieno di bugie

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Por VladKol/Shutterstock

O Catequista - pubblicato il 07/12/18

Di recente è diventato virale un post su presunti strumenti di tortura che sarebbero stati usati dall'Inquisizione. Ecco la verità

Di recente è diventato virale un post su presunti strumenti di tortura che sarebbero stati usati dall’Inquisizione. Una pagina di Facebook ha presentato 25 immagini di scene del Museo della Tortura, in California, e ha affermato che quelle immagini orrende sarebbero una dimostrazione dei tipi di tortura applicati dall’Inquisizione.

È una bugia, e lo proveremo in questa sede.

La prima prova di fake news è nella foto qui sotto, che mostra un pupazzo con la lingua perforata da un chiodo. Notate che il cartello che descrive la scena dice in inglese: “La lingua inchiodata era la punizione per il fatto di diffondere pettegolezzi, calunnie o scherzi sui governanti ufficiali”.

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Solo uno sciocco può pensare che l’Inquisizione indagasse sui pettegoli e su chi faceva scherzi! L’Inquisizione non si è mai occupata di cose simili, visto che combatteva le eresie. Il crimine descritto nel cartello della foto qui sopra è ovviamente una questione di interesse meramente secolare, senza nulla a che vedere con la religione.

La seconda prova di fake news è la foto sottostante. Questo strumento, chiamato “vergine di ferro”, non solo non è mai stato usato dall’Inquisizione, ma nel Medioevo non esisteva nemmeno!

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La “vergine di ferro” è un’invenzione moderna. Vari musei del mondo hanno già riconosciuto che le vergini di ferro che possiedono sono in realtà pezzi fraudolenti realizzati da impostori dal XIX secolo in poi (leggete l’articolo del San Diego Museum of Man, della California).

La terza prova di fake news è il parere dei più famosi storici del mondo esperti di Inquisizione. Tra i tanti possiamo citare Henry Kamen, Agostino Borromeo, Jean Louis Biget e Cecil Roth (quest’ultimo è un ebreo, duro critico dell’Inquisizione spagnola). Tutti questi famosi storici affermano che la tortura era applicata RARAMENTE nelle varie Inquisizioni, e che i loro metodi erano relativamente blandi se paragonati a quelli applicati dai tribunali secolari.

Attraverso decreti papali, la Chiesa cattolica impose forti limiti alla crudeltà della tortura. Era proibito versare il sangue dei rei, e non si poteva provocare alcun danno fisico profondo al torturato.

Per questo, durante gli interrogatori realizzati dagli inquisitori sarebbe stato impossibile vedere scene come quelle mostrate in quel post: lingua mutilata, ratti che rodevano il ventre, teste spaccate, occhi strappati…

Le uniche immagini del post che illustrano realmente le torture applicate nei tribunali dell’Inquisizione sono due: la flagellazione e la forchetta.

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Anche l’immagine della ragazza che sta per essere bruciata al rogo corrisponde, perché lo Stato stabiliva che la pena capitale per i crimini di questa natura fosse la morte bruciati. Nella maggior parte dei casi, però, l’eretico condannato veniva ucciso per strangolamento prima di essere bruciato, e quindi la morte era più rapida e meno dolorosa.

Altri tipi di tortura applicati dall’Inquisizione erano la carrucola, le ustioni con i carboni ardenti o il cavalletto. Erano dolorosi? Ovviamente sì, ma in genere i rei uscivano interi da queste sessioni di tortura, senza mutilazioni. È per questo che secondo Henry Kamen c’erano detenuti nelle prigioni secolari che facevano di tutto per essere riconosciuti come eretici, per essere così trasferiti in una prigione dell’Inquisizione, dove avrebbero sicuramente ricevuto un trattamento molto più misericordioso.

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