Le anime in pena vanno davvero “a briglia sciolta”?Vorrei iniziare questo contributo chiarendo che la questione non ha nulla a che vedere con spiritismo o reincarnazione, perché non stiamo parlando della possibilità che le anime si incarnino per la seconda, terza o quarta volta, che è il concetto della reincarnazione. Per noi è chiaro che non c’è alcuna possibilità al riguardo e che la dottrina della Chiesa ha chiuso definitivamente la questione.
Stiamo parlando di quelle che “popolarmente” le persone chiamano anime in pena o vaganti, e che altre definiscono fantasmi. Ci riferiamo alle persone vive che dicono di aver visto le anime di persone o parenti defunti e cose del genere.
La dottrina della Chiesa è chiara al riguardo, nel senso che quando qualcuno muore si verifica immediatamente il suo giudizio personale, giudizio in cui c’è la possibilità di 3 destinazioni: il Cielo, il Purgatorio o l’Inferno. Il Purgatorio non è una destinazione definitiva, ma un periodo di purificazione dopo il quale l’anima avrà in Cielo il suo destino eterno.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che “ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione, o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre”.
Le persone, però, insistono nel dire di aver visto delle “anime in pena”. Cosa dire loro? Semplicemente che sono pazze? Che quello che hanno visto è il frutto della loro immaginazione?
La questione dello stato psicologico ed emotivo della persona dev’essere sicuramente messo in discussione, perché ci sono persone che dopo la morte di una persona cara cadono nella disperazione ed è possibile che abbiano certe “apparizioni” che in realtà sono solo frutto della loro emotività.
Per l’esorcista padre Gabriele Amorth, la questione doveva essere affrontata con maggiore attenzione da parte della Chiesa e dei teologi. In un esorcismo, riferiva, lo spirito che possedeva una persona non era un demonio, ma un’anima condannata.
Il sacerdote diceva però che col passare del tempo e con altri esorcismi è stato verificato che erano dei demoni a possedere quella persona, ma dicevano mentendo che era l’anima di un condannato a possederla.
In uno dei suoi libri, padre Amorth ha dedicato un capitolo alla questione delle esperienze che gli esorcisti hanno fatto durante il rituale di esorcismo trovandosi di fronte alla realtà per cui non era un demonio a possedere una persona, ma l’anima di un condannato. Le opinioni degli esorcisti al riguardo sono molto diverse, ma la maggior parte di loro non crede a questa possibilità.
In uno degli incontri di Cura e Liberazione qui a Canção Nova, ho interpellato padre Rufus Pereira sulla questione, e mi ha detto che ci sono forti dibattiti su questa realtà, ma che in base alla sua esperienza per quanto riguarda esorcismi e liberazioni crede che sia sempre il Demonio a possedere una persona. Anche se lo spirito insiste nel dire che è un’anima condannata, è sempre una menzogna del Demonio.
L’esorcista spagnolo padre José Fortea ha affermato che “sulla questione non ci sono argomentazioni non contestabili”, e che quindi “i teologi devono presentare altri studi su queste realtà”.
Ho avuto l’opportunità di parlare personalmente dell’argomento con padre Duarte Sousa Lara,
esorcista in Portogallo, e anche lui mi ha detto che la questione è stata dibattuta a lungo negli incontri dell’Associazione Internazionale degli Esorcisti, che il 13 giugno 2014 ha visto approvato il suo statuto giuridico da parte della Congregazione per il Clero.
Da tutto questo emerge chiaramente la certezza per cui una volta che la persona è morta avviene subito il suo Giudizio Particolare, nel quale la persona va in Cielo, all’Inferno o in Purgatorio. Non restano, quindi, anime vaganti, prive di una destinazione.
Ciò che è ancora un mistero è la possibilità di qualche tipo di azione di queste anime nello stato/luogo in cui si trovano.
Sappiamo dal racconto di alcuni santi, come Santa Margherita Maria Alacoque, Santa Gertrude e altri, che hanno avuto l’esperienza di vedere alcune anime che dicevano di essere anime del Purgatorio bisognose di preghiere. Una volta che hanno fatto celebrare delle Messe e hanno pregato per queste anime, queste hanno smesso di apparire loro.
Le anime che si trovano in Cielo si uniscono a noi che siamo sulla Terra nella realtà che la Chiesa ci insegna sulla “Comunione dei Santi”, che il Catechismo affronta a partire dal numero 946.
Per le anime che si trovano all’Inferno sappiamo che non c’è più possibilità di salvezza, ma continua ad essere un mistero la possibilità di qualche altro tipo di intervento sulla Terra.
Un fatto importante sulla questione di vedere le anime in pena o di parenti defunti è che non si può escludere la possibilità di un’azione del Demonio per illudere la persona, facendo sì che cerchi mezzi inappropriati come lo spiritismo, la psicografia e le sette occulte per avere un contatto con questi spiriti. Ciò farà sì che queste persone abbiano direttamente un contatto con il demonio, come afferma San Tommaso d’Aquino nella sua Summa Theologiae.
Dobbiamo quindi pregare per queste anime, e il modo più efficace è offrire Messe per loro, come ci insegna la dottrina cattolica.
Pur non comprendendo tanti misteri e disegni di Dio, possiamo rivolgerci a Lui come Padre, e anche se non riceviamo le risposte che vorremmo una cosa è certa: il suo amore per noi non viene mai meno, e questo ci basta.