Francesco avverte: quando emergono i limiti, chi aspira alla vita religioso deve chiedere l’aiuto di una persona più anziana
E’ possibile che una persona consacrata o un seminarista attraversi un momento di crisi. Ed è proprio in quelle fasi che non bisogna di lasciar tutto o abbandonarsi alle tentazioni.
Papa Francesco in “La forza della vocazione” (Dehoniane) consiglia come affrontare questi momenti delicati. Partendo da una premessa: va fatta una formazione efficace alla persone che intende intraprendere la vita religiosa.
«La formazione deve essere basata su quattro pilastri – afferma il Papa – la vita spirituale, la vita comunitaria, la vita di studio e la vita apostolica. Tutti questi aspetti devono interagire tra loro. Occorre mettere in situazione la persona in formazione. È molto importante la vita comunitaria, perché è lì che appaiono i limiti, per contrasto. Uno si conosce e viene conosciuto. Questo si vede molto chiaramente».
Leggi anche:
Così Don Tonino Bello educava i suoi seminaristi ad una vocazione sincera
La gestione dei propri limiti
«Se il formatore vede che qualcuno non se la cava bene con i propri limiti – osserva Bergoglio – faccia bene attenzione, perché là vi sono degli indizi di una nevrosi o di qualche immaturità, che si dovrà vedere come poter instradare, governare, mettere da parte… Ma, per l’amor di Dio! Non forzino i propri limiti né quelli degli altri. Che li gestiscano bene. Nelle quattro dimensioni che ho detto».
Il supporto di un “anziano”
Di fronte ai limiti, rimarca Francesco, «voglio dire che non bisogna allarmarsi, ma accompagnare e, se è possibile, lavorare per superarli».
E consiglia: «Il religioso o la religiosa devono cercare di camminare con il compagno o la compagna di cammino più anziano, con maggiore esperienza».
Leggi anche:
6 modi per sopravvivere a una crisi spirituale nel mezzo di una vita frenetica
L’accompagnamento
«La compagnia è necessaria – sentenzia il Papa – È necessario chiedere anche la grazia di saper accompagnare, ascoltare. Nella vita consacrata, molte volte, uno dei problemi più grandi nel quale si imbatte un superiore o una superiora provinciale è vedere che un fratello o una sorella è solo, cammina da solo. Che succede? Nessuno lo accompagna? In fondo, non si può crescere nella vita consacrata né essere formato, senza una persona che ti accompagni».

La compagnia da cercare
Mai lasciare solo nella difficoltà il religioso o la religioso. «E questo, evidentemente, non si improvvisa. È un’abitudine che va presa fin dal noviziato. È bene abituarsi a questo, perché se uno non ha una compagnia buona, può finire per trovarne una cattiva. Le persone sole non riescono a camminare. Una persona consacrata deve ricercare una compagnia di questo tipo, accettarla… una compagnia che gli faccia da contrasto, che sappia ascoltare. Forse – conclude Bergoglio – non è facile incontrare la persona ideale, ma esiste sempre qualcuno che possa fare un po’ da “fratello maggiore”, con cui poter parlare e confidarsi».
Leggi anche:
Crisi di vocazioni religiose, il Papa parla di cause e rimedi