Sabetta: pietra miliare è la Dei Verbum, il Magistero non fa sempre dichiarazioni infallibili. Ecco tutti i casi
Una Costituzione dogmatica del Vaticano II ha più valore di un documento di un Pontificio Consiglio? L’esortazione apostolica al termine di un Sinodo dei Vescovi ha più valore del Magistero ordinario di un Papa?
La gerarchia dei pronunciamenti ecclesiastici è un universo variegato, all’interno del quale ci sono delle regole generali che vanno seguite per identificare, prima di tutto, la tipologia del pronunciamento.
Le regole imposte dalla “Dei Verbum”
«Bisogna partire – spiega ad Aleteia il professore Antonio Sabetta, docente di Teologia Fondamentale alla Pontificia Università Lateranense – da ciò che stabilisce la costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II Dei Verbum al n. 10: “L’ufficio poi d’interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa, è affidato al solo Magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. Il quale Magistero però non è superiore alla parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso”. Tutti i battezzati godono di una infallibilità in credendo, solo i pastori di una infallibilità anche in docendo».
4 fattori
Ciò premesso, quando si ha a che fare con i documenti magisteriali, bisogna tener conto di diversi fattori per capire quanto è vincolante per la fede il loro contenuto. Tali fattori sono:
a) Gli autori del documento: Papa, Concilio ecumenico, Concilio particolare, Congregazione romana
b) I destinatari del documento: tutta la Chiesa, una Chiesa particolare, un vescovo, un teologo, il carattere definitivo o temporaneo di ciò che è detto
c) La materia del documento: fede e morale oppure soltanto ambito disciplinare
d) la forma del documento: definizione, dichiarazione, decreto, lettera. Da questo punto di vista la diversa autorevolezza del documento lo fa il tipo di sigillo apposto; i documenti più autorevoli sono le Bolle (sigillati con il piombo), seguono poi le Encicliche, le Costituzioni apostoliche, le Lettere apostoliche che sono normalmente indirizzate a tutta la Chiesa.
Pronunciamento solenne
Bisogna inoltre tener conto nei documenti di altri aspetti, evidenzia il teologo: «la mente e la volontà di definire una dottrina o meno, la natura del documento, il tenore delle espressioni verbali (cf Lumen gentium 25)».
In particolare perché un insegnamento sia proposto come definitivo e infallibile occorre: «la forma solenne delle parole (“definiamo”, “crediamo”, “dichiariamo”), l’avere come destinatario tutta la Chiesa, l’avere come materia la dottrina appartenente al depositum fidei (Scrittura e Tradizione) che è l’oggetto primario del Magistero».
Magistero e infallibilità
Naturalmente il Magistero «può pronunciarsi su argomenti che sono strettamente congiunti con il deposito rivelato (oggetto secondario del Magistero) ma non può fare definizioni infallibili. Infine si tenga conto che quando c’è una definizione solenne infallibile vengono definite infallibilmente le affermazioni delle proposizioni oggettive (“definiamo che…”), non la teologia a supporto della materia».
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Encicliche, Lettere, Esortazioni Apostoliche
Il Papa, prosegue il docente della Lateranense, esercita il suo ufficio magisteriale universale «senza l’intenzione di fare pronunciamenti definitivi nelle sue Encicliche, Lettere ed Esortazioni apostoliche; può esercitare tale Magistero anche mediante la sua approvazione di dichiarazioni dottrinali promulgate per tutta la Chiesa dalla Congregazione per la dottrina della Fede. Naturalmente qualunque documento promulgato da una Congregazione della Curia, anche con l’approvazione papale, ha un’autorità inferiore ai documenti promulgati personalmente dal Papa».
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