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Essere single dà fastidio a molta gente…

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Nina Buday

Modéstia e Pudor - pubblicato il 29/11/18

...e vederne uno infastidisce molto di più!

Il titolo è uno scherzo su una cosa molto seria: l’essere single! In questi giorni, nel corso Faça a coisa certa (Fa’ la cosa giusta), il dottor Italo Marsili commentava che la nostra personalità e la nostra vita sono più stabili verso i 25 anni, ovvero è verso questa età che abbiamo un’idea più corretta di come sarà il resto della nostra vita, perché molte possibilità si sono chiuse e siamo già più maturi in termini emotivi e affettivi.

Penso che sia una buona età per iniziare davvero un fidanzamento in vista del matrimonio. È chiaro che la Chiesa non raccomanda un determinato periodo di fidanzamento né un’età per iniziare, ed è altrettanto chiaro che ogni persona ha una storia propria. Il buonsenso, però, ci dice che iniziare un fidanzamento quando si è molto giovani – senza aver approfittato (in modo sano) della vita con gli amici e della crescita in formazione e virtù – porta al fallimento.

Molte persone che conosco hanno iniziato un fidanzamento a 15 anni, e oggi, a 25, 26 o 27, si sono rese conto che non apprezzano più la persona con cui si sono fidanzate dieci anni fa. L’adolescenza è il periodo in cui cambiamo di più, e quindi fidanzarsi in quella tappa pensando che si continuerà ad amare la stessa persona per tutta la vita può essere un po’ rischioso e immaturo.

Questo testo, comunque, non riguarda questo, ma il fatto di essere single dopo i 30 anni. Più che dar fastidio al single stesso (che a volte non si fa tanti problemi al riguardo), questa fase sembra infastidire di più chi gli sta intorno. La mancanza di delicatezza e di empatia delle persone porta spesso i single a sentirsi a disagio.

Iniziamo dal voler trovare qualcuno. Da sempre l’innamoramento si verifica quando due persone si sentono attratte l’una dall’altra e da lì iniziano a parlare e a conoscersi. Da quel momento in poi potrebbe verificarsi un amore o semplicemente un’amicizia, nel caso in cui ci sia un’incompatibilità di valori.

Molte persone, però, sempre con buone intenzioni, non la pensano così. Immaginano che unire due persone che hanno valori simili, anche senza la minima “chimica”, possa funzionare. Se conoscete due persone che potrebbero formare una bella coppia, cercate di farle conoscere naturalmente, ad esempio in un incontro tra amici. Se scatta la famosa chimica, sicuramente parleranno e la cosa andrà avanti senza bisogno del vostro aiuto.

Forzare degli incontri passando i contatti personali è però artificiale e poco delicato. Nessuno ama fare qualcosa costretto.

Un’altra situazione comune tra i single è il giudizio. Non importa se si verifica in famiglia o nella Chiesa, c’è sempre qualcuno che dice che una certa persona è single perché si è dedicata molto alla carriera, ha pensato solo al lavoro o è stata troppo esigente. In genere per le donne il giudizio è sempre più pesante.

Nessuno conosce la vita della persona, cos’ha passato o ha vissuto. Si giudica e basta. Non ogni donna single lo è perché si è concentrata solo sulla carriera. La realtà è più complessa.

Forse chi giudica le donne single di più di 30 o 40 anni non si rende conto che tante vorrebbero essersi sposate, aver formato una famiglia e aver avuto dei figli, e se ciò non è accaduto è stato per circostanze estranee alla loro volontà? Ci sono purtroppo molti uomini non maturi per il matrimonio, che non vogliono impegni, senza la forza interiore per costruire una famiglia…

Una donna che ha avuto una vita sregolata, che ha avuto dei figli prima di sposarsi, non ha condotto una vita esemplare, e spesso quando si converte viene valorizzata di più di quella ragazza single che è in chiesa da sempre e ha cercato di vivere correttamente. È come se essere single comportasse la croce di essere “peggiore” degli altri, di vivere una vocazione fallita e incompleta.

Va anche citata la mancanza di spazio, soprattutto nella Chiesa, per i single sopra i 25 anni. Abbiamo gruppi di giovani per adolescenti e gruppi di fidanzati e coppie sposate, ma i single, che non sono né adolescenti né sposati?

Il grande errore delle persone è considerare la vocazione come un fine in sé. La vocazione è un mezzo per andare in cielo. Ci si può santificare nel matrimonio, nel celibato, nella vita consacrata o vivendo da single per il tempo in cui Dio vorrà che ci si trovi in quella situazione. Dio ha creato una storia di vita per ogni persona, e a volte vuole vederci single per un certo periodo perché così lo serviremo meglio, all’interno del progetto che Egli ha per noi.

In questo periodo in cui si è single, è importante cercare la propria formazione personale, crescere nelle virtù, migliorare anche a livello estetico (abbigliamento adeguato, un bel taglio di capelli, pelle curata, trucco), praticare alcuni hobby (danza, sport, lingue, strumenti musicali…) e usare il proprio tempo per opere di volontariato in patria o all’estero. Chissà se Dio non vi vuole single per fondare una ONG o un istituto, o per iniziare un lavoro che finora nessuno ha intrapreso ed è invece necessario?

Oggi le cose sono molto diverse rispetto a dieci o a vent’anni fa. Molti si sposano a 40 anni o più, e non c’è niente da vergognarsi in questo. Se siete single pregate. Se vi dà fastidio che qualcuno sia singler pregate per lui/lei. E cerchiamo di aiutare più che di rendere le cose difficili, ok?

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