Pascal Siakam, originario del Camerun, ha trascorso diversi anni in seminario. Ora è uno dei talenti emergenti dell’Nba, e gioca a Toronto. Una storia di “vocazione al contrario”
Da potenziale sacerdote a stella della Nba, il campionato professionistico di basket più famoso al mondo: una storia di vocazione “al contrario”.
Non c’era spazio per il basket nella vita del giovane Pascal Siakam: a Bafia in Camerun, era stato mandato per frequentare il seminario di Saint Andrews, visto che il padre lo voleva prete. Le cose, però, non vanno come sperava papà Tchamo.
“Pensammo di espellerlo..”
«All’inizio era uno studente molto bravo e preciso – afferma Padre Collins Ndjama, il direttore del Seminario, a ESPN (5 maggio 2018) – ma a lungo andare concentrazione e dedizione vennero meno. Diventò testardo, sempre in ritardo, andava e veniva dal seminario senza autorizzazione e non faceva più tutti i compiti che gli affidavano. Pensammo più volte di espellerlo, ma i suoi risultati accademici erano così notevoli che decidemmo di dargli altre possibilità».
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Vocazione “forzata”
Fare il prete non è la strada voluta da Pascal, ma la paura di deludere il padre lo blocca. Il suo comportamento, però, è troppo ribelle per il seminario. A 15 anni viene espulso, costretto a tornare a casa a fare i conti con un futuro ancora tutto da decidere.
Whole lotta…#humblehustle🙏🏾👏🏾 #doingitforyou🙏🏾 pic.twitter.com/txpGPnTDn2
— pascal siakam (@pskills43) November 26, 2018
La villa e il camp gratuito
La svolta arriva improvvisa. Siakam sta andando al mercato della sua cittadina a comprare del platano per la famiglia, quando passa davanti a una delle più belle ville che abbia mai visto. Il suo sogno è quello di potersi permettere una casa come quella, con un grosso giardino, statue e fontane. Poco dopo viene a conoscenza del nome dei proprietari: la famiglia di Luc Mbah a Moute, nel 2011 giocatore dei Milwaukee Bucks e organizzatore dei camp gratuiti durante l’estate per aiutare i giovani atleti camerunesi a mettersi in mostra. Pascal decide di prendere parte al camp, assieme ai suoi 3 fratelli. Prima di allora non aveva mai giocato davvero a basket: per questo non aveva molte speranze, ma l’atletismo di cui l’ha dotato madre natura attira le attenzioni (Gazzetta, 28 novembre).
La seconda partecipazione
«I miei fratelli mi ripetevano che avrei finito per diventare un cestista, ma io non volevo saperne. Avrei preferito letteralmente qualsiasi altro lavoro». Insomma, né prete, né cestista (Baslet Inside, 1 novembre).
Eppure se sul seminario non tornerà mai indietro, sul basket qualcosa accadrà l’anno dopo. Nel 2012, dopo la seconda partecipazione al camp, il nome di Siakam inizia a circolare. Viene scelto per fare parte al programma Basketball Without Borders, che premia i talenti emergenti: in palio c’è la possibilità di staccare un biglietto per i college Usa. Siakam dà tutto sé stesso e distrugge la concorrenza degli avversari grazie al suo naturale talento. Viene scelto per la God’s Academy di Lewisville, in Texas.
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Il migliore tra gli universitari
Nel 2013 si sposta a New Mexico State, dove gioca 2 campionati universitari stellari: la ciliegina sulla torta arriva col premio di miglior giocatore del 2015-16 della Western Athletic Conference che gli vale una chance in Nba, scelto da Toronto nel 2016.