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Tra elettronica e modernità, il canto gregoriano continua a ispirare

LE RAPT INVISIBLE

Le Rapt Invisible

Louise Alméras - pubblicato il 27/11/18

Un cantante lirico si impossessa del gregoriano per costruire un progetto artistico moderno e ispirato di “rapimento invisibile”

Anche se adattato, il canto gregoriano è sempre attuale nella sua risposta alla necessità umana di trascendenza. Questo canto millenario più riservato ai monasteri abbandona qui il suo guscio di tradizione spirituale e di secoli di preghiera per presentarsi al pubblico, spesso nelle chiese e in una dimensione sacra, o piuttosto spirituale, e i cantanti in generale possono essere provvisti di questa spiritualità tanto quanto gli uomini orientati verso Dio. Il loro approccio è fruttuoso e peculiare nella creazione musicale contemporanea, per quest’epoca alla ricerca di senso, bellezza e trascendenza autentica.

Le Rapt invisible: considerando questo nome sorprendente, si deve guardare la pagina web del gruppo per scoprire il senso di queste parole.

“Per noi l’arte può essere un’esperienza del sacro, l’interruzione della trascendenza nella carne di ciò che è sensibile. L’esperienza della bellezza è ineffabile quando si verifica, perché la bellezza trabocca. La bellezza sequestra. Ci strappa da noi stessi”.

L’intuizione artistica non potrebbe essere più autentica quando il gruppo constata che “questo traboccamento e questo rapimento ci strappano da questa terra”, anche se il canto gregoriano ha la vocazione di incarnarci di più mentre ci collega al cielo, “dove siamo un ‘io’ con concetti, idee, interessi particolari, valori”.

“Un rapimento è imprevedibile”, dicono, “come nella preghiera l’individuo si eclissa per arrivare al fondo originario della nostra appartenenza a ciò che contempliamo”. In definitiva, l’iniziativa artistica si considera chiaramente spirituale ma non religiosa, per far uscire i canti sacri “da un contesto liturgico e rituale” e ispirandosi liberamente ad essi. Il risultato, per fortuna, è degno di essere ascoltato, rispettoso e perfino magnifico.

Abiti neri contemporanei o minimalisti e coreografie moderne mentre suonano l’organo e melodie elettroniche e scorrono paesaggi naturali sono gli ingredienti che compongono i videoclip per accompagnare la voce del cantante. C’è una certa lentezza ritmica, necessaria per il transito spirituale. A volte sorprende, altre volte tranquilizza.

Senso di eternità

Tra coreografia ed esecuzione vocale e musicale, il progetto Le Rapt invisible deriva dal baritono Romain Dayez, formatosi al Conservatorio di Parigi e incaricato della direzione artistica, e da Baptiste Lagrave e Fabre Guin. Per ottenere questa molteplicità artistica, collaborano con il regista Victor Toussaint, il coreografo Ghislain Grellier, la pittrice Caroline Chariot-Dayez e lo stilista Morgan Remy.

Attraverso questa ricerca di profondità, gli artisti si identificano con il pensiero dello scrittore francese Romain Rolland e il suo “sentimento oceanico”, con “quell’impulso vitale” condiviso dal poeta e mistico. Troviamo così la ricerca di un’espressione universale del sacro nelle sue immagini, in cui i personaggi riposano il proprio sguardo nell’immensità dell’oceano.

Dal concerto al balletto, da Bruxelles a Venezia, molte chiese hanno già potuto approfittare del loro talento. Quelli del “Rapimento” hanno messo il proprio progetto al servizio del pensiero di Ildegarda di Bingen nel convento benedettino di Ermeton (Belgio) in uno spettacolo sulle sue visioni, ma anche in una performance basata sulla loro musica. Nel 2014, hanno organizzato un balletto nella chiesa Royale Sainte-Marie di Bruxelles per il centenario del genocidio armeno.

Romain Dayez si presenta anche come solista con questo repertorio di canto sacro originale, ben accolto in luoghi di culto cattolici come la chiesa di Saint-Merri di Parigi o con le suore di San Francesco d’Assisi ad Avignone, oltre che in chiese o monasteri in disuso. Al momento, è previsto che i concerti del 2019 si svolgano tra Avignone e Bruxelles, passando ancora una volta per la chiesa parigina di Saint-Merri.

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