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I 5 libri più belli della settimana scelti per le donne

LEGGERE, LIBRO, DONNA

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Annalisa Teggi - pubblicato il 23/11/18

È bello leggere, non meno bello è fermarsi in silenzio durante la lettura. Non è pigrizia, ma attesa: come quando si spalanca la porta e si attende che l'ospite entri in casa.

Si dice “leggere tra le righe” perché le parole dette o scritte sono talvolta solo la premessa del vero discorso, pronunciato nel silenzio. Con la voce e con la scrittura ci si avvicina a un senso, a un messaggio, a un punto di domanda; il vero succo delle cose resta taciuto, cioé da meditare senza la presunzione di poterlo spiegare.

Non è un silenzio remissivo, omertoso, pigro bensì un’attesa vera, come quando si spalanca la porta e si attende che l’ospite entri in casa. Tra una riga e l’altra c’è una pausa o interruzione, perché è lo sfondo che permette la messa a fuoco delle parole. Questi spazi vuoti mancano sempre di più attorno a noi; stipiamo di parole, rumori, gesti ogni millimetro quadrato di vita. La pausa è inconcepibile, ci spaventa essere vuoti e senza niente. Perché forse in quel vuoto verrebbero a galla dei singhiozzi sinceri, o delle domande scomode ma non eludibili.

Mi viene in mente una monaca che fu la prima figura di riferimento che Santa Ildegarda incontrò in convento, si chiamava Jutta Von Sponheim, lei era un po’ come lo spazio fecondo tra le righe. “Tra” era davvero il suo posto. Trascorreva le giornate in una stanza adiacente alla cappella dove pregava, un piccolo antro con due finestrine: una affacciata sulla strada, la gente in difficoltà poteva far entrare il suo dolore e la richiesta di preghiere da quel pertugio; l’altra affacciata sul cielo e sul panorama naturale che circondava il convento. Jutta se ne stava tra le grida umane e l’apparente silenzio del Cielo, di Dio.  Sapeva essere uno spazio accogliente, silenzioso di incontro tra il putiferio umano e il Mistero sensato di Dio.

Un riverbero di questo dialogo riesco a viverlo anche nella lettura quotidiana, fatta a spizzichi e bocconi. Un libro mi porta delle parole che inevitabilmente lievitano dentro, il più delle volte mi fermo a pensare dopo aver scorso un paragrafo. In silenzio, penso. Tra le righe salta sempre fuori una voce che non posso dire sia né mia né dell’autore, benché entrambe ne siano parte. E’ uno spazio di disponibilità in cui Dio si lascia ospitare dalla mia attenzione, una volta tanto non catturata dalle mille inezie che la circondano.

Buona lettura con le nostre proposte di questa settimana!

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