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Per educare, anche su Internet, decidetevi a stabilire delle regole

EDUCATION

Dmytro Zinkevych - Shutterstock

Juan Martínez Otero - pubblicato il 22/11/18

Anche se suona autoritario, è fondamentale porre e far rispettare in casa queste regole per l'uso della tecnologia

Sembra ovvio, ma alcuni di noi non l’hanno ancora capito: per educare bene su Internet bisogna porre delle regole e farle rispettare. In generale, non ci piace né una cosa né l’altra.

Stabilire delle regole sembra autoritario. Preferiamo i consigli blandi, di padre che dialoga. Anche farle rispettare è difficile, visto che è sempre più gradevole sorridere e fare un’eccezione, mostrandosi come il padre o la madre flessibile che capisce i propri figli.

Questa strategia, però, conduce in genere all’anarchia, in cui ciascuno fa quello che vuole. E un bambino che fa ciò che vuole – quello che dettano i suoi gusti e i suoi capricci – finisce per essere un maleducato, un viziato, e, cosa ben peggiore, un infelice.

Per quanto costi, quindi, si dovrebbero stabilire delle regole sull’uso della tecnologia in casa, e farle rispettare con decisione.

In primo luogo, bisogna decidere quali regole si vogliono stabilire. Parlate con il coniuge e decidete insieme quali norme di utilizzo vi sembrano ragionevoli in casa. Ci saranno famiglie che preferiscono stabilire molte regole e altre che si accontenteranno di due o tre norme fondamentali. Non è che una cosa sia migliore dell’altra. L’importante è che ogni famiglia trovi il suo stile e stabilisca delle regole chiare. Qualche esempio?

  • Durante i pasti non ci sono telefoni sul tavolo
  • Mentre si studia non si ascolta la musica
  • Alle undici di sera si spegnono i cellulari
  • Non si vedono più di due capitoli di Netflix di seguito
  • Si gioca a FIFA o a Fortnite solo mezz’ora, dopo aver studiato e quando la cucina è già stata sistemata.

Una volta decise, dovrete spiegare le regole ai vostri figli, perché le abbiano chiare e ne conoscano il senso. Questo forse richiederà uno sforzo argomentativo non di poco conto, soprattutto perché “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”, e quindi non pretendete che vostro figlio lodi le norme e vi dica sorridendo che siete i genitori più ragionevoli del mondo (se reagisce in questo modo chiamate uno psicologo o un esorcista).

In generale la regola sarà considerata stupida – quantomeno vi dirà questo –, e quindi la spiegazione della regola ai vostri figli assomiglierà al dibattito sullo stato della Nazione. Non succede niente: una volta spiegata – e appesa al frigorifero con una calamita, come si fa in alcune case –, la norma è vigente, e quindi andrà rispettata.

Il terzo passo è il più difficile: da legislatore si passa a poliziotto o a giudice, e si dovrà far rispettare la norma, esigendone il rispetto. È una cosa che stancherà, perché i bambini sono esperti nel rasentare la legge e chiedere continuamente la deroga della norma, ma bisogna rimanere saldi nella linea di difesa, ed essere disposti a dire spesso di no:

  • No al cellulare a tavola
  • No a tre ore di videogiochi
  • No a vedere Instagram a letto al mattino
  • No a criticare via Whatsapp.

Evidentemente, dire di no stanca, ma è uno dei doveri di un buon padre o una buona madre. Un bambino senza no, senza limiti né regole, diventa un miscuglio di selvaggio, tiranno e bruto. Vostro figlio merita molto di più.

Ovviamente le regole ammettono delle eccezioni, e non succede niente se un giorno non si rispettano. Le eccezioni, però, devono essere appunto eccezionali. Se diventano troppo frequenti, la regola smette di essere tale e diventa una bella dichiarazione di intenzioni di un papà o una mamma debole, a cui nessuno fa più caso.

Come abbiamo detto all’inizio, nella nostra società le regole non sono molto popolari. Sembrano una maledizione che toglie l’allegria e uccide la spontaneità. Le associamo agli orfanotrofi dei romani di Dickens, che asfissiano i bambini con una disciplina irrespirabile. Ci sembrano strumenti educativi dittatoriali, associati a signori grigi e noiosi, che amano ciò che è prevedibile e vogliono avere tutto sotto controllo. E noi non siamo così. Siamo padri e madri del XXI secolo. Ci piacciono gli occhiali colorati e i vestiti chic. Dialoghiamo. Vogliamo essere amici dei nostri figli. Buona fortuna con queste teorie educative ingenue o adolescenti.

Provate a mettere 22 bambini su un campo da calcio senza regole e vedete cosa succede. Provate a leggere un componimento di un adolescente che ignora le regole di ortografia e grammatica. Sedetevi a tavola con quattro bambini senza regole educative e vedere quanto cibo finisce a terra.

È ora di superare la paura delle regole, che trasforma i bambini in schiavi dei loro capricci e in marionette di chi vuole approfittarsi della loro debolezza. Bisogna capire che per educare persone libere – anche su Internet – si devono stabilire delle regole, spiegarle bene e farle rispettare. Bisogna saper dire di no.

Con affetto. Con flessibilità. E con forza.

Juan Martínez Otero è autore di Tsunami Digital, hijos surferos. Guía para padres que no quieren naufragar en la educación digital.

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