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Qualche idea che ha cambiato completamente il mio modo di pregare

Cytaty z Pisma Świętego dla Ciebie na dziś 17 listopada

Luisa Restrepo - pubblicato il 21/11/18

Mi apro a ricevere Dio ogni volta che prego? Apritevi alla grazia e disponetevi a lasciar accadere qualcosa...

Capita a tutti che la preghiera diventi routine o una sorta di lago pantanoso, un luogo dal quale non riusciamo a uscire e che non ci dà neanche un accenno di vita…

Oggi vorrei condividere con voi alcune idee che mi hanno aiutata ad avere una preghiera migliore e più profonda. Si tratta di scoperte che hanno letteralmente rivoluzionato il mio modo di pregare.

La prima è stata che la preghiera è una fonte di vita. Una fonte che non ha motivo di esaurirsi, che può scorrere sempre.

E perché posso affermare questo? Perché la preghiera è un dono dello Spirito. Preghiamo non perché sappiamo farlo o abbiamo ottime tecniche di preghiera, ma perché permettiamo che lo Spirito che vive in noi sbocci, prenda coscienza di se stesso e si esprima.

Aiuta l’esempio di una sorgente che è stata ostruita da una pietra. Quando si toglie la pietra, l’acqua sgorga spontaneamente. È come una diga che si rompe (Giovanni 4,10), e l’acqua che esce è quell’acqua viva di cui Gesù ha parlato alla samaritana.




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Pregare è percepire la nostra realtà più profonda, quel punto preciso del nostro essere in cui arriviamo a Dio, in cui riceviamo un Dio che vuole donarsi a noi.

È una presa di coscienza. Implica il fatto di diventare consapevoli di qualcosa che è rimasto a lungo nel nostro incoscio. Il lato divino che diventa cosciente e vuole integrarsi nella nostra vita.

È quello spazio di libertà interiore che si trova tra la norma e la libertà, tra le preghiere che recitiamo abitualmente e la presenza di Dio che riempie tutto.

In questo senso, aiuta molto conoscere la nostra “fisionomia spirituale”. Romano Guardini ci ha lasciato al riguardo parole esattissime:

“La preghiera personale è sottoposta a determinate regole. Queste regole sono già espresse nella dottrina rivelata, come contenuto nelle Sacre Scritture, nelle regole pratiche formulate dall’esperienza cristiana plurisecolare, nei consigli della ragione e della saggezza umana, validi per qualsiasi attività spirituale, e quindi anche per la preghiera.

Nonostante tutto la preghiera personale è fondamentalmente libera, e l’ordine deve servire solo a proteggere questa libertà. Più è autentica la preghiera personale, meno si possono dettare norme a cui sottomettersi.

Piuttosto, deve sbocciare e svilupparsi in base allo stato interiore di ogni persona, in base alle circostanze in cui vive e alle esperienze che ha.

Una preghiera che in un determinato periodo era consigliabile può quindi non esserlo in un altro, come la stessa preghiera può non essere appropriata per persone diverse.

Quando la preghiera non ha raggiunto la propria libertà interiore diventa insicura, monotona e priva di vita. Da ciò deriva la necessità di educare la vita di preghiera perché sia spontanea e si rafforzi nell’interiorità personale dell’uomo”.

Per crescere nella vita di preghiera, per maturare in essa, non è quindi necessario avere tecniche eccellenti o leggere grandi libri di maestri spirituali.

Si tratta soprattutto di imparare ad avere una preghiera sempre più autentica, di proteggere il nostro spazio di libertà interiore per incontrarvi Dio.

E come ci si riesce? Aprendo il nostro cuore alla libertà di Dio. La preghiera è uno scenario di incontro tra un Tu e un io, lo spazio in cui Dio si dona a me e io Lo accolgo.

Per questo vale la pena di chiedersi: la mia preghiera è un momento di ricerca di Dio o di ricerca di me stesso? Mi apro a ricevere Dio ogni volta che prego?

Qualunque sia il metodo, consiste principalmente nel fatto che la preghiera non ci colga impreparati, non ci sorprenda all’improvviso.




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In questo cammino per trovare il nostro spazio di libertà possiamo iniziare dalla preghiera vocale e da quella mentale, che ci portano a diventare sempre più capaci di meditare e approfondire.

Poi possiamo disporci a far sì che la nostra preghiera nasca sempre più dal cuore. Una preghiera che cerchi la sua fonte e la sua radice nel profondo del nostro essere, al di là del nostro spirito, della nostra volontà, dei nostri affetti e anche delle tecniche.

Mediante la preghiera del cuore, cerchiamo Dio o le energie dello Spirito nelle profondità del nostro essere. In questo modo inizieremo a contemplare.

E quando perseverare è difficile, quando ci si trova in un punto morto, ricordate che la preghiera è Sua, è un dono, è pura grazia.

Non disperate, non tornate sui vostri passi, non pensate che si tratti di mancanza di generosità. Apritevi alla grazia e disponetevi a far sì che qualcosa accada…

Quel punto morto presuppone sicuramente una sensazione di deserto, ma è proprio nel deserto che si ha sete.

Quel deserto ci fa cercare la fonte, quella che è dentro di noi e che aveva davanti moltissime pietre che non la lasciavano scorrere…

Lasciarci trascinare dalla corrente della sorgente che è lo Spirito Santo farà sì che il Suo impulso interiore sbocci in noi e ci trascini.

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