Ma poi, anche servita calda, la vendetta non può che lasciare il gelo nel cuore
La storia arriva dall’Australia ed è rilanciata sui siti d’informazione e gossip di mezzo mondo. È una vicenda senza volti e con nomi fittizi, forse potremmo trattarla come una trama dal titolo “Cosa faresti se …”. Innanzitutto riassumiamo l’accaduto: al sito Whimn una ragazza, a cui viene attribuito il nome di Casey, racconta la sua orribile notte prima delle nozze; da un numero sconosciuto le vengono spedite le trascrizioni dei messaggi che il suo fidanzato si scambia con un’altra donna, frasi esplicite e che lasciano intendere non una semplice infatuazione ma un rapporto vero e consumato.
Anziché parlare immediatamente con lui, Casey trascorre la notte in un tormento comprensibilmente delirante. Alla fine, la futura sposa decide di procedere come da copione: si veste con l’abito di nozze e va in chiesa, arrivata sull’altare prende parola e racconta davanti a tutti, per filo e per segno, l’amaro retroscena scoperto la sera prima. Si scusa con tutti perché non si celebrerà il matrimonio, lo sposo se ne va senza proferire parola e la festa si trasforma in una celebrazione dedicata all’onestà. Proprio così ha deciso Casey:
“Non ci sarà un banchetto di nozze oggi, ci sarà una festa in nome dell’onestà, sulla ricerca del vero amore e sul seguire il proprio cuore anche quando fa male”.
Non è dato sapere altro. Quel che mi più mi colpisce nella narrazione dei fatti, fosse anche solo un racconto, è il silenzio tra lei e lui. Un vuoto di rapporto nel momento più cruciale e ferito: lei non parla con lui, ma parla agli invitati; lui non risponde a lei, e se ne va in silenzio. Credo sia anche la parte più autentica della storia, cioè quella più simile alla vita vissuta di molti: l’incapacità di incontro nel momento della prova. L’incapacità di guardarsi a macchie scoperte.
Per fortuna noi non siamo Dio. Mi è venuto in mente il racconto di Dino Buzzati La fine del mondo, in cui immagina che in un certo giorno il pugno di Dio squarci il cielo e punti l’indice contro l’umanità; la gente intuisce che è arrivato il momento del giudizio universale e si precipita in cerca di un confessore. Tutti vogliono salvarsi, tutti vogliono confessarsi, tutti vogliono arrivare puliti al tribunale divino. Anche io ogni tanto penso al giorno del Giudizio e di una cosa sono certa, non sarà come lo penso io …. cioé una enorme, colossale, sbugiardata pubblica. Quanto mi vergogna l’idea che ogni frammento del mio male recidivante sia gettato sulla pubblica piazza dell’universo, visto senza veli da tutti.
Sarà un’altra cosa, sarà essere guardati per davvero per la prima volta. Potremo forse dire di conoscerci per la prima la volta dopo lo sguardo giudicante di Dio, forse addirittura ci ameremo un briciolo di più attraverso il suo discernimento.