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5 cose fondamentali per i primi cristiani che forse non sapevate

PRIMI CRISTIANI

Catholic Link

Catholic Link - pubblicato il 17/11/18

di Kenneth Pierce

Esiste un gioco che avrete fatto da bambini e che consiste nel trasmettere un messaggio da una persona all’altra fino a che questo non arrivava notevolmente cambiato destando sorpresa in tutti. Alcuni lo conoscono come “gioco del telefono”. Ricordo come si costruivano storie, tagliando e aggiungendo parti, fino ad arrivare a un racconto completamente diverso che faceva ridere tutti.

La Chiesa ha duemila anni di esistenza, e più di qualcuno può pensare che nella sua lunga storia sia accaduto lo stesso che in quel gioco: il messaggio di Gesù, trasmesso attraverso i secoli, si è deformato col passare del tempo. Nella sua infinita saggezza, Dio lo aveva già previsto. Perché questo non accadesse ci ha lasciato la Chiesa, che, coadiuvata dallo Spirito Santo, ha conservato la Buona Novella portata da Cristo.

Pur contando sull’azione dello Spirito Santo, è utile dare un’occhiata alle origini della storia della Chiesa e vedere come vivevano la fede i primi cristiani, come hanno accolto il messaggio annunciato dal Figlio di Dio e come poi lo hanno trasmesso. San Luca ce lo racconta negli Atti degli Apostoli. In quel libro, esiste un breve versetto che ci può illuminare molto: i primi discepoli “erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere” (Atti 2, 42).

1. I primi cristiani si formavano nella loro fede

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Ascoltavano l’insegnamento degli apostoli e si preoccupavano di imparare sulla fede. Quanti cattolici della nostra epoca conoscono poco o niente della loro fede! Di fatto, la gran parte delle critiche che avanziamo noi cattolici deriva in buona misura dall’ignoranza su ciò che crediamo e perché lo crediamo. Non si può amare ciò che non si conosce, e per questo è tanto importante formarsi nella fede, come facevano i primi discepoli.

2. Partecipare a una comunità

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Dio ha pensato all’uomo per vivere in comunione e in amicizia con Lui e con gli altri esseri umani. Per i primi discepoli, l’esperienza di comunione e amicizia era fondamentale. In molti momenti, infatti, Luca sottolinea l’unità di mente e cuore che vivevano i primi discepoli (Atti 1, 14; 2, 1). L’esperienza di fraternità, di unità nella diversità come opera dello Spirito, è stata una delle più grandi testimonianze offerte dalle persone di quell’epoca. Oltre a questo, erano comunità sempre aperte, che non formavano mai piccoli gruppi di privilegiati. Tutto il contrario!

3. Ricevere Cristo nell’Eucaristia

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Cristo aveva istituito l’Eucaristia, e aveva chiesto agli apostoli di ripeterla nella loro memoria. Gli apostoli lo hanno inteso così, e la “frazione del pane” è stata per loro un segno fondamentale della presenza di Gesù tra loro. Pretendere di seguire Cristo e di dimenticare l’Eucaristia significa mettere da parte una chiarissima richiesta che Gesù ha rivolto ai suoi primi apostoli e che la Chiesa delle origini ha conservato e curato con tutto il cuore.

4. Pregare insieme

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Non solo pregare per gli altri, ma anche insieme ai nostri amici nella fede. Ovviamente Gesù ha insegnato che la preghiera era un dialogo personale con il Padre, ma allo stesso tempo ha anche insegnato ai suoi discepoli a pregare insieme il “Padre nostro”. I primi discepoli hanno compreso l’importanza di pregare insieme, come Chiesa, espressione della comunione profonda nello Spirito che dobbiamo avere tutti noi battezzati. Andare a Messa, ad esempio, non significa solo andare a pregare da soli, ma partecipare a un’assemblea che insieme dà gloria al Padre. In Cielo non saremo soli, ma in comunione. Perché non sperimentarlo fin d’ora?

5. Vivere con letizia e semplicità di cuore

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Alla fine di questo passo, Luca ci racconta che i primi discepoli, con la loro testimonianza di letizia e semplicità, godevano della simpatia di tutto il popolo: “Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati” (Atti 2, 47). A volte possiamo sforzarci fin troppo a pianificare, pensare, organizzare strategie apostoliche, pensando che tutto dipenda da quanto facciamo bene le cose. È facile cadere nella tentazione di poter controllare tutto, anche i frutti dell’apostolato!

Vivere con letizia e semplicità di cuore, testimoniando così la nostra fede in Gesù, è spesso il miglior apostolato. È il modo migliore per lasciar agire Dio attraverso di noi per toccare il cuore di chi lo cerca. Contagiate gli altri con la felicità che Cristo vi mette nel cuore?

Qui l’originale.

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