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La Chiesa italiana a tutela dei minori e dei vulnerabili. La soddisfazione di Don Fortunato Di Noto

CATHOLIC MASS

«Il mio ometto, alla sua prima comunione sotto le due specie, ha guardato il prete negli occhi e con fervore gli ha detto: “È troppo buono, Gesù!”. Risate generali in assemblea».

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Don Fortunato Di Noto - pubblicato il 15/11/18
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Il sacerdote fondatore di Meter, da anni in prima linea contro la pedopornografia esprime grande felicità per la scelta della CEIÈ una emozione grande, per chi si occupa di tutela dei minori e da sempre si occupa di contrastare la piaga della pedofilia e pedopornografia, leggere che nascerà il Servizio Nazionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili nella Chiesa italiana.

L’Assemblea generale ha affrontato la “piaga gravissima degli abusi”, facendo il punto sulle Linee guida che la Commissione della Cei per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili sta formulando nella prospettiva della prevenzione e della formazione. Al riguardo, “tra i vescovi è viva la consapevolezza che la priorità non può essere data a una preoccupazione difensiva né al tentativo di arginare lo scandalo morale e ecclesiale, bensì ai ragazzi feriti e alle loro famiglie. Questi dovranno trovare sempre più nella Chiesa e in tutti i suoi operatori pastorali accoglienza, ascolto e accompagnamento”.

Le scelte che la Chiesa italiana sta assumendo su questo tema vanno “nella direzione della promozione della sensibilizzazione e della formazione di tutto il popolo di Dio a vivere in maniera matura il valore della corporeità e della sessualità. Di conseguenza, diventa necessario porre la massima attenzione nella scelta dei collaboratori laici, come pure la sorveglianza e le cautele nel contatto diretto coi minori, la serietà dei comportamenti in tutti gli ambienti e la trasparenza nei rapporti, lo spazio educativo dato alle donne o alle coppie di genitori nell’ottica della corresponsabilità. Sul fronte del clero, vengono ribaditi criteri chiari nella selezione iniziale dei candidati al ministero ordinato o alla professione religiosa, insieme a una formazione che punti alla maturità nelle relazioni affettive e nella gestione della sessualità; si avverte quanto sia essenziale educarsi a un uso controllato e critico di internet, come – più in generale – coinvolgersi i percorsi di formazione permanente”.

E’ degna di nota un percorso che, riteniamo essere stato un apripista, quasi profetico. Era il 2002. 16 anni fa. Ne parlò molto anche il Sir e altri organismi cattolici e non solo: quando Meter propose uno “sportello o un servizio nelle diocesi e nelle parrocchie ” a disposizione dei fedeli per informarsi sul “cosa fare e a chi segnalare” un eventuale caso di abuso sessuale, per poi “poter avviare con discrezione e oculatezza un intervento di tutela. Non fu solo una proposta, ma un impegno. Scriviamo questo no per vanto, ma solo per dare gloria a Dio e nel rispetto delle vittime e di un servizio compiuto e fatto da persone motivate, competenti che hanno reso possibile la diffusione di una coscienza sempre vigile e accogliente.

È, in sintesi, l’obiettivo dell'”appello per l’infanzia”, che in poco più di un mese raccolse l’adesione di oltre 20 parrocchie ed organismi ecclesiali, impegnate in tutto il territorio italiano nel prevenire abusi e maltrattamenti e nel progettare interventi mirati di aiuto concreto alle vittime degli abusi sessuali, in modo da non intervenire solo quando nasce l’emergenza. Si inseriva nel “Progetto Infanzia” di Meter che con audacia pensava di istituire in tutte le parrocchie italiane e le Diocesi ‘Sportello o Servizio a tutela Minori’. Era un sogno e una grande speranza pensarlo, anche con numerose resistenze.

Fu portato avanti da un’équipe di catechisti, psicologi, giuristi, medici ed educatori dell’infanzia che iniziò e continuò in una iniziativa pionieristica realizzando una serie di corsi popolari e specialistici di formazione nelle parrocchie e negli altri organismi ecclesiali su tutto il territorio nazionale (accolto anche da altre Conferenze episcopali in Europa).
I vescovi, i parroci e gli stessi membri dei Consigli pastorali, si diceva nel Progetto, indicheranno i soggetti che si impegneranno nel programma di lavoro sui temi della prevenzione e degli interventi necessari per contrastare l’abuso sessuale, per poi passare a quello dei segnali di disagio e degli indicatori che possono aiutare a capire se un bambino va aiutato e protetto; poi l’istituzione vera e propria dello “Sportello o Servizio Minori” che opererà sul territorio.

Non possiamo fare altro che essere soddisfatti. Non possiamo permetterci di non aprire le nostre porte, non ascoltare, accogliere, accompagnare, guidare e sostenere. Tutto il Popolo di Dio è e deve essere coinvolto, così come ce lo ha ricordato Papa Francesco.

Non c’è ora altro che continuare a lavorare. Tutti ci guardano e attendono la continuità di un impegno che non deve essere frenato, né tanto meno inquinato dalla troppa ed eccessiva burocratizzazione, ma se quest’ultima deve esserci, ci siano tutti gli elementi di una cura pastorale premurosa, amorevole e senza tentennamenti, oltre il clericalismo e l’elitismo. La preghiera continueremo a rivolgerla al Signore.