Temo che nel mio giudizio particolare vedrò con perfetta chiarezza che spesso sono stato “fin troppo felice” per qualcosa che non era Cristo e che quindi era infinitamente inferiore a Lui.
Temo anche che in quell’occasione ricorderò queste parole di Nostro Signore:
“E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio” (Giovanni 3, 19-21).
Mentre scrivo, sapendo che ho probabilmente più giorni dietro di me che davanti, che ho accumulato rimpianti e che la mia unica speranza è Cristo misericordioso, mi chiedo come dovrei trascorrere qualsiasi quantità di tempo che ancora mi resta da vivere.
- Devo rinnovare i miei impegni nei confronti della preghiera, del digiuno e della penitenza.
- Devo chiedere ostinatamente e senza paura la grazia di bandire dalla mia vita tutto ciò che non si addice alla mia dignità cristiana.
- Devo riordinare la mia vita intorno ai comandamenti di Cristo per amare Dio e il mio prossimo.
- Devo esortare gli altri a fare lo stesso.
E voi? Come trascorrerete il tempo che vi rimane? Come vi preparerete a rendere conto della vostra vita?
Amici miei, esortiamoci a vicenda a coltivare, come dice San Tommaso d’Aquino, un santo timore, un “timor filiale”, una paura che tema di offendere l’amato. E continuiamo a pregare per le anime sante del Purgatorio, il cui tempo di purificazione non è ancora giunto al termine.