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Chi era il giovane Saulo, sterminatore di cristiani?

SAINT PAUL
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 13/11/18
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Ecco le sue “tre” identità, prima di diventare uno degli apostoli più influenti

Ecco la “carta d’identità” di un giovane che segna da secoli la storia del Cristianesimo. Stiamo parlando di Saulo. Un nome che a molti potrà sembrare sconosciuto o quasi.

Il cardinale Gianfranco Ravasi, autore di Cuori Inquieti (edizioni San Paolo) spiega in realtà, chi si cela dietro questo nome.

Parliamo innanzitutto di un ebreo, come attesta il suo nome originario che è quello del primo e sfortunato re di Israele, Saul. Davanti al tribunale romano che gli chiede le generalità al momento dell’arresto a Gerusalemme egli dichiara: «Sono un ebreo di Tarso in Cilicia» (Atti 21,39).

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Circonciso l’ottavo giorno

Agli amati cristiani greci di Filippi ribadiva vigorosamente di essere stato «circonciso l’ottavo giorno, della stirpe di Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da ebrei, fariseo secondo la legge» (3,5). Polemicamente ai suoi detrattori ebrei di Corinto rivendicava la purezza della sua matrice: «Sono essi ebrei? Anch’io lo sono. Sono israeliti? Io pure. Sono stirpe di Abramo? Anch’io» (2Corinzi 11,22).

Integralista e violento

La sua appartenenza all’ebraismo rivelava persino un aspetto integralistico, al punto tale che la sua entrata in scena negli Atti degli apostoli avviene durante il linciaggio del primo martire cristiano Stefano: i lapidatori e i testimoni «deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane chiamato Saulo… E Saulo approvava l’uccisione» (7,58; 8,1).

Egli stesso non esiterà a confessare il suo fanatismo anticristiano ai Galati: «Oltre ogni misura perseguitavo la Chiesa di Dio cercando di distruggerla» (1,13). E ai Filippesi dichiarava: «Ero uno zelante persecutore della Chiesa» (3,6).

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Renata Sedmakova | Shutterstock

Fabbricante di tende

Formatosi in gioventù a Gerusalemme, «alla scuola di Gamaliele, nelle più rigide norme della legge dei Padri» (Atti 22,3), educato secondo l’uso giudaico anche al lavoro manuale, quello del «fabbricante di tende», Saulo era però un giudeo della Diaspora, nato a Tarso.

Il suo nome romano

Si spiega, così, la sua seconda identità, quella di cittadino romano, perché Tarso era giuridicamente città romana per decreto di Augusto. Col suo secondo nome latino- e qui si svela l’arcano – Paolo userà con orgoglio la dignità di cittadino dell’impero, appellandosi – come è noto – al tribunale supremo romano (Atti 22,28).

Amante del greco

Si, proprio lui, Saulo-Paolo di Tarso non è solo un ebreo e un romano ma è anche una persona partecipe della cultura ellenistica. Egli usa il greco, che era un po’ come l’inglese di allora, per le sue lettere e lo fa in modo creativo, forgiandolo con grande libertà, assegnando significati nuovi a molti vocaboli greci.

Tra i suoi collaboratori sceglierà spesso dei giovani, com’è il caso dell’amato Timoteo a cui scriverà nella prima lettera a lui indirizzata: «Nessuno disprezzi la tua giovane età» (4,12).

Il futuro apostolo

Queste identità del giovane Paolo sono indispensabili, perciò, per comprendere il suo futuro di apostolo, quando egli, dopo la conversione, riconoscerà che Cristo «è apparso anche a me… Dio si è degnato di rivelarmi il suo Figlio… e io sono stato afferrato da Cristo Gesù» (1Corinzi 15,8; Galati 1,15-16; Filippesi 3,12).