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Quando bisogna fare l’albero di Natale?

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©Sebastien Desarmaux / Godong

Lucandrea Massaro - pubblicato il 12/11/18

A me il Natale piace, da bambino le luminarie lungo la via di casa mia mi davano un senso di grande allegria, il freddo era meno freddo, il buio si allontanava, quindi per quanto mi riguarda “evviva gli addobbi di Natale!”: alla porta di casa, alla finestra, per le strade, nei negozi e naturalmente l’alberello. Sì gli addobbi di Natale mi fanno contento, purché arrivino al momento giusto. Ecco perché vedere la finta neve, le luminarie e i fiocchi rossi a metà Novembre mi mette una gran tristezza, quando non severo disappunto. La notizia di Repubblica, dunque, è per me una ovvietà, quando dice che gli addobbi rendono felici, ancor di più chi inizia a farlo in maniera prematura:

Steve McKeown, psicologo e fondatore della McKeown Clinic, ha infatti spiegato che immergersi nell’atmosfera del Natale fa mantenere i contatti con il bambino che è in noi, facendo sembrare più lontani le responsabilità e i problemi della vita adulta: “Benché possa esserci una percentuale di ragioni sintomatiche per cui qualcuno voglia ossessivamente addobbare casa in anticipo, nella maggior parte dei casi si tratta di motivazioni nostalgiche o per resuscitare la magia del Natale. In un mondo pieno di stress e ansia – spiega lo psicologo – la gente associa ciò che è correlato al Natale alla felicità, evocando forti sentimenti legati all’infanzia. Le decorazioni sono semplicemente un’ancora alle emozioni e all’eccitamento di quando eravamo bambini”. La psicoterapista Amy Morin, invece, aggiunge che per alcune persone festeggiare il Natale è anche un modo per ricordare qualcuno amato che non c’è più: “Guardare l’albero decorato fa venire in mente com’era la vita quando insieme si aspettavano i regali da scartare. Per chi ha perso qualcuno, le vacanze fanno tornare la mente ai bei tempi passati”.

Ecco quell’adulto che ricorda con passione il Natale da bambino sono io, ma su una cosa sono inflessibile. Da romano dico: prima dell’8 Dicembre non si fa. E che diamine! Certo scoprire che l’usanza prevederebbe di iniziare con l’inizio dell’Avvento (il 2 Dicembre quest’anno) o – come fanno gli Ortodossi – con la festa di San Nicola il 6 Dicembre mi fa storcere il naso, ma almeno ha senso! Non credete?




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A proposito di tradizioni c’è il tema dell’albero come dicevamo.

Per alcuni è usanza barbara, addirittura pagana, è chiaro che in una casa cristiana non dovrebbe mancare il Presepe, ma uno accanto all’altro (se si può e si vuole) si fanno compagnia. La storia dell’albero poi è una di quei classici delle tradizioni popolari. Tutti vorrebbero averlo inventato salvo poi che è difficile stabilirne la realtà.

Riga, la capitale della Lettonia, da sempre rivendica con orgoglio di aver ospitato il primo Albero di Natale della storia. Proprio a Riga, infatti, in piazza del Municipio di fronte alla Casa delle Teste Nere, c’è uno stemma in terracotta deposto sul punto in cui sarebbe stato innalzato il primo Albero di Natale nel 1510, che si ritiene fosse stato ornato da decorazioni di carta e poi bruciato in segno di buon augurio per l’arrivo dell’inverno. In Estonia la pensano diversamente. Gli estoni affermano infatti che il primo Albero di Natale fu creato a Tallin, nel 1441. Certo è che l’Albero di Natale nella sua patria d’origine, che corrisponde alle regioni germaniche, è indissolubilmente collegato ad un antico canto popolare, riproposto nella forma attuale all’inizio dell’Ottocento. È un canto rivolto non a un albero-oggetto, ma a un albero-essere-vivente, che col suo verde perenne trasmette fiducia nella continuità della vita stessa. È il Tannenbaum, l’abete natalizio. Secondo quanto si legge nel volume “Il canto degli alberi” (Àncora editrice) di Anna Maria Finotti la prima testimonianza scritta risale al 1419, quando la Confraternita dei fornai di Friburgo pose in occasione del Natale, nell’ospedale della città, un albero «adorno di mele, pere, noci colorate, cialde, piccole focacce, biscotti, carta colorata e fronzoli vari». A Capodanno l’albero veniva scosso per far cadere le focacce e la frutta come segno beneaugurante per l’anno nuovo (Aleteia, 2014). Leggi anche:Perché l’albero di Natale è cristiano?

E’ chiaro che sarebbe difficile per l’Italia intestarsi questo primato, l’abete di Natale non può che nascere in ambito germanico o slavo, magari protestante – c’è chi vorrebbe che Lutero ne fosse l’ideatore – ma è appunto un simbolo cristiano, di luce, di speranza. Poi la storia fa i suoi strani salti:

Gli alberi di Natale sono diventati popolari in Gran Bretagna dopo che il marito tedesco della regina Vittoria, il principe Alberto, li aveva introdotti nel 1841. E ciò che aveva introdotto la famiglia reale era destinato a diventare una moda sociale. Presto l’albero di Natale divenne un elemento essenziale del Natale britannico. Ad ogni modo, è interessante notare che il principe Alberto, di fatto, stava chiudendo il cerchio della storia reale dell’albero di Natale. Perché è stato un inglese ad aver donato una volta al popolo tedesco l’albero di Natale (Aleteia, 2013).

Insomma ora che vi siete persi in mezzo all’Europa, che sapete che si può iniziare a farlo ma solo da dicembre in avanti, che va bene sia vero che di plastica (ce ne sono di comodissimi, smontabili ecc) e che avete l’occasione per dare un tocco di luminosità e magia a quell’angolino lì di casa vostra che non sapete mai come sfruttare, ecco diciamo che avete tutti gli ingredienti per divertirvi a farlo e magari di farlo coi vostri bambini o nipoti, ma anche coi figli grandi, magari che stanno fuori di casa, torneranno un po’ bambini e questo è già un bel miracolo…

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