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“3 figli? Sei pazza, c’è la crisi!”. La risposta di chi ha scelto di puntare al massimo

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5pani e 2pesci - pubblicato il 12/11/18

Fidarsi di Dio non è da pazzi, è solo un’altra logica e avere come obiettivo il massimo.

Oggi una mia cara amica spagnola commentava il mio terzo e bellissimo pancione apostrofando che solo i rumeni, “los moros” e gli zingari arrivano al terzo figlio, poi “Ci siete voi e proprio non vi capisco”. La gente normale, quelli dotati di buon senso, si rendono conto che oggi, soprattutto con questa crisi, un figlio è già tanto, due per i più coraggiosi. E poi “è sempre meglio avere un figlio e tirarlo su bene che averne molti e non poter loro offrire molte possibilità’”.

Non è la prima volta che sento questi discorsi, anzi, sento solo questi. Il discorso fila: niente lavoro quindi niente matrimonio e niente figli. Rassegnati ad una vita al minimo. Colpa della crisi. Io e Francesco siamo sposati da quasi sette anni, siamo giovanissimi, un lavoro precario e uno a tempo indeterminatissimo ovvero 24 ore al giorno, week-end inclusi: la mamma. Conosciamo molto bene la crisi, il mese scorso hanno annunciato la chiusura del centro dove lavora mio marito. In sette anni abbiamo cambiato già tre nazioni e anche noi cominciamo ad essere un po’ stanchi di non avere fissa dimora.




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Mi vengono in mente in questo momento molti bambini che a dieci anni hanno l’ iPhone, jeans di marca, l’ultimo modello di scarpe, la play station, ecc… Certo un figlio è davvero costoso al giorno d’oggi! Per avere un figlio in più dovrei rinunciare magari a fumare, al parrucchiere mensile, alle mie belle unghia dall’estetista, la seconda macchina per fare solo 3 o 4 km, la Wii, dovremmo stringerci a casa.
Di contro non ho mai sentito un bambino lamentarsi per i jeans non di marca, ma vedo gli occhi di Chiara illuminarsi quando gioca con sua sorella e impazzire di gioia davanti al pancione di mamma.

Mi convinco sempre di più che offrire una relazione, un fratello appunto, è molto di più di tutte le fantastiche oppurtunitàche pensiamo di potergli offrire con i nostri soldi. Forse un figlio non chiede cose, chiede te, chiede di spenderti per lui. Lui desidera il tuo tempo, vuole che tu lo guardi mentre fa qualcosa, si vuole sentire degno del tuo sguardo; lui vuole e ama le tue rughe e i capelli bianchi che anche a 27 anni cominciano ad affacciarsi. I nostri figli ci chiedono la pazienza e, quando proprio è finita, amano vedere mamma che cede a vedere il secondo cartone della giornata.
Proprio la crisi e la sua precarietà mi stanno insegnando che bisogna spendersi per quello per cui veramente vale la pena senza aspettare che tutto sia perfetto. Tuo marito e i tuoi bambini la crisi non te li toglie, sono il tuo tesoro e l’unica cosa per cui vale la pena spendersi. Prendere in mano la propria vita e aver fiducia di qualcuno più grande di te, di Dio, non è da pazzi; è solo un’altra logica, è avere come obiettivo il massimo.




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