I sogni ci terrorizzano nello stesso modo in cui lo fanno i film horror – attaccando la speranza. Trovano qualcosa a cui teniamo nella nostra vita e lo fanno a pezzi.
Ho sentito di sogni che attaccano perfino la Beata Vergine. L’altro mio incubo ricorrente aveva come protagonista mia madre.
Sognavo di svegliarmi di notte e di guardare la mia stanza. Riuscivo a vedere mio fratello nel suo letto, e ai piedi del mio c’era una ragazzina con lunghi capelli grigi e castani che mi guardava in modo inespressivo.
Non diceva nulla di minaccioso, ma un senso di disagio mi riempiva di orrore e riuscivo a malapena a muovermi mentre lottavo per svegliarmi per liberarmi dal suo sguardo. Quando mi svegliavo la stanza era lì, ma lei non c’era più.
Questi sogni si sono ripetuti per mesi – più o meno una volta a settimana –, finché una volta la ragazzina è diventata cattiva. Nel sogno cercavo di svegliarmi ma non ci riuscivo, e allora iniziavo a gridare invocando mia madre. Questo agitava la ragazzina, e quando mia madre appariva sulla porta lei si accucciava come un animale e le balzava addosso, gettandola a terra e graffiandole il volto.
Mi sono svegliato ansimante e terrorizzato.
Gli scienziati suggeriscono che i sogni sono un meccanismo cerebrale e forniscono una “terapia di esposizione” che ci permette di affrontare situazioni che non sappiamo come gestire – stare da soli in un parcheggio, trovare inaspettatamente qualcuno in camera propria…
È un modo per dire che gli incubi ci possono aiutare. Sono di ausilio anche le storie bibliche di Giuseppe nell’Antico Testamento e Giuseppe nel Nuovo Testamento, perché entrambi interpretano degli avvertimenti contenuti nei sogni.
La mia ammonizione biblica preferita sui sogni è però quella del Siracide per la quale i sogni non significano niente (Sir 34, 1-7).
Ad ogni modo, per stare tranquilli, stasera reciterò la preghiera dei monaci, e magari ci aggiungerò anche un’Ave Maria.