E com’è diventato il patrono delle cause impossibili?Sappiamo che Gesù si recò a uno sposalizio a Cana di Galilea e trasformò l’acqua in vino. Sappiamo che c’era anche sua Madre, così come i suoi “fratelli”. Giovanni non dice chi fosse lo sposo, ma la presenza sia di Gesù che di Maria rende probabile che si trattasse di un amico stretto o un parente.
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Si è in qualche modo accreditata sul web una vulgata (minoritaria, a quanto possiamo capire) secondo la quale Niceforo Callisto, uno studioso greco del XIV secolo della storia della Chiesa, avrebbe riportato la tradizione per cui lo sposo delle nozze di Cana sarebbe stato San Giuda apostolo. In realtà al capitolo 30 dell’VIII libro della Storia Ecclesiastica dell’autore bizantino si legge unicamente il nome di “Simone il Cananeo”: l’apparato critico della Patrologia Græca (1865) non segnala alcuna variante degna di nota, sul punto, e si capisce che proprio il generico epiteto “cananeo” (riferito all’antica regione della “Terra di Canaan”) abbia suggerito a Niceforo stesso o a qualcuna delle sue fonti l’idea – in nessun modo verificabile – che Simone fosse di Cana. A quel punto quale compilatore di antiche legendæ avrebbe resistito alla tentazione di fare dell’unico personaggio noto dello sperduto villaggio galilaico il responsabile del contesto in cui si svolse – secondo il racconto giovanneo – il primo segno della vita pubblica di Gesù?
Tornando dalle speculazioni tarde a più antichi e solidi riferimenti, la Scrittura ci dice che era uno dei “fratelli” del Signore (cfr. Mt 13, 55) e un apostolo. Ed è un santo della Chiesa, che celebra la sua festa il 28 ottobre. Quest’anno non abbiamo sentito parlare di lui o dell’apostolo Simone, che si festeggia nello stesso giorno, durante la liturgia perché la festa è caduta di domenica, e le letture e le preghiere domenicali hanno la precedenza.
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Il penultimo libro della Bibbia – la Lettera di Giuda – è attribuito a San Giuda. È anche uno degli apostoli direttamente citati nei Vangeli: “Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Giovanni 14, 22-23).
Dopo la morte di Gesù, San Giuda iniziò a predicare la buona novella nella Giudea, ma presto si diresse in terre straniere. Si dice che sia stato in Iraq già nell’anno 37, assistendo la comunità ecclesiale mesopotamica locale che San Tommaso apostolo aveva istituito di recente. Aiutò anche a fondare la Chiesa armena ed evangelizzò Libia, Turchia e Persia (l’attuale Iran). Si crede che San Simone si sia unito a Giuda in Iraq, abbia viaggiato con lui e sia stato martirizzato insieme a lui in Libano verso l’anno 65. I loro resti riposano insieme nella basilica di San Pietro.
San Giuda è noto nella Chiesa occidentale soprattutto come santo patrono delle cause perdute. Secondo una tradizione, è diventato noto come tale perché condivide il nome di Giuda Iscariota. La leggenda dice che la gente aborriva il fatto di pronunciare il nome “Giuda” per via della sua associazione all’Iscariota, e il risultato era che pochi invocavano San Giuda Taddeo, l’apostolo. Se qualcuno lo faceva, era segno che era proprio disperato, e San Giuda, che aveva “immagazzinato” molte grazie che non erano state richieste, era quindi molto generoso nell’intercedere nei casi più complicati. Un suggerimento alternativo è che interceda in questi casi perché egli stesso ha affrontato molte situazioni difficili, ed è quindi predisposto ad aiutare gli altri a fare lo stesso.
San Giuda potrebbe anche essere Giuda di Edessa, noto anche come Addai. Giuda di Edessa condivide più del nome con Giuda Taddeo: era chiamato “Addai” (un derivato aramico di Taddeo), ebbe un ruolo nella prima comunità ecclesiale in Iraq e ci si riferisce a lui come a “uno dei 72”. Queste similitudini rafforzano la probabilità che i due siano la stessa persona, anche se non è stato provato in modo definitivo. Addai, o Taddeo di Edessa, è fortemente associato con la Chiesa cattolica caldea la Chiesa assira d’Oriente, e si pensa che sia all’origine di una delle preghiere eucaristiche più antiche: l’anafora di Addai e Mari, una versione della quale è usata ancora oggi dai caldei.
San Giuda, prega per noi!