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Dolcetto (di Santa Ildegarda) o scherzetto (di San Giovanni Bosco)?

BAMBINI, ZUCCHE, HALLOWEEN

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Annalisa Teggi - pubblicato il 25/10/18

Qualche idea per vivere in famiglia le feste dei Santi e dei Morti facendo memoria della tradizione cristiana a cui apparteniamo

Nei supermercati sono già esposti pandori e panettoni, nei negozi campeggiano già in bella vista gli addobbi natalizi. Ho sentito dire da una signora alla cassa davanti a me: “Non è ancora arrivato Halloween e già siamo circondati dal Natale“.

Non ho neppure sentito il prurito di correggerla dicendo che è la festa di Ognissanti, perché aveva ragione. Ormai il calendario nazionalpopolare delle feste è stabilito dall’agenda consumistica. E Halloween è diventato il brand  di stagione per vendere dolciumi, aperitivi a tema macabro, e ogni altro genere di prodotti a tema zucca o horror.

Festa a vuoto

Le feste non sono più vere feste, si riducono spesso e volentieri a frenetiche occasioni di acquisti e fedele sequela di certi riti di massa. Un entusiasmo di base resta, ma nessuno sa più perché si fa festa. È triste, come ballare senza musica; si può fare, ma non è la stessa cosa.

In questi giorni si entrerà come al solito nel merito dell’annosa questione se Halloween sia l’anticamera delle tenebre o una celebrazione santa, non so chi vincerà ma so chi ci guadagna sempre: la logica gaudente e spietata del commercio.

La signora in fila alla cassa con me ne è stata lo specchio lampante. E’ il consumatore che va in tilt. Ma come? Non ho ancora comprato le caramelle di Halloween e già devo mettere nel carrello il pandoro? Nella confusione generale su chi tiene in piedi il mondo, eternità e inferno, bene e male, qualcuno si abbuffa sui nostri cuori alla deriva … ma col portafoglio in mano e un’urgenza indefinita di spensieratezza.

Manca il soggetto, ma abbondano le congiunzioni: “è festa, puoi comprare questo e questo e questo e questo”.

Toc Toc

Nel corso degli ultimi anni anche a casa mia è aumentato il numero dei gruppetti di bimbi mascherati che bussano e chiedono: «Dolcetto o scherzetto?». Prendo atto del fatto che è più che altro una moda, prendo atto del fatto che nessuno di questi giovanotti sa più nulla dei Santi ma si diverte a girare mascherato di sera, prendo atto – soprattutto – che qualcuno bussa alla mia porta. A quel punto, entro in scena io e non c’è verbo più cristiano di accogliere.

Contemporaneamente in casa mia ci sono 3 figli che incontrano molte voci nella loro – ritrovata – quotidianità sociale. Probabilmente l’insegnante d’inglese farà una lezione a tema Halloween. E se è brava, insegnerà loro la vera storia di questa tradizione. Tra i loro amici ci sarà chi li inviterà a una festa o a un giro a tema zucche&zombie. Benissimo, incontreranno queste voci e presenze accompagnati dall’esperienza che condividono con noi in famiglia. E noi festeggiamo i Santi e i Morti. Non è una gara a chi fa la festa più bella, è – come per ogni faccenda educativa – rendere conto di una compagnia presente sulla nostra strada

Ecco qualche spunto per fare di questa ricorrenza un’occasione di memoria conviviale in famiglia. 

1 Dolcetto di Ildegarda

In materia di festa e cibo, il cristiano può dettare il passo allegramente. Una fede che ha il suo fondamento sul pane e il vino e che segue la via di un Dio fatto Uomo che fece il primo miracolo a un banchetto nuziale ha qualcosa da dire a un tempo che venere il cibo ma ha perso il gusto della vita.

A chi bussa alla porta chiedendo qualche dolcetto si può offrire non solo zucchero e calorie. Prendersi il tempo (un’oretta?) di fare dei biscotti coi propri figli fa tanto bene a noi adulti. Ci fa sporcare le mani, ci chiede di stare al passo e al gioco coi bambini, sposta per un po’ il baricentro dei pensieri. Dà frutto. Ed è questo che offriremo a chi bussa alla porta o mangeremo tra noi in famiglia: il gusto di un dolce fatto insieme.

Su questo Santa Ildegarda è imbattibile. Ci ha insegnato che Chi ha fatto il mondo lo ha riempito di ingredienti che le nostre mani possono trasformare in musica, medicina e anche leccornia. I suoi biscotti della gioiasono un asso nella manica: qui la sua ricetta.

Se qualcuno ci prendesse la mano e volesse entrare nel meraviglioso girone celeste dei dolci dei Santi, può pescare ogni ben di Dio di ricetta nel blog Mani di pasta frolla: qui, ad esempio dei biscotti legati a San Luca.

Les bredele : les biscuits alsaciens incontournables pour Noël

2 Scherzetto di Don Bosco

San Giovanni Bosco era un animatore fantastico e stupiva i ragazzi dell’oratorio con giochi di prestigio ed esercizi da saltimbanco. Il nostro cuore si spalanca di fronte alle sorprese perché, al contrario di quel che dice il mondo, non abbiamo tutte le risposte e attendiamo un messaggio di speranza. Ed è più luminosa la gioia di chi sa che quel messaggio arrivò sul serio, splendente e imprevisto come una Cometa.

Non ho molte capacità di intrattenimento, né molte risorse. Mi limito a creare una piccola pesca a sorpresa: prendo dei fogli colorati e creo dei piccoli cartoncini stampati davanti e dietro, sul fronte metto l’immagine di un Santo, sul retro una parola buona che quel Santo custodisce. Mio marito è molto bravo a fare il saltimbanco e sa vestire questo piccolo dono con tutta la suspence ironica del caso, la sostanza è: “Pesca qui, c’è un amico che vuole svelarti un segreto“. Ecco il mio scherzetto. Vale come gioco tra di noi in famiglia e anche come dono a chiunque dovesse bussare alla porta.

Noi scherziamo, ma dal Cielo lo prenderanno sul serio, e davvero i Santi interpellati si metteranno a fianco di chi li ha pescati.

Avrete senz’altro molti spunti anche voi, qui vi do qualche suggerimento di Santi e messaggi da condividere.

3 Storie di Santi a lume di candela

Siamo sicuri che Netflix, Instagram, Youtube e simili siano presenze (invadenti) e invincibili nella nostra routine domestica? Dedicare mezz’ora del dopocena a raccontarsi a schermi spenti non è impossibile. Una proposta per spiriti indomiti e coraggiosa – soprattutto se in casa ci sono degli adolescenti – potrebbe essere quella di azzardare una condivisione, partendo dalla lettura che riguardi la vita di un santo. Uno spunto, non un approfondimento degno di una studioso plurilaureato. Uno spunto che possa chiamare in causa anche la nostra esperienza. I Santi non hanno fatto solo cose straordinarie, soprattutto hanno trattato il quotidiano come lo straordinario a cui sentirsi chiamati.

Tecnicamente: cinque minuti di lettura – cinque minuti di silenzio – il resto del tempo pensieri condivisi e una preghiera finale.

Si può scegliere di fare questo momento in un’atmosfera che inviti il silenzio, per richiamare alla mente la memoria del giorno trascorso. Una candela, anziché mille luci accese – ad esempio. La sfida è lasciare che la voce di un santo parli alla stanchezza di una giornata appena trascorsa e vedere cosa ne nasce.

Su For Her abbiamo raccolto molti racconti di Santi, eccovi qualche idea: Santa Clelia, San Filippo Neri, Santa Chiara, San Domenico Savio, Santa Scolastica.

READING CANDLE

4 Raccontare storie dei nostri defunti di famiglia

Il macabro in mezzo a cui si sguazza durante il tempo di Halloween può generare una paura profonda proprio perché ignota, ma lascia soprattutto una profonda amarezza di fondo. Il mondo dei morti viene ridotto a oggetto di suggestione e superstizione.

Chi ha visto il film Disney Coco (forse si può riproporlo in famiglia in questi giorni) si ricorderà di quel bimbo alle prese con una gita nei mondo dei morti che diventa uno straordinario incontro coi suoi antenati, che gli danno una mano.

Appartengo a una generazione un po’ datata, in cui in famiglia ci si raccontava le storie epiche, tragicomiche, romantiche e ridicole dei nostri parenti morti. Ho ancora stampata in testa l’immagine di un bisnonno mai conosciuto che ebbe la meglio su certi ladri di galline. Ho conosciuto poco anche uno dei miei nonni, ma mia madre me lo ha descritto con dovizia di particolari e lo vedo ferroviere che controlla i binari percorrendo chilometri e chilometri a piedi.

Sono convinta che, dietro gli sbuffi apaprenti, i nostri figli abbiano voglia di sentire queste storie. Non siamo monadi impazzite, ma parti rilevanti di una grande trama di volti … familiari. Se alle spalle non ci sono solo storie zuccherose ma anche ferite, ancora meglio. Non lasciamoci rubare il tempo prezioso della memoria dei nostri morti dalle derive di un pensiero debole che tratta la mortalità con il timbro esclusivo della paura e del terrore.

OLD PHOTOS

5 Visitare il cimitero coi bambini

Il cimitero è un posto di pace, può dirlo chi lo mette tra i percorsi della sua quotidianità. I bambini non ne sono spaventati, soprattutto se hanno accanto genitori che trattano il pensiero della morte senza ansie o timori eccessivi. Visitare le tombe dei nostri defunti è strappare un po’ tempo alla frenesia per dedicarlo a un incontro silenzioso.

Proprio il senso del tempo si dilata in un camposanto. Ci si trova a pensare al senso da dare a ogni giornata, al cospetto dell’evidenza che il tempo a disposizione non è eterno. Ed è il contrario dell’oppressione che sentiamo in altri contesti a proposito della morte. Quello che mi capita spesso, portando i miei figli al cimitero, è un traboccare di domande. Di fronte alle foto delle lapidi i bambini chiedono: E lui chi è? Cosa ha fatto? Quanto è vissuto? Ogni foto è una storia e suscita la curiosità di essere conosciuta.

La vera solitudine opprimente e cupa si sente altrove (magari in luoghi molto affollati e pieni di vita), non nel luogo che è promessa di un giardino eterno dove fioriremo davvero.

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