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In pieno 2018, un nuovo scisma scuote i cristiani

ORTHODOX

Saint-Petersburg Theological Academy-(CC BY-ND 2.0)

Aleteia - pubblicato il 25/10/18

Si è appena verificata la rottura più grave dal grande scisma del 1054

Il 15 ottobre, il Patriarcato di Mosca ha rotto i rapporti con il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli.

Non si tratta di una rottura teologica, perché il motivo è territoriale e politico. L’11 ottobre, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I di Costantinopoli aveva concesso l’autocefalia (indipendenza) alla Chiesa Ortodossa in Ucraina, fino a quel momento dipendente dalla giurisdizione russa. Come reazione, il Patriarca Kirill di Mosca ha rotto la comunione eucaristica dei russi ortodossi con il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, e quindi con tutte le Chiese a questo legate.

La misura rappresenta un nuovo scisma tra i cristiani, considerato il più grave della storia dopo il grande scisma del 1054, che ha separato Costantinopoli da Roma e dura ancora oggi.

Lo scisma del 2018 frammenta la “piena comunione” dell’ortodossia, per la quale i sacerdoti di diversi patriarcati potevano celebrare insieme e i fedeli di una Chiesa ortodossa potevano ricevere i sacramenti in un’altra. Ora questo non vale più per i russi, che si isolano dalla comunione con gli altri cristiani ortodossi.

PATRIARCH KIRILL AND PATRIARCH BARTHOLOMEW
Sergey Pyatakov / Sputnik / AFP
Il Patriarca Kirill di Mosca e il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli

Per capire meglio cosa è accaduto, bisogna ripercorrere un po’ la storia.

La nascita di Costantinopoli

Nel 330 d.C., l’imperatore romano Costantino decise di creare una “nuova Roma”: mentre quella antica avanzava inesorabilmente verso la decadenza, trasferì la capitale dell’Impero nella città di Bisanzio, che venne rinominata in suo onore e divenne nota come Costantinopoli. È l’attuale Istanbul, metropoli della Turchia moderna e una delle città più grandi del pianeta.

Nel 381, il vescovo di Costantinopoli rivendicò un “primato d’onore” tra le Chiese cristiane per via del ruolo della città come capitale imperiale. Questo riconoscimento lo avrebbe fatto spiccare tra gli altri patriarchi cristiani, e in termini onorifici lo avrebbe posto subito sotto al Papa, la cui sede rimaneva a Roma.

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Nevit Dilmen-cc

Istanbul, l'antica Costantinopoli

Dopo la morte dell’imperatore Teodosio, che stabilitosi a Costantinopoli fu l’ultimo a governare un Impero Romano ancora unificato, si consumò la fatidica divisione dell’Impero tra Oriente e Occidente. Dopo quella divisione politica, il Concilio di Calcedonia, del 451, accolse le pretese del vescovo di Costantinopoli di avere un posto d’onore e giurisdizione su varie diocesi. Questa decisione, però, non venne mai riconosciuta dal Papa, visto che fu presa dopo che i legati di Roma al Concilio erano già tornati in Occidente.

La nascita dell’ortodossia

A Costantinopoli continuò a rafforzarsi la convinzione per cui un vescovo locale doveva gestire un patriarcato con autorità assoluta, anche se inferiore al papato a livello onorifico. La separazione si fece più netta per via delle differenze culturali tra il mondo latino e quello greco-orientale, che si estendevano anche a certi concetti teologici. Le differenze fondamentali erano però principalmente politiche: gli imperatori d’Oriente non volevano, alla fin fine, che la Chiesa del loro impero fosse sottomessa all’autorità straniera di un Papa insediato a Roma. Questo li portava naturalmente a sostenere le pretese di indipendenza dei patriarchi orientali.

Si verificò un breve scisma tra l’863 e l’867, chiuso dal Patriarca Fozio di Costantinopoli. Il grande scisma, però, non poté essere evitato: nel 1054, quando i rapporti con Roma erano già praticamente nulli, il Patriarca Michele Cerulario si impegnò a evitare ogni tentativo di ristabilirli. In questo contesto si riaprirono le polemiche già avviate da Fozio secoli prima sulle differenze tra i riti e i costumi latini e quelli greco-orientali. Si sottolinearono anche le discordanze teologiche, e soprattutto si smise di riconoscere il primato della giurisdizione del Papa, con una decisione in cui le altre Chiese d’Oriente seguirono quella di Costantinopoli. Lo scisma era ormai consumato, e il mondo cristiano si divise tra romani e ortodossi.

Le differenze tra cattolici e ortodossi

Il termine “ortodosso” in greco significa “dottrinalmente corretto”. Le differenze con la dottrina cattolica sono comunque molto poche. La più significativa riguarda la procedenza dello Spirito Santo: per gli ortodossi procede solo da Dio Padre, mentre per i cattolici procede dal Padre e dal Figlio. Questa discordanza ha avuto grande peso nello scisma del 1054, ma oggi è intesa come una differenza con enfasi teologica e non propriamente come una differenza dogmatica.

La prossimità dottrinale è tale che la Chiesa cattolica considera validi i sacramenti celebrati dalle Chiese ortodosse. Ciò è anche dovuto al fatto che la Chiesa cattolica riconosce che quelle ortodosse preservano legittimamente la successione apostolica.

Grosso modo, la grande questione che le mantiene separate è il primato di giurisdizione del Papa.

Altre differenze minori tra cattolici e ortodossi sono legate a calendario, norme disciplinari e costumi culturali.

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Saint-Petersburg Theological Academy-(CC BY-ND 2.0)

Le differenze all’interno dell’ortodossia

Esistono 14 Chiese ortodosse autocefale, ovvero indipendenti le une dalle altre. Riconoscono il primato onorifico del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, ma non sono soggette alla sua giurisdizione. Questo primato ha carattere solo simbolico: il Patriarca di Costantinopoli è comunemente descritto, in latino, come “primus inter pares”, ovvero “primo tra uguali”.

In termini dottrinali, tutte queste Chiese professano la stessa fede e celebrano fondamentalmente gli stessi riti, con alcune differenze culturali.

Le 14 Chiese autocefale includono i 4 patriarcati dell’antichità (Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, che insieme a Roma formavano la “pentarchia” del primo millennio cristiano). Le altre 10 sono le Chiese di Russia, Serbia, Romania, Bulgaria, Georgia, Cipro, Grecia, Polonia, Albania e, congiuntamente, Repubblica Ceca e Slovacchia.

Esiste anche la Chiesa Ortodossa d’America, con sede a New York, ma la sua autocefalia non è riconosciuta da tutte le Chiese – è emblematico che Costantinopoli non la riconosca.

Verso l’unione dei cristiani

Fino al XX secolo, i leader della Chiesa cattolica e delle Chiese ortodosse non avevano realizzato alcun incontro dallo scisma del 1054.

La prima riunione è avvenuta nel 1964, quando Papa Paolo VI ha incontrato a Gerusalemme il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Atenagora ed entrambi hanno sollevato le scomuniche reciproche in vigore da 910 anni.

Da quello storico incontro, il dialogo si è approfondito. Papa Giovanni Paolo II è stato uno dei principali promotori di tutti i tempi del dialogo ecumenico e interreligioso, sottolineando con forza la necessità della “comunione affettiva”prima di arrivare alla “comunione effettiva”.

Papa Benedetto XVI si è recato in Turchia nel 2006 per far visita al Patriarca Ecumenico Bartolomeo, che ha ricambiato la visita nel 2008 in occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo. In quell’occasione, il Papa e il Patriarca hanno pronunciato un’omelia congiunta e hanno recitato insieme il Credo in greco. Nello stesso anno, Bartolomeo ha partecipato al Sinodo dei Vescovi in Vaticano.

BARI,POPE FRANCIS
Antoine Mekary | Aleteia
Pope Francis waves next to Ecumenic Patriarch of the Orthodox Church, Bartolomeo I at the end of their visit of the crypt with the tomb of Saint Nicholas at the Pontifical Basilica of St Nicholas in Bari, in the Apulia region in south Italy, on July 7, 2018.

Nel 2013 Bartolomeo ha partecipato alla Messa di inaugurazione del pontificato di Francesco, un fatto inedito dallo scisma del 1054. Nel 2014 Francesco e Bartolomeo hanno ripercorso i passi di Paolo VI e Atenagora per celebrare i 60 anni dell’incontro di Gerusalemme. Poco dopo, Bartolomeo è tornato in Vaticano quando Papa Francesco ha riunito per un momento di preghiera i Presidenti di Israele e Palestina. Francesco ha anche dedicato una sezione della sua enciclica Laudato Si’ agli insegnamenti di Bartolomeo sulla cura dell’ambiente. Nel 2017 il Papa si è poi reso disponibile ad alterare la data in cui i cattolici celebrano la Pasqua, per festeggiarla in simultanea con gli ortodossi.

I rapporti tesi tra cattolici e ortodossi russi

Uno dei passi più importanti ancora pendenti nell’avvicinamento tra le Chiese ortodosse e il cattolicesimo era l’incontro tra un Papa e un Patriarca di Mosca.

Questo evento è particolarmente importante per il grande peso della Chiesa russa all’interno del mondo ortodosso, visto che si tratta della Chiesa ortodossa autocefala più consistente a livello numerico, con circa 150 milioni di fedeli, praticamente la metà del totale.

L’incontro era complicato principalmente per le accuse di proselitismo rivolte dagli ortodossi russi ai cattolici del Paese, anche se solo l’1% dei russi è cattolico.

Le relazioni sono migliorate a seguito di incontri sempre più frequenti tra le delegazioni delle due Chiese.

Come il suo predecessore, il Patriarca Kirill si è sempre mostrato molto critico per quanto riguarda la Chiesa cattolica, ma aprendo il sinodo dei vescovi ortodossi russi nel 2013 ha riconosciuto la “necessità di unire le forze in difesa dei valori tradizionali cristiani e contrastare alcune minacce della modernità, come l’aggressivo secolarismo, che minaccia le base morali della vita sociale e privata, la crisi dei valori della famiglia e la persecuzione e discriminazione dei cristiani nel mondo”.

L’incontro tanto desiderato tra un Papa e il Patriarca di Mosca ha avuto finalmente luogo nel febbraio 2016, quando Francesco e Kirill si sono riuniti all’Avana durante il viaggio apostolico del Papa a Cuba e in Messico.

Il rapporto difficile tra ortodossi russi e ucraini

Almeno finora, in Ucraina esistono tre grandi Chiese ortodosse.

La Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca è sotto giurisdizione russa dal 1686, per decisione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli.

La Chiesa Ortodossa Autocefala Ucraina è una dissidenza sorta nel 1921, reinsediata nel 1990 dopo la caduta del comunismo sovietico e oggi guidata dal metropolita Macario.

La Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Kiev è infine un’altra dissidenza, fondata nel 1992 e oggi guidata dal patriarca Filarete.

La decisione presa questo mese dal Patriarca Ecumenico Bartolomeo di Costantinopoli ha riabilitato Filarete, Macario e i fedeli delle loro Chiese, che erano scomunicati. I due gruppi sono così tornati alla piena comunione con il Patriarcato Ecumenico.

Insieme, queste due Chiese hanno circa 14,5 milioni di fedeli e ora devono unirsi in una nuova Chiesa Ortodossa autocefala. Ciò vuol dire che questa nuova realtà diventerà totalmente indipendente dal Patriarcato di Mosca e passerà ad essere riconosciuta da tutta l’ortodossia – con eccezione dello stesso Patriarcato moscovita.

L’attrito tra le Chiese di Russia e Ucraina ha natura politica

Il Presidente russo Vladimir Putin dà al Patriarcato di Mosca un ruolo importante nella sua influenza sull’Ucraina, Paese con cui la Russia è in guerra. L’occupazione della Crimea da parte della Russia nel 2014 ha peggiorato i rapporti già difficili tra i due Paesi. Putin vede nella Chiesa Ortodossa Russa anche un fattore cruciale per l’egemonia culturale della Russia nell’Est europeo, e il Patriarca Kirill è considerato a livello internazionale un importante alleato del Presidente.

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Коля Саныч

Dall’altro lato, il Presidente ucraino Petro Poroshenko promuove per ovvi motivi l’indipendenza della Chiesa Ortodossa nel suo Paese. Egli stesso ha rivolto al Patriarca Bartolomeo ad aprile la richiesta di autonomia. Ad agosto, Bartolomeo ha informato Kirill che all’Ucraina stava per essere concessa l’autocefalia, il che ha portato la Chiesa Ortodossa Russa a non menzionare più il nome del Patriarca Ecumenico durante la liturgia.

Nella seconda settimana di ottobre, Bartolomeo ha riunito il sinodo della sua Chiesa e ha ribadito la decisione di concedere l’autocefalia agli ucraini, il che per i russi è particolarmente difficile da accettare perché la culla del cristianesimo russo è proprio Kiev, la capitale dell’Ucraina moderna.

Per ora, quindi, lo scisma è la nuova realtà dei rapporti tra queste Chiese e questi popoli fratelli.

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