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Trump aiuta i cristiani perseguitati?

DONALD TRUMP

Official White House Photo by Shealah Craighead

Jaime Septién - pubblicato il 23/10/18

Il numero di cristiani rifugiati ammessi negli Stati Uniti è crollato drasticamente

Forse è stata una distrazione, o magari solo una promessa senza fondamento. Ciò che è certo è che il numero di rifugiati cristiani che arrivano negli Stati Uniti dai Paesi in cui sono più perseguitati è crollato drasticamente da quando Donald Trump ha assunto il potere il 20 gennaio 2016.

Una settimana dopo aver assunto il suo incarico, l’attuale inquilino della Casa Bianca aveva segnalato che aiutare i cristiani perseguitati all’estero sarebbe stata una priorità per la sua amministrazione, ma almeno finora non è stato così.

In base a un rapporto presentato di recente dall’agenzia Religion News Service (RNS) e realizzato da Matthew Soerens di World Relief, un’organizzazione cristiana evangelica con una lunga storia di reinsediamento di rifugiati, il numero di rifugiati cristiani ammessi negli Stati Uniti provenienti da Paesi noti per la persecuzione nei loro confronti è diminuito di quasi il 79% tra gli anni fiscali 2016 e 2018.

Bisogna ricordare che gli anni fiscali negli Stati Uniti terminano il 30 settembre, per cui l’anno fiscale 2018 è già terminato. Nei due anni dell’amministrazione Trump si è assistito a un notevole calo del numero di cristiani perseguitati che possono ricostruirsi una vita nella Nazione nordamericana.

Trump ha fissato il limite massimo di rifugiati per l’anno fiscale in corso a 30.000 unità, il numero più basso nella storia del programma di reinsediamento dei rifugiati negli Stati Uniti. I rifugiati cristiani provenienti dai Paesi più diffcili accolti nell’anno fiscale 2018 negli Stati Uniti, il primo anno completo di Trump nel suo incarico, sono stati 1.215.

Questa cifra rappresenta un notevole calo rispetto ai 5.731 rifugiati dell’anno fiscale 2016, l’ultimo anno completo dell’ex Presidente Obama, che per Soerens è stato “un periodo di numeri eccezionalmente alti per il reinsediamento di rifugiati”. Molte organizzazioni religiose avevano chiesto di fissare il numero di rifugiati ammessi negli USA a 75.000, ma Trump non ha voluto fare marcia indietro.

Da treno a pullmino

“Questa dinamica nei confronti dei cristiani perseguitati e delle minoranze religiose in particolare non si adatta alla retorica della campagna e non è coerente con l’approccio sulla libertà religiosa internazionale che ritengo una meta ammirevole”, ha affermato Soerens.

L’esperto ha basato la sua analisi sulle cifre del Centro di Processamento dei Rifugiati del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e degli undici Paesi in cui secondo Open Doors USA i cristiani affrontano una persecuzione maggiore: Corea del Nord, Afghanistan, Somalia, Sudan, Pakistan, Eritrea, Libia, Iraq, Yemen, Iran e India.

“Il numero di persone che provengono da molti di questi Paesi è di 20, 23, 26; per me si potrebbero mettere tutti su un pullmino, rispetto alle migliaia che arrivavano in un anno determinato dell’amministrazione precedente o dell’amministrazione Bush”, ha sottolineato Soerens.

Secondo l’analisi, il numero totale di rifugiati cristiani ammessi dal 2016 è diminuito di circa il 57%. Soerens ha aggiunto che il numero totale di rifugiati musulmani ammessi in quel periodo è diminuito del 91%, un calo che ha definito “incredibilmente preoccupante”.

Il declino dei rifugiati musulmani non è una sorpresa, ha affermato Soerens, visto che Trump si è impegnato durante la campagna presidenziale del 2016 a proibire temporaneamente ai musulmani di entrare nel Paese e poco dopo aver assunto il suo incarico ha firmato un ordine esecutivo che ha influito sui viaggi dei cittadini di Paesi con popolazione a maggioranza musulmana.

Forse è una distrazione o una dimenticanza, o forse no, ed è invece una strategia per ridurre anche il numero di cristiani che vedevano negli Stati Uniti un luogo di rifugio e non lo considereranno più così, almeno fino alla fine del mandato di Trump.

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