Scriveva piena di gratitudine la giovane testimonial della Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica: "La vita è amare".
Oggi alle 14.30 sono stati celebrati nella chiesa di Dongo i funerali di Angelica Angelinetta, una ragazza di 26 anni coraggiosa e bellissima malata dalla nascita di fibrosi cistica che era diventata simbolo della lotta a questa malattia inguaribile. Cinque sacerdoti hanno celebrato il rito funebre nella parrocchia gremita di amici, conoscenti e persone commosse accorse per salutarla.
Angelica condivideva sui social la sua gratitudine nei confronti della vita raccontando una quotidianità difficile con una freschezza disarmante nonostante la malattia le togliesse letteralmente fiato, ossigeno. A ridarle respiro oltre alle medicine, “la mia camera da letto è sempre più simile ad una farmacia”, c’è sempre stata la sua famiglia, le amicizie nate nelle stanze d’ospedale, i volti pazienti e premurosi dei medici, il legame speciale con il fidanzato. A 25 anni dopo la laurea in mediazione linguistica era diventata testimonial della Fondazione ricerca fibrosi cistica.
Sono malata da quando esisto
Nel 2017 si era sottoposta a un trapianto di polmoni e aveva raccontato la sua vita in un emozionante articolo su F magazine:
Sono malata da quando esisto: fibrosi cistica, una malattia genetica e degenerativa che mi dà continui problemi alle vie respiratorie. (…) Guarire no, è impossibile. Ma da bambina mica lo sapevo. Pensavo di essere come il Panda protagonista del mio libro preferito. (…) Inizio presto a fare dentro e fuori dagli ospedali. In 25 anni sono stata “dentro” 40 volte. (F)
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Non mi risparmio, non c’è tempo
Angelica aveva imparato a farsi le iniezioni da sola per avere più tempo libero da dedicare allo sport, alla musica, allo studio: camminava, correva, nuotava, “sì, posso farlo, tra una crisi respiratoria e l’altra”, suonava il sassofono…
Non mi risparmio, non c’è tempo. Tutto potrebbe finire troppo in fretta. Li ho visti gli occhi della mia amica Sally spegnersi a 23 anni per colpa di questa malattia. Ho pianto tutte le lacrime del mondo e ho odiato, per la prima volta, la fibrosi, per avermela portata via. (Ibidem)
“Angelica, il polmone è arrivato”
Nello stesso articolo racconta la telefonata che avvisa la famiglia della disponibilità di un polmone. Risponde il padre e quando riaggancia stringe forte Angelica. Il polmone è compatibile e dopo poco arriva il momento dell’operazione“sorrido, non ho paura. Chiudo gli occhi e mi sveglio due giorni dopo: sono viva”.
Penso a chi mi ha regalato una seconda possibilità. Non conosco il suo nome, la sua età, il sesso, ma nel mio cuore me lo sono immaginato, lo vedo e lo sento a ogni respiro. I miei chirurghi sono i miei eroi, anche a loro va il mio grazie. Sono felice e grata alla vita. Ed è una sensazione bellissima. (F)
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