Ha sofferto in prigione per 13 anni lunghi e crudeli sotto il regime comunista in Vietnam, e sapeva bene di cosa parlava dicendo “Beato il politico che…”In occasione della prima tornata delle elezioni in Brasile, monsignor Fernando Arêas Rifan, vescovo dell’Amministrazione Apostolica Personale di San Giovanni Maria Vianney, ha pubblicato sul suo blog il testo “Política e Virtudes” (Politica e Virtù), che riportiamo di seguito.
Il testo cita le “beatitudini del politico” partendo dalle riflessioni del cardinale vietnamita François-Xavier Nguyên Van Thuân quando era presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Il cardinale Van Thuân, morto a 74 anni nel 2002 e di cui è attualmente in corso la causa di beatificazione, è diventato ampiamente noto e ammirato nella Chiesa per la perseveranza e lo spirito di fede, speranza e carità con cui ha affrontato i 13 anni brutali di prigione sotto il regime comunista che aveva preso il potere nel suo Paese. In carcere, la sua testimonianza di amore nei confronti di Cristo e del prossimo era di tale impatto che i direttori della struttura iniziarono a dover affrontare un problema inedito: convertiva i suoi carcerieri.
Ecco il testo di monsignor Fernando Rifan:
Politica e Virtù
Man mano che si avvicinano le consultazioni di ottobre, il duello tra titani in cui si stanno trasformando queste elezioni, vale la pena di ricordare le virtù umane e cristiane da parte sia dei politici che degli elettori, virtù necessarie per la buona convivenza e la vita in società. Basta osservare le reti sociali per constatare l’assenza totale di rispetto nei confronti dell’opinione altrui, l’odio, l’incitamento alla violenza, la mancanza di umiltà e modestia, la scomparsa della tolleranza e dell’apprezzamento per la verità, la diffusione di calunnie, intrighi e sospetti. Tutto questo è opposto alle virtù umane e cristiane, che sono la base della vera civiltà.
La virtù dell’umiltà, essenziale per il cristianesimo e per la pacifica convivenza umana, è quella che in politica si vede di meno. Domina l’“io”. L’opinione diventa verità assoluta. L’umiltà, che consiste nel dimenticarsi di se stessi, nell’assenza di egoismo, nel distacco, nella modestia nei propri confronti, è la più assente.
La virtù della povertà è il distacco dai beni materiali e dal denaro,e la sua assenza non richiede dimostrazioni. Qual è oggi il politico che non si preoccupa dei propri interessi economici, che desidera lavorare esclusivamente a beneficio del prossimo? Chi entra in politica, che di per sé è un esercizio di altruismo e carità, dovrebbe uscire dall’incarico che gli è stato affidato con le stesse condizioni finanziarie che aveva quando lo ha assunto. Conoscete qualche politico che appartenga a questa specie rara?
E le virtù dell’onestà, della carità disinteressata, della moderazione nel parlare, del rispetto nei confronti del prossimo, dell’amore per la verità, della convinzione religiosa, della costanza, della fedeltà nelle promesse, del rispetto per la parola data?
Visto che ci avviciniamo alle elezioni, vorrei contribuire un po’ alla scelta dei candidati migliori pubblicando alcune riflessioni sul profilo morale del politico elaborate dal cardinale Van Thuân, allora presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
Sono le “beatitudini del politico”:
1º – Beato il politico consapevole del proprio ruolo.
2º – Beato il politico di cui si rispetta l’onestà.
3º – Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio.
4º – Beato il politico che si ritiene fedelmente coerente e rispetta le promesse elettorali.
5º – Beato il politico che costruisce l’unità, e facendo di Gesù il suo centro la difende.
6º – Beato il politico che sa ascoltare il popolo prima, durante e dopo le elezioni.
7º – Beato il politico che non ha paura, soprattutto della verità.
8º – Beato il politico che non ha paura dei media, perché al momento del giudizio dovrà rispondere solo a Dio.
Userete queste indicazioni al momento di effettuare le vostre scelte o voterete per interesse personale o senza alcun criterio?
In questa contesa elettorale, ricordate che le offese non costruiscono nulla e non conquistano gli avversari. Il rispetto e la tolleranza, anche quando non si concorda con le posizioni dell’altro, non fanno altro che edificare e aiutare a convincere. A volte bisogna essere fermi, ma mai offensivi. Difendere la verità, ma senza mancare alla carità. Essere condiscendenti senza mascherare la verità, essere sinceri senza perdere la civiltà.