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Cosa significa “vivere da risorti”? Diffondere il bene

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don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 18/10/18

Perché un bene che fa bene solo a me non è veramente bene. Il bene per essere tale deve essere “diffusivo”, scriveva San Tommaso.

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.

Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.

In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.

Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”». (Lc 10,1-9)

“La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali”. Oggi la Chiesa ci fa festeggiare l’evangelista Luca, e per spiegarci quanto sia necessaria l’opera di un’evangelista, cioè l’opera di uno che annuncia “la buona notizia”, ci fa leggere questa pagina dello stesso Luca in cui Gesù dice chiaramente che c’è molto da fare ma ci sono pochi che si danno da fare. Credo che sia sotto gli occhi di tutti quanto il mondo abbia bisogno di “buona notizia”. A guardare un telegiornale o a guardarci in giro ci sembra sempre di stare ormai alla fase finale di una storia che sembra stia andando a finire nel nulla, nel caos, nella tragedia. Ma per quanto i lupi appaiono sempre più forti degli agnelli, noi sappiamo che Cristo ha già vinto la partita contro i lupi e questo ci fa restare agnelli senza troppa preoccupazione della fine che faremo, perché la nostra fine, il nostro destino è quello di Cristo stesso: la resurrezione, la vittoria sulla morte. Tutti dovremmo riappropriarci di questa vocazione primordiale ad essere degli evangelisti, degli annunziatori della buona novella. Un cristiano è uno che si ricorda che è figlio di Uno che ha già vinto, e che quindi per questo può permettersi di perdere e per questo anche di vivere meglio di chiunque altro. Ma quando uso la parola “meglio” non mi riferisco a una qualità che ci fa essere migliori, ma utili. Infatti quando una persona è riconciliata, è felice, diventa un aiuto potentissimo per tutti gli altri. È il principio secondo cui una mela marcia in mezzo a un cesto di mele buone le rovina tutte, ma una mela “sanata” in mezzo a un cesto di mele marce può guarirle tutte. È il miracolo del cristianesimo quando è autentico. Perché un bene che fa bene solo a me non è veramente bene. Il bene per essere tale deve essere “diffusivo”, scriveva San Tommaso. Vivere da risorti significa “diffondere” il bene. (Lc 10,1-9)

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