La giornalista Silvana Giacobini ha raccontato al settimanale Maria con te la sua devozione alla Madonna condivisa con l’amicaLaura Biagiotti salita al cielo lo scorso anno. La regina della cronaca rosa e quella del Cashmere amiche storiche unite dalla fede. “La fede è un dono, anche se va coltivata. Io mi sento quasi una privilegiata e credo che anche per Laura fosse lo stesso” (Maria con te).
Laura mi è rimasta nel cuore come una sorella
“Mi è mancata moltissimo in quest’anno dalla sua scomparsa. Quando perdi una persona comprendi fino infondo quanto fosse importante la sua presenza: vedendola o sentendola spesso al telefono, invece, tendi a darla per scontata. Laura mi è rimasta nel cuore come una sorella e sua figlia Lavinia, che è vissuta in simbiosi con la madre, ha imparato tanto da lei e si è rivelata una grande imprenditrice, mi è cara come un’altra figlia. L’ammiro molto” (Ibidem)
Andavamo a messa insieme
Silvana a Milano, Laura a Roma. Un’amicizia a distanza tenuta viva dall’affetto e dalla condivisione della fede. E quando la giornalista si trovava per qualche giorno nella capitale c’era un appuntamento speciale a cui non mancava di partecipare: la santa messa insieme alla sua amica. Una grazia poter vivere la fede in due, senza imbarazzi e reticenze!
“C’è da premettere che condividevamo lo spirito religioso, per entrambe la dimensione della fede era importante e per questo frequentavamo insieme alcune chiese. Purtroppo non potevamo farlo così spesso come avremmo voluto: lei viveva vicino Roma, a Guidonia (…) io invece a Milano. Ma ogni volta che mi fermavo qualche giorno nella capitale per lavoro andavamo insieme a Messa. (…) entrambe una volta arrivate in chiesa, ci raccoglievamo in preghiera intimamente nel modo più semplice e spontaneo possibile. Io non mi sono mai comportata in chiesa in maniera diversa a seconda che fossi da sola o con qualcuno, mi sono sempre e solo concentrata nell’incontro con Dio. E per Laura era la stessa cosa, la fede autentica è qualcosa di intimo e di spontaneo. E’ fatta di gesti, di slanci, non di parole” (Ibidem)
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Nella carezza di Maria ritrovo mia mamma che non c’è più
La giornalista ha parlato del suo legame con la Vergine Maria nato da bambina grazie agli insegnamenti della madre. “Porto sempre con nome una medaglietta della Madonna Miracolosa” e la sua casa a Milano è arricchita da “una piccola collezione di effigi mariane alle quali sono molto affezionata, piccole statue e quadri. Ma per me la Madonna è ovunque, è sempre lei in qualunque sembianza sia raffigurata”. Silvana oggi sente ancora vicina sua mamma proprio grazie alla protezione di Maria:
“(…) Chi come me ha perso una mamma che amava, sa che ha sempre una Madre nel cielo e che nella sua carezza può ritrovare anche quella della madre perduta. La mia mamma, tra l’altro, mi ha insegnato a mettere sempre nelle mie preghiere la Madonna, quando ero bambina, e da allora non c’è giorno o notte in cui, pregando, non mi rivolga alla Vergine, con semplicità, in modo diretto” (Maria con te)
Quando incontrai papa Wojtyla ebbi come una visione…
Silvana Giacobini nella stessa intervista ha raccontato il giorno in cui conobbe Giovanni Paolo II: un incontro indimenticabile, pieno di tenerezza, misericordia. E poi, le accadde qualcosa di particolare mentre guardava “gli occhi di un santo”:
“(…) era il principio degli anni Duemila e, nel descrivere il mio impatto con lui, titolai l’editoriale “Gli occhi di un santo”. Mi vengono i brividi a pensare che 4 anni fa è stato proclamato davvero santo. Ci trovavamo a Castelgandolfo e Wojtyla, avvicinandosi all’altare per celebrare la Messa, depose con risolutezza il bastone, nonostante le sue condizioni di salute fossero già molto precarie. Quando mi avvicinai a lui ebbe un atteggiamento di grande tenerezza, mi trattò come se avesse davanti una bambina, accarezzandomi la testa o il volto, e tenendomi sempre l’altra mano sulla spalla. Le sue parole erano confuse per la malattia eppure risuonavano in me molto chiare e, a un tratto, guardandogli gli occhi, ebbi come una sorta di visione, mi ritrovai davanti a un corso d’acqua bellissimo e tutt’intorno dei pino molto alti…” (Ibidem)