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Tu non sei il posto che occupi ma il cuore che hai!

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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 17/10/18
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Gesù nel Vangelo di oggi ci ricorda che noi non siamo i posti che occupiamo ma quello che siamo nella parte più vera di noi, il nostro cuore.In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».

Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!». (Lc 11,42-46)

Oggi pare che Gesù ce n’abbia un po’ per tutti: “Guai a voi, farisei, che pagate la decima su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle”. E come dargli torto, sapendo che noi diventiamo esperti dei dettagli delle questioni, e ci perdiamo quasi sempre le visioni d’insieme. Così siamo disposti a fare le guerre per difendere i principi e ci dimentichiamo l’amore che dovrebbe essere alla base di tutto, prima ancora dei principi. “Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo”. E ancora Gesù che ci ricorda che noi non siamo i posti che occupiamo ma quello che siamo nella parte più vera di noi, il nostro cuore. “Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!»”. E per concludere siamo al famoso assunto che troppo spesso facciamo gli esigenti con gli altri e noi siamo i primi che ci tiriamo indietro. Siamo esperti di vite altrui e le nostre vite invece sono dei veri casotti. Il miglior aiuto che possiamo dare agli altri è la testimonianza della nostra vita. E forse faremmo bene a non pensare che Gesù intenda questo rimprovero solo come una monizione morale. Non vuole semplicemente dire che non bisogna fare così, ma credo che voglia innanzitutto suggerire che la nostra vita dovrebbe “far venir voglia” di vivere diversamente. Censurare la vita altrui è solo un modo per non cambiare la nostra. Una vita che funziona invece non ha bisogno di censurare la vita degli altri, ne diventa una provocazione senza bisogno di nessun moralismo. Credo che in fondo questo sia il significato di ciò che Gesù afferma in tutto il vangelo: “Vi riconosceranno da come vi amerete”. (Lc 11,42-46)

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