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Le ultime parole di mons. Romero prima di essere assassinato (AUDIO)

Aleteia - pubblicato il 14/10/18

L'audio con il momento esatto in cui venne ucciso mentre celebrava la Messa

La messa che mons. Romero stava celebrando il 24 marzo 1980, giorno del suo assassinio, era in ricordo del primo anniversario della morte di Sara Meardi de Pinto, madre di Jorge de Pinto, redattore ed editore del settimanale salvadoregno «El Independiente». Il vangelo letto in quell’occasione era Gv 12,23-26.

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Per le nostre molteplici relazioni alla casa editrice del giornale El Independiente, ho chiesto di associarmi ai vostri sentimenti filiali nell’anniversario della morte di vostra madre, e soprattutto a questo nobile spirito che fu la signora Sarita, che pose tutta la sua formazione culturale, la sua finezza, al servizio di una causa ora tanto necessaria: la vera liberazione del nostro popolo. Io credo che i suoi fratelli, questa sera, debbano non solo pregare per l’eterno riposo della nostra cara defunta, ma soprattutto raccogliere questo messaggio che oggi ogni cristiano dovrebbe vivere intensamente.

Molti ci sorprendono, pensano che il cristianesimo non debba mettersi in queste cose, quando è tutto il contrario. Abbiamo appena ascoltato nel Vangelo di Cristo che è necessario amare non tanto se stessi, che uno non deve preoccuparsi di non correre i pericoli della vita che la storia esige da noi e che colui che vuole allontanare da se il pericolo, perderà la sua vita. Al contrario, colui che si offre per amore di Cristo al servizio dei poveri costui vivrà come il grano di frumento che muore, ma muore solo apparentemente. Se non morisse resterebbe solo. Se c’è raccolto, perché muore, perché si lascia immolare in questa terra, decomponendosi e solo decomponendosi, produce il raccolto.

Dalla sua eternità, la signora Sarita conferma meravigliosamente in questa pagina che ho scelto per lei ciò che dice il Concilio Vaticano II: “Ignoriamo il tempo in cui si farà la consumazione della terra dell’umanità. Nemmeno conosciamo in che modo si trasformerà l’universo. La figura di questo mondo, segnata dal peccato passa, ma Dio ci dice che ci prepara una nuova dimora e una nuova terra dove abita la giustizia e la cui beatitudine è capace di saziare e soddisfare tutti gli aneliti di pace che sorgono nel cuore umano. Allora, vinta la morte, i figli di Dio resusciteranno in cristo e ciò che fu seminato sotto il segno della debolezza e della corruzione si rivestirà di incorruttibilità e restando la carità delle loro opere, si vedranno liberi dalla schiavitù della finitezza tutte le creature che Dio creò in vista dell’uomo”.

Siamo avvertiti che a nulla serve all’uomo guadagnare tutto il mondo se perde se stesso. Ciò nonostante, l’attesa di una nuova terra non deve acquietarci, ma piuttosto ravvivare la preoccupazione di perfezionare questa terra dove cresce il corpo della nuova famiglia umana, il quale, in qualche modo può anticipare un barlume del nuovo secolo. Perciò sebbene bisogni distinguere accuratamente progresso temporale e crescita del Regno di Cristo, ciò nonostante il primo, in quanto può contribuire ad ordinare meglio la società umana, interessa in grande misura anche il Regno di Dio. Poiché i beni della dignità umana, dell’unione fraterna e della libertà, in una parola tutti i frutti eccellenti della natura e del nostro sforzo, dopo averli propagati sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il suo mandato, torneremo a trovarli ripuliti da ogni macchia, illuminati e trasfigurati quando Cristo consegnerà al Padre il Regno eterno e universale: “Regno di verità e di Vita; Regno di Santità e di Grazia; Regno di Giustizia di Amore e di Pace”. “Il Regno è già misteriosamente presente sulla nostra terra; quando verrà il Signore, giungerà alla sua perfezione”.

Questa è la speranza che alimenta noi cristiani. Sappiamo che ogni sforzo per migliorare una società, soprattutto quando vi è questa ingiustizia e il peccato, è uno sforzo che Dio benedice, che Dio vuole, che Dio esige da noi. E quando si incontra gente generosa come la signora Sarita e il suo pensiero incarnato in Jorgito e in tutti quelli che lavorano per questi ideali, bisogna cercare di purificarli nel cristianesimo: questo si, rivestirli di questa speranza dell’al di la; perché diventino più forti, perché abbiamo la sicurezza che tutto ciò che piantiamo sulla terra, se lo alimentiamo con una speranza cristiana, non falliremo mai, lo troveremo purificato in questo regno, dove il merito consiste proprio in ciò che abbiamo realizzato sulla terra. Io credo che non sarà un aspirare invano, a ore di speranza e di lotta in questo anniversario.

Ricordiamo quindi, con gratitudine, questa donna generosa che seppe comprendere le inquietudini e gli sforzi di suo figlio e di tutti quelli che lavorano per un mondo migliore, e seppe mettere anche la sua parte di chicco di frumento nella sofferenza. E non c’è dubbio, che questa è la garanzia che il vostro cielo deve essere proporzionato a questo sacrificio a questa comprensione che in questo momento manca a molti nel Salvador. Vi supplico, cari fratelli, di guardare queste cose dal momento storico, con questa speranza, con questo spirito di offerta, di sacrificio e fare ciò che possiamo. Tutti possiamo fare qualcosa: da subito un sentimento di comprensione.

Questa santa donna che oggi stiamo ricordando, non ha potuto forse fare cose molto dirette, ma incoraggiando quelli che potevano lavorare, comprendendo la loro lotta, e soprattutto pregando e, anche dopo la sua morte, dicendo con il suo messaggio d’eternità che vale la pena di lavorare perché tutti questi aneliti di giustizia, di pace e di bene che già abbiamo in questa terra, li abbiamo formati se li illuminiamo di una speranza cristiana perché sappiamo che nessuno può per sempre e che quelli che hanno messo nel loro lavoro un sentimento di fede molto grande, di amore a Dio, di speranza tra gli uomini, poiché tutto ciò sta abbondando ora, negli splendori di una corona che deve essere la ricompensa di tutti coloro che lavorano così, spargendo verità, giustizia, amore bontà sulla terra e non si ferma qui ma purificato dallo spirito di Dio, ci raccoglie e ci da la ricompensa.

Questa santa messa quindi, questa Eucarestia, è precisamente un atto di fede. Con fede cristiana sappiamo che in questo momento l’ostia di grano si trasforma nel corpo del Signore che si offrì per la salvezza del mondo e che in questo calice il vino si trasforma nel sangue che fu il prezzo della salvezza. Che questo corpo immolato e questo sangue sacrificato per gli uomini alimentino anche noi per dare il nostro corpo e in nostro sangue alla sofferenza e al dolore, come Cristo, non per sé, ma per offrire concetti di giustizia e di pace al nostro popolo. Uniamoci quindi intimamente con fede e speranza a questo momento di preghiera per la signora Sarita e per noi…

A questo punto si sente risuonare lo sparo. L’arcivescovo Romero si accascia a terra e muore.

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