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Che fare se la salute mentale va in pezzi?

cielo

Catholic Link - pubblicato il 12/10/18

Quando sembra che la preghiera non basti...

Con il sottotitolo dell’articolo non voglio certo dirvi di non pregare. Senza preghiera non so come avrei sopportato la difficoltà di avere una salute mentale compromessa. Avevo però bisogno di mettere in atto i mezzi umani perché quelli soprannaturali potessero agire come Dio progettava.

Vorrei approfittare del tema e parlarvi, a grandi linee, della salute mentale e di alcuni aspetti che ritengo importanti. Non sono un esperto sul tema, ho solo un’esperienza (la mia) e vorrei condividere alcuni aspetti che mi hanno aiutato… o meglio che mi aiutano, perché continuo a lottare contro qualcosa che non riesco a comprendere del tutto.

1. Cercate aiuto professionale

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Nel mio caso tutto è iniziato con una diagnosi di Disturbo d’Ansia Generalizzato e depressione, che in realtà ha finito per essere un disturbo bipolare. Dico “tutto è iniziato”, ma a pensarci bene non è esatto. È iniziato con molti malesseri e tante lacrime, con una nuvola nera sulla testa e un forte desiderio di morire, tra le altre cose.

Ho pregato, pregato e pregato, ma la nuvola non se ne andava. Quando non riuscivo neanche ad alzarmi dal letto e il lavoro diventava sempre più difficile ho deciso di cercare aiuto professionale.

Possiamo pregare per chiedere forza nella battaglia di ogni giorno, ma terapia e farmaci sono necessari, nonostante lo stigma che li circonda.

La terapia aiuta a gestire i nostri modi errati di pensare o di comportarci, e i farmaci placano i sintomi della malattia mentale. Come un diabetico ha bisogno di insulina per controllare i suoi livelli di zucchero, che c’è di male a prendere qualche ansiolitico per l’ansia, un antidepressivo per la depressione, antipsicotici o stabilizzatori dell’umore?

Come un malato cardiaco, pur pregando, non smette di prendere le sue medicine, una persona affetta da una malattia mentale non deve abbandonare i farmaci confidando nella quantità di Rosari che può accumulare in una giornata.

2. Chiedete aiuto e lasciatevi aiutare

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La famiglia, gli amici e la direzione spirituale sono stati molto importanti per me, perché ci sono volte in cui c’è bisogno di sfogarsi e sentirsi accompagnati. Ma è difficile. A volte è più facile aiutare che lasciarsi aiutare.

Sembra strano, dovrebbe essere il contrario, ma chiedendo aiuto si tende a pensare di poter diventare un peso. Bisogna confidare nel fatto che le persone che ci sono più vicine si preoccupino e siano davvero desiderose di fare ciò che possono per alleviare un po’ il malessere che comporta una malattia mentale – o qualsiasi tipo di malattia, in realtà. Come ho detto, lasciarsi aiutare costa, ma è una buona opportunità per crescere in umiltà e aiutare gli altri a diventare più generosi.

3. Accettate la situazione

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Andare dallo psicologo, e ancor più dallo psichiatra, ha una connotazione negativa, ma non si tratta solo di quello che possono pensare gli altri, anche se ha una certa incidenza. Sì, conta pensare a come verremo guardati, se ci affibbieranno un’etichetta che cancellerà automaticamente tutto il resto di quello che siamo… Soprattutto, cambia il modo in cui vediamo noi stessi.

Ci sono giorni in cui non penso alla diagnosi che mi è stata comunicata, ma la maggior parte delle volte è inevitabile, quando ci sono “sintomi” scomodi. Per questo, bisogna far pace, in primo luogo con se stessi. Si deve accettare che qualcosa è cambiato e che forse non riusciamo a gestirlo da soli.

4. Cosa può fare per noi la preghiera

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La preghiera ci aiuta a identificarci con Cristo. Nell’angoscia estrema della depressione, possiamo ricordare che Gesù nel Getsemani ha sudato sangue. Nella solitudine asfissiante richiamiamo quelle parole che penetrano fin nel profondo: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”

Pensavo che Dio non potesse comprendere cosa sia una malattia mentale fino a quando non l’ho visto nel Getsemani e durante la sua Passione, mentre viveva esattamente quello che faceva soffrire me. E mi sono sentito accompagnato. I sintomi, però, non sono scomparsi. Dovevo consultare necessariamente un medico, e questo non mi ha fatto sentire meno cattolico, pregare di meno o confidare meno in Dio.

5. La preghiera è qualcosa di imprescindibile

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La preghiera è imprescindibile, perché in una situazione come questa serve grande forza. Bisogna cercare di comprendere ciò che Dio si aspetta da una persona in un momento del genere, ma, cosa più importante, ci si deve sentire amati, compresi… Ci si deve, ribadisco, identificare con Cristo e vedere che Egli ha condiviso la situazione che ci fa soffrire.

È anche fondamentale cercare l’aiuto professionale necessario: Dio agisce, ma spesso – quasi sempre – lo fa con cose ordinarie. E cosa c’è di più ordinario che andare dal dottore e prendere una medicina? Penso che se ci fa male la testa ed evitiamo di prendere un’aspirina perché preferiamo pregare per curarci stiamo tentando Dio, mettendolo alla prova rifiutando ciò che abbiamo a portata di mano, in attesa di una risposta straordinaria. E lo stesso capita con la salute mentale.

Ricordate di condividere questo post con tutte quelle persone che possono identificarcisi, che hanno già ricevuto una diagnosi, soffrono di depressione o sentono di essere sole in questo processo. Il peso diventa più leggero quando siamo circondati dalle persone che ci amano, quando ci lasciamo aiutare, e soprattutto quando permettiamo a Dio di agire in noi.

Qui l’originale.

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