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Identikit della vitamina E, questa sconosciuta!

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Pixabay

Ospedale Bambino Gesù - pubblicato il 05/10/18

Dove si trova? A cosa serve? A cosa fa bene?

Dove si trova

Le principali fonti di vitamina E sono gli oli vegetali: canapa, mais, arachidi, girasole, e anche l’olio d’oliva (attenzione, alcuni tipi di cottura, come la frittura, riducono il contenuto di vitamina E). È ricca di vitamina E anche la frutta secca: noci, nocciole, mandorle. Infine, anche il germe di grano è un’ottima fonte di vitamina E.

A cosa serve, a cosa fa bene

La vitamina E ha delle spiccate proprietà antiossidanti, ovvero, in poche parole, protegge le cellule dell’organismo dai danni dei radicali liberi, che il nostro corpo produce quando converte il cibo in energia. La vitamina E è utile dunque per la salute della pelle e dei vasi sanguigni, e permette un corretto funzionamento del sistema immunitario.

Chi può avere bassi livelli di vitamina E

Anche piccole quantità di vitamina E nella dieta sono sufficienti per non avere problemi. I bambini nati prematuri possono avere livelli di vitamina E bassi. Inoltre, l’assorbimento della vitamina E a livello intestinale può essere ridotto in chi ha malattie croniche che compromettono l’assorbimento dei grassi, come il morbo di Crohn, la fibrosi cistica o alcune rare malattie genetiche.




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Quando sospettare una mancanza di vitamina E

La mancanza di vitamina E è molto rara. I sintomi da mancanza di vitamina E sono dovuti ad un danno ai nervi e ai muscoli: intorpidimento di braccia e gambe, debolezza muscolare, difficoltà a controllare i movimenti del corpo, indebolimento della vista. Livelli molto bassi di vitamina E compromettono anche il funzionamento del sistema immunitario, con aumento delle infezioni.

Rischi da eccesso

Non è possibile che si verifichi un eccesso di vitamina E se questa viene assunta tramite il cibo. Non sono ancora chiari i rischi di un eccesso di integratori a base di vitamina E, ma sembra che, in questo caso, possano veri carsi problemi di coagulazione del sangue, con un aumentato rischio di sanguinamenti, anche gravi.




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