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Denis Mukwege, il medico delle donne stuprate che non si dà mai per vinto

POKOJOWA NAGRODA NOBLA 2018

FREDERICK FLORIN/AFP/East News

Denis Mukwege oraz Nadia Murad, laureaci pokojowej nagrody Nobla.

AFP - pubblicato il 05/10/18

Premio Nobel della Pace 2018, nel 1999 ha creato l'ospedale di Panzi per permettere alle donne di partorire in condizioni ottimali

Lavorare senza sosta e non rassegnarsi mai davanti all’orrore. È questo il motto di Denis Mukwege, il medico che assiste le donne stuprate della zona occidentale della Repubblica Democratica del (RDC) e che questo venerdì ha vinto il Premio Nobel della Pace insieme alla yazidi Nadia Murad.

A due mesi e mezzo dalle elezioni fondamentali nella RCD, la giuria del Nobel ha premiato anche una delle voci più critiche nei confronti del regime del Presidente Joseph Kabila, più ascoltata all’esterno che nel proprio Paese.

“L’uomo smette di essere uomo quando non sa dare amore né speranza agli altri”, ha detto nel 2015 agli impiegati dell’ospedale di Panzi che dirige a Bukavu, capitale della provincia del Kivu Sud.

Mukwege, 63 anni, è sposato e padre di cinque figli. Ha studiato in Francia, dove avrebbe potuto lavorare, ma ha scelto un’altra opzione: tornare nel suo Paese e restarvi nei momenti più difficili.

Suo padre, un pastore pentecostale, gli ha insegnato la fede. “È molto religioso e vive i suoi valori in tutto ciò che fa, e soprattutto non si dà mai per vinto”, ha riferito una fonte europea che ha collaborato per vari anni con il ginecologo a Panzi.

La sua lotta più che ventennale per la dignità delle donne vittime dei conflitti che devastano la zona occidentale della Repubblica Democratica del Congo lo espone a ogni tipo di pericolo.

È ormai abituato alle minacce. Nell’ottobre 2012 è sfuggito a un tentativo di omicidio. Dopo un breve esilio in Europa, è tornato a Bukavu nel gennaio 2013. Non poteva abbandonare le sue pazienti.

Viaggia spesso all’estero per parlare della tragedia del Congo e denunciare l’uso dello stupro come “arma di distruzione di massa” nelle guerre.

Tra i viaggi all’estero, come quest’anno in Iraq per lottare contro la stigmatizzazione delle donne yazidi stuprate, si vede costretto a lavorare nel suo ospedale sotto la protezione costante dei soldati della Missione delle Nazioni Unite in Congo (Monusco).

“È un uomo corretto, giusto e integro, ma che non sopporta la mediocrità”, ha affermato Levi Luhiriri, medico nello stesso ospedale.

“Dottor Miracolo”

Denis Mukwege è nato nel 1955 a Bukavu, in quello che prima era il Congo belga. È il terzo di nove figli. Dopo aver studiato Medicina nel vicino Burundi, è tornato nel suo Paese per lavorare nell’ospedale di Lemera, nel Kivu Sud.

È stato allora che ha scoperto il dolore delle donne che per mancanza di assistenza subiscono gravi lesioni genitali nel post-parto, che le condannano a problemi permanenti.

Il medico si è specializzato in Ginecologia e Ostetricia in Francia. Tornato a Lemera nel 1989, è stato assegnato al reparto di Ginecologia dell’ospedale, una struttura sanitaria ridotta in macerie durante la prima guerra del Congo nel 1996.

Nel 1999 il dottor Mukwege ha fondato l’ospedale di Panzi per permettere alle donne di partorire in condizioni ottimali. In poco tempo, la struttura è diventata una clinica per la cura degli stupri subìti durante la seconda guerra del Congo (1998-2003), quando sono stati registrati molti casi di violenza contro le donne.

Questa “guerra contra il corpo delle donne”, ricorda il medico, continua con la presenza delle milizie nelle zone del nord e sud Kivu.

Il chirurgo ha mani prodigiose. Molti lo chiamano “Dottor Miracolo” perché grazie al suo lavoro molte donne sono riuscite a riprendersi. Nel 2015 ha ottenuto il grado di professore presso l’Università Libera di Bruxelles, dove ha difeso una tesi sul trattamento delle “fistule traumatiche urogenitali”.

Il suo lavoro è stato già premiato in Europa, Stati Uniti e Asia.

Difensore della dignità umana, Mukwege ha fondato nel 2014 um movimento femminista maschile, V-Men Congo.

Presta anche il suo volto a una campagna mondiale che chiede alle grandi multinazionali un controllo delle loro catene di rifornimento perché non comprino i “minerali di sangue”, che contribuiscono ad alimentare la violenza nel Congo occidentale.

Dal 2015, il suo Paese affronta una crisi politica caratterizzata dalla violenza. Il medico condanna anche la situazione attuale. “L’uomo che ripara le donne”, come lo ha descritto un documentario sul suo lavoro, denuncia il “clima di oppressione e la restrizione dello spazio delle libertà fondamentali”.

A quanti pensano che abbia aspirazioni politiche, Mukwege dice che la sua unica preoccupazione sono le pazienti, ma che non pensino che rinuncerà alla libertà d’espressione.

Mukwege ha ricevuto il Nobel della Pace insieme all’ex schiava sessuale yazidi Nadia Murad per i loro “sforzi per porre fine all’uso della violenza sessuale come arma di guerra”.

“Denis Mukwege e Nadia Murad hanno rischiato personalmente la propria vita, lottando coraggiosamente contro i crimini di guerra e chiedendo giustizia per le vittime”, ha affermato il presidente del comitato del Nobel, Berit Reiss-Andersen.

“Un mondo più pacifico potrà essere raggiunto solo se le donne, la loro sicurezza e i loro diritti fondamentali verranno riconosciuti e preservati in tempo di guerra”.

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